Myanmar. Appello di Msf: migliaia di persone a rischio per Aids, Tbc e malaria
Servono misure urgenti per salvare migliaia di vite in Myanmar. L’appello è dell’organizzazione
Medici senza frontiere (Msf), che denuncia come il taglio dei finanziamenti del "Global
Fund" – il Fondo globale per la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria – avrà effetti
devastanti su 85 mila persone che sono in attesa della terapia anti-retrovirale. E’
urgente, spiega Msf nel rapporto “Vite Sospese”, che i Paesi donatori non voltino
le spalle alle persone malate. In Myanmar, sottolinea l’organizzazione, per la mancanza
di accesso alle cure ogni anno muoiono tra le 15 mila e le 20 mila persone affette
da Aids. Francesca Sabatinelli ha intervistato Sergio Cecchini, direttore
della comunicazione di Medici senza frontiere Italia:
R. – Da ormai
diversi mesi, direi anni, il Fondo globale – uno strumento creato dalla comunità internazionale
per sostenere la lotta all’Aids, alla tubercolosi e ad altre malattie dei Paesi poveri,
con finanziamenti dei Paesi donatori, tra cui anche l’Italia – non riceve i finanziamenti
promessi. Solo per citare un esempio: sono più di due anni che l’Italia non rispetta
gli impegni presi di finanziamento del Global Fund. Quindi, meno finanziamenti a questa
struttura si traducono in meno farmaci salva-vita che vengono messi a disposizione
dei vari Paesi, in cui malattie come Aids e tubercolosi rappresentano delle vere e
proprie pandemie. Oggi, ci concentriamo sul caso del Myanmar: è un Paese con bassissime
possibilità di dare accesso a questi farmaci ed in cui questo taglio di risorse del
Global Fund si traduce in una drastica e drammatica riduzione della possibilità di
cura per 85 mila persone.
D. – Medici Senza Frontiere assiste in Myanmar 23
mila pazienti sieropositivi. Inoltre, annunciate che nel corso del 2012 prenderete
in cura altre seimila persone. In concreto, con i tagli al Global Fund cosa accadrà
a queste persone?
R. – Queste persone sieropositive già in cura rischieranno,
da un giorno all’altro, di non avere più la possibilità di curarsi. I nostri operatori
in Myanmar ci raccontano che già ci sono scene drammatiche, che vedono i nostri medici
obbligati a dover scegliere i pazienti cui somministrare la cura ed altri per i quali
questi farmaci non sono disponibili. Questo significa far ricadere i malati in uno
stato di resistenza alla terapia, e quindi in un aggravarsi della loro situazione
di salute. Soprattutto, però, non dà la possibilità di curare tutti i nuovi casi di
persone sieropositive.
D. – Il Myanmar ha ricevuto in questo periodo una frazione
degli aiuti del Global Fund...
R. – Sì.
D. – E questa frazione era stata
ridotta a causa della dittatura militare che c’era nel Paese. Oggi, però, le cose
sono cambiate…
R. – Diciamo che quello che stiamo notando è che, nonostante
il Myanmar sia il Paese meno sviluppato del Sudest asiatico, negli ultimi mesi una
serie di aperture politiche da parte delle autorità nazionali hanno fatto sì che la
comunità internazionale investisse di più e potesse portare avanti una serie di azioni
che prima erano impossibili a causa delle restrizioni della giunta militare. Per cui,
oggi c’è la possibilità di aumentare le possibilità di cura per migliaia di persone,
cosa che però è in controtendenza con le disponibilità e le risorse messe a disposizione
attraverso uno strumento come il Global Fund.
D. – Quale altro Paese, oltre
a Myanmar, vi preoccupa?
R. – Recentemente, abbiamo lanciato l’allarme per
la situazione nella Repubblica Democratica del Congo. Ma questo allarme si può estendere
a tutti quei Paesi in cui i Ministeri della salute nazionali hanno fatto piani di
lotta all’Aids sulla base delle risorse messe a disposizione del Global Fund. Ciò
che stiamo osservando al momento è che questi piani rischiano di essere disattesi,
di non avere più quelle risorse e quindi quei farmaci per curare le persone che erano
state previste di curare. Se oggi i Paesi donatori, quelli ricchi, non re-immettono
nuove risorse e nuovi finanziamenti nel Global Fund, il rischio è che questo utilissimo
strumento, lanciato dieci anni fa, si trasformi in uno strumento vuoto. Inoltre, tutte
quelle migliaia di persone che dipendevano dai farmaci messi a disposizioni dal Global
Fund si ritroveranno, da un giorno all’altro, senza più cure. Medici Senza Frontiere
non è l’unica organizzazione che cerca di sollecitare un impegno ed il rispetto delle
promesse fatte dai vari paesi donatori. Ci sono delle vite appese e sospese in tutto
il mondo che dipendono proprio da questo fondo globale. Quello che chiediamo, e non
siamo i soli a farlo, è che i Paesi rispettino gli impegni presi e diano la possibilità
al Global Fund di poter fare il proprio lavoro. (vv)