Consiglio d'Europa: in Italia più impegno contro la discriminazione
Nonostante i progressi compiuti, l’Italia deve impegnarsi ancora di più per combattere
i discorsi di incitazione all’odio e proteggere i Rom e gli immigrati dalla violenza
e dalla discriminazione. La raccomandazione arriva dalla Commissione europea contro
il razzismo e l’intolleranza (Ecri), che in un rapporto pubblicato ieri denuncia il
persistere, nella penisola, di pratiche di esclusione. Francesca Sabatinelli
ha intervistato Roberto Malini, co-presidente del Gruppo Everyone, organizzazione
che opera a livello internazionale per la tutela dei diritti umani e civili e che
ha collaborato proprio con l’Ecri.
R. – Sebbene
alcune sentenze di tribunali abbiano annullato provvedimenti discriminatori, come
per esempio l’emergenza rom, rimangono punti focali da combattere. Sui rom, il rapporto
rivela che, di fatto, non si sono compiuti progressi: emarginazione, effetti degli
sgomberi, isolamento dei campi, povertà, scarsa scolarizzazione, sono tuttora problemi
esistenti e quindi, nonostante i molti fondi investiti, il problema è rimasto identico,
come alcuni anni fa. Un altro punto fondamentale sicuramente è stata la negazione
del diritto di asilo a tanti immigrati che avrebbero avuto diritto di accedere a questa
possibilità di protezione, mentre invece sono stati respinti, soprattutto quelli provenienti
dai Paesi del Nord Africa. Si registra quindi anche l’assoluta inadeguatezza dell’accoglienza
verso gli immigrati e i richiedenti asilo. Questi sono i punti fondamentali che la
Commissione chiede che l’Italia risolva, o almeno che aumenti il suo impegno per risolverli.
D.
– La Commissione contro il razzismo sottolinea l’aumento, addirittura, del ricorso
a discorsi di stampo razzista in politica, il che si traduce poi in politiche razziste
e discriminatorie…
R. – Sì. Purtroppo, in Italia c’è una situazione molto particolare,
non a caso l’Ecri (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza) focalizza
proprio sull’Italia queste problematiche in particolare. Perché sebbene esistano decaloghi,
normative e auto-normative per limitare l’utilizzo di terminologie discriminatorie
per avere vantaggi, politici oppure mediatici, questa pratica prosegue e diciamo che,
in un certo senso, in Italia tutte le correnti politiche, tutti i gruppi politici,
ne fanno uso abbondante, soprattutto in campagna elettorale. E poi dobbiamo anche
notare che i media ormai si sono in parte assuefatti a questo linguaggio e quindi
lo accettano piuttosto facilmente. L’Ecri suggerisce, come soluzione, il fatto che
l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) abbia maggiori poteri e possa
agire in maniera più efficace. Noi abbiamo ricordato all’Ecri stesso che è una soluzione,
ma non basta anche perché l’Unar, purtroppo, è comunque un’istituzione i cui rappresentanti
vengono eletti dal governo italiano.
D. – Nel Rapporto si condanna la politica
dei respingimenti attuata dal precedente governo, quello di Berlusconi. Con l’esecutivo
Monti voi avete registrato progressi?
R. – Sicuramente le intenzioni di questo
governo riguardo all’immigrazione sembrano migliori rispetto a quelle del governo
passato, quindi dobbiamo dargli del tempo per lavorare. Però, al momento attuale dobbiamo
dire che i patti stabiliti nuovamente con i Paesi del Nord Africa per la lotta contro
l’immigrazione di fatto bloccano il flusso sia dei lavoratori legali – chiamiamoli
così – e sia dei veri e propri profughi. Quindi, sostanzialmente, l’accesso al Mediterraneo
viene bloccato attraverso questi accordi. Quindi, di fatto, i respingimenti non avvengono
più nelle acque verso l’Italia: avvengono prima ancora. Che in fondo è la stessa cosa.
Ci sono poi etnie come i curdi o gli afgani che invece vengono regolarmente arrestati
e rimpatriati senza che abbiano possibilità di chiedere asilo politico o protezione
internazionale. Quindi, sotto questo aspetto, bisogna che il governo modifichi completamente
le procedure rispetto a quello del passato, altrimenti non assisteremo a nessun cambiamento
se non a livello di espressioni e di parole.
D. – Fin qui abbiamo sottolineato
le raccomandazioni. Ma ci sono stati passi avanti nel cammino contro la discriminazione?
R.
– Sicuramente. Come ad esempio alcune decisioni dei tribunali che hanno reso illegale
l’emergenza nomadi, vanificando quindi tutto il lavoro che aveva fatto Maroni come
ministro dell’Interno per trasformare, in un certo senso, il problema dei rom in un
problema di sicurezza. Lentamente si sta migliorando, ma sicuramente non c’è ancora
una corretta gestione di fondi, gestioni, risorse, programmi, per poter dire che l’Italia
sta veramente entrando nel pieno rispetto degli accordi internazionali, della parte
più attuale e più moderna dell’Europa nei confronti degli stranieri. (gf)