Somalia, fiducia nella Conferenza di Londra. Mons. Bertin: c'è bisogno che rinasca
lo Stato
La Somalia diventerà uno Stato federale con capitale Mogadiscio. E’ uno dei punti
dell’accordo siglato dai leader dello Stato africano per riformare il parlamento e
mettere fine a una crisi politica che dura da vent'anni. Il piano giunge a quattro
giorni dalla Conferenza internazionale di Londra. A mons. Giorgio Bertin,
vescovo di Gibuti e amministratore apostolico a Mogadiscio, Stefano Leszczynski
ha chiesto se la Somalia riuscirà a dotarsi di un nuovo apparato istituzionale:
R. – E’ senz’altro
l’aspirazione di un po’ tutti, qui nel Corno d’Africa. Io stesso ho fatto un giro
tre settimane fa a New York per incontrare diversi rappresentanti alle Nazioni Unite
e la settimana scorsa ero a Roma per un altro incontro… Abbiamo scritto una lettera
nella quale il primo punto era quello di un maggior coinvolgimento della comunità
internazionale per aiutare il processo di rinascita delle istituzioni statali in Somalia.
Questo rappresenta il desiderio di tutti e della comunità internazionale, perché non
ci si è resi conto che se il dramma della siccità è particolarmente intenso in Somalia
è a causa non tanto della mancanza d’acqua, che certamente ha contribuito, ma della
mancanza di istituzioni, della mancanza dello Stato da più di 21 anni.
D. –
Tuttavia, dai negoziati che sono stati posti in essere in questi giorni non tutte
quante le parti della Somalia sono state coinvolte. E' un problema questo, secondo
lei?
R. – Non è un problema di per sé perché, in effetti, ci sono diverse situazioni
che noi conoscevamo: la situazione del Somaliland è diversa da quella del Puntland
e quella del Puntland è diversa, per esempio, da quella del Galmudug … Il movimento
riguarda soprattutto il centro-sud della Somalia, che è rimasto quello più insicuro
e più instabile da 21 anni.
D. – Quanto è positivo il fatto che la comunità
internazionale cerchi finalmente di interessarsi della Somalia con un impegno politico
forte?
R. – Certamente, è importante da parte della comunità internazionale
rendersi conto di quello che succede in Somalia, anche perché la comunità internazionale
è stata toccata direttamente dal problema della pirateria nell’Oceano indiano e quindi
è anche nel suo interesse che la Somalia si ristabilisca. Io ho sempre detto che la
soluzione del problema pirateria non è sul mare, ma sulla terra. Spero che la comunità
internazionale sia capace di essere unita, di fare fronte comune davanti alle divisioni
presenti tra le varie parti della Somalia. (bf)