2012-02-17 16:01:58

20 anni da Mani pulite. I pm: la corruzione ancora dilaga. Pasini: occorre cambio culturale


Vent'anni fa, si apriva Mani pulite la più clamorosa inchiesta giudiziaria italiana che avrebbe spazzato via la "Prima Repubblica" con i suoi partiti storici Dc e Psi, smascherando, attraverso il sistema delle tangenti, una rete capillare di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti. Due anni di indagini portarono a circa tremila arresti e a 1.300 fra condanne e patteggiamenti definitivi. Due decenni più tardi, magistrati e istituzioni, da ultima la Corte di Conti, traggono la stessa conclusione: la corruzione permane, anzi è aumentata. “Occorre approvare al più presto il decreto in materia”, dice il presidente del Senato, Renato Schifani. Ma la questione è culturale o legata ad una volontà politica? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Nicola Pasini, responsabile del settore etica e politica del Centro studi Politeia di Milano:RealAudioMP3

R. – Credo sia una questione sistemica culturale, che affonda proprio anche nelle radici del comportamento della società italiana. I comportamenti hanno a che fare con l’etica. L’etica dovrebbe tornare a essere insegnata nelle scuole come comportamento che va tenuto dai cittadini.

D. – Dunque, come valuta le affermazioni dei magistrati e anche quelle dell'on. Di Pietro, che oggi dice: “I politici, ma anche gli imprenditori allora non vollero correggere il sistema”...

R. – Certo, c’è una responsabilità di diversi settori: il ceto politico affronta questo tema nel momento in cui è di moda e poi se ne dimentica il giorno successivo, mentre la società civile rimane più o meno sonnacchiosa rispetto a questo. Dopo di che, lo Stato nelle sue articolazioni, non aiuta: abbiamo una giustizia civile lentissima, una giustizia amministrativa lentissima e una pubblica amministrazione che diventa un nuovo lavoro per un’impresa. Devo dire che il governo Monti sta andando in questa direzione di modifica dei piccoli comportamenti nella quotidianità. Poi, c’è tutto un discorso che ha a che fare con la semplificazione da parte della pubblica amministrazione, che incentiva sostanzialmente le imprese e anche i cittadini a fare la propria parte e anche a credere nel sistema. C'è stato forse un deficit di credibilità nei confronti del sistema. Invece, ora sembra ci sia un tentativo di dire “rialziamo la testa e facciamo la nostra parte per stare in Europa, ma soprattutto per essere orgogliosi di essere italiani.” Credo che questo sia molto importante.

D. – Tornando a “Mani pulite”, che cosa salva di quello che è stato?

R. – Non è stato un momento in cui abbiamo fatto gli esami di coscienza nei confronti di noi stessi, ma abbiamo invece portato ad una estremizzazione in termini di tifo tra coloro che avevano ragione e coloro che avevano torto. E non si è fatto nulla dal punto di vista culturale, per prevenire fenomeni di corruzione. Se noi agiamo solo sulla terapia ma non sulla prevenzione – attraverso codici etici, effetti sulla reputazione, comportamenti quotidiani da parte di tutti noi, nelle professioni come con i cittadini – ritengo che il tentativo solo riparatore, terapeutico, non abbia molto successo.

D. – Contro la corruzione, oggi il presidente del Senato reclama al più presto il decreto che è fermo alla Camera. Secondo lei, potrebbe essere veramente un testo significativo in questo ambito?

R. – La politica, quando è messa alle strette, e quindi deve elaborare qualcosa, a volte rischia di farlo proprio perché indotta dalla contingenza. Quindi, non sono così sicuro che l’esito sia virtuoso. Aspettiamo il testo e poi cercheremo di giudicarlo. (bi)







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