Piano umanitario per il Sahel: la carestia colpisce 10 milioni di persone
Salvare il Sahel dalla siccità attraverso l’impegno congiunto delle grandi istituzioni
internazionali. Questo l’obiettivo del piano umanitario presentato a Roma nelle sede
del Programma Alimentare Mondiale, con la partecipazione, tra gli altri, della Fao,
dell’Ifad e di Usaid. Linee guida del programma: agire insieme ed evitare gli errori
del passato. Il servizio di Michele Raviart:
Piogge tardive
e irregolari, raccolti scarsi e bestiame ridotto in fin di vita. Segnali inequivocabili,
che nel Sahel, ai margini del deserto nell’Africa occidentale, significano l’imminente
arrivo della fame. Quella di quest’anno sarà la quarta carestia in dieci anni. L’ultima
delle quali, nel 2011, è stata così vicina nel tempo da non consentire alle popolazioni
locali di riorganizzarsi. Theodore Yanga, direttore del Pam per l’Africa occidentale:
“At
the moment in Sahel… Al momento la regione del Sahel è fortemente colpita
dalla scarsità alimentare: le produzioni sono state colpite dalla siccità e in aggiunta
a questo la situazione resta comunque difficile per l’insicurezza dovuta alla presenza
di gruppi terroristici nella Regione. Un altro fattore molto importante è il prezzo
elevato del cibo: i prezzi hanno un’oscillazione che va dal 30 al 50 per cento di
aumento. Inoltre a causa della crisi libica e della situazione in Costa d’Avorio molte
famiglie hanno perso le rimesse che provenivano da quei Paesi”.
Un’emergenza
che coinvolge oltre dieci milioni di persone, dalla Mauritania al Ciad, per le quali
le grandi agenzie d’aiuto delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti
si sono mosse d’anticipo, cercando di evitare gli errori compiuti in altre crisi,
come nel Corno d’Africa. Josè Graziano da Silva, direttore generale della Fao:
“What
is new now is that we are together … Quello che adesso c’è di nuovo è che
siamo uniti. Ma abbiamo poco tempo per agire: il lavoro è iniziato, ma alla fame non
si può sfuggire. Abbiamo bisogno di tempo per fare questo, ma abbiamo soltanto due
mesi, forse tre… ma non più di questo! Questa è una regione molto conflittuale e la
sua sicurezza alimentare può rappresentare un fattore importante per risolvere i conflitti
che sono ancora aperti in questa regione”.
Un piano congiunto con pochi
precedenti nella storia dell’aiuto umanitario e che prevede un impegno di oltre 700
milioni di dollari per i Paesi donatori, con l’obiettivo non solo di garantire cibo,
ma anche di fornire alle popolazioni il sostegno necessario a far ripartire le già
povere economie della regione, devastate dalla desertificazione. Josette Sheerean,
direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale:
“The World Food Program… Il
Pam cercherà di raggiungere almeno 8 milioni di persone nei prossimi mesi. Lo faremo
con la consegna di cibo e di buoni spesa, che potranno essere scambiati per cibo extra
nei mercati, sostenendo così i piccoli produttori contadini e i negozi, dove possibile.
Ma la priorità più grande sarà quella di assicurare provviste alle donne incinte e
ai bambini, che in questa carestia rischiano danni permanenti”.
Anche il
Papa, venerdì scorso, aveva esortato la comunità internazionale ad agire per il Sahel,
un appello che non è rimasto inascoltato. Krisalina Georgieva, commissario
europeo per gli aiuti umanitari:
“It is an appeal at the right time… E’
un appello che giunge al momento giusto, perché abbiamo bisogno di agire immediatamente
per aiutare i Paesi colpiti. E’ una chiamata morale fatta al resto del mondo per agire.
Questo è il tempo della compassione per la gente del Sahel. E’ una compassione che
sentiamo molto all’Unione Europea ed è la ragione per la quale abbiamo creato un programma
di 725 milioni di dollari per rispondere per un intero anno alle necessità della popolazione
sofferente nella regione”.
Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger
hanno già dichiarato lo Stato di emergenza per la siccità, che potrebbe arrivare già
nelle prossime settimane. (mg)