2012-02-16 14:05:26

Ban Ki-moon: possibili crimini contro l’umanità in Siria. Decine di vittime anche oggi


In Siria è ancora tensione: almeno 40, oggi, le vittime della repressione, mentre 14 attivisti impegnati nella difesa dei diritti umani sono stati arrestati. Intanto il Parlamento europeo condanna la decisione di Russia e Cina di bloccare, all’Assemblea generale dell’ONU, la risoluzione sulla Siria che sarà votata a breve. L’Europarlamento chiede in particolare alla Russia di fermare i suoi rifornimenti di materiale bellico alla Siria. Da parte sua, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon denunciando le violenze perpetrate dal regime ha evocato possibili “crimini contro l’umanità”. E il futuro è incerto in particolare per i cristiani presenti nel Paese. A lanciare l’allarme è “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, che nelle dichiarazioni dell’arcivescovo maronita di Damasco, mons. Samir Nassar, disegna uno scenario a tinte fosche. Salvatore Sabatino ha intervistato Marta Petrosillo, portavoce della fondazione:RealAudioMP3

R. - I cristiani sono molto preoccupati riguardo il loro futuro. Hanno davanti lo spauracchio dei rifugiati iracheni, che dal 2003 - dall’inizio della guerra -, hanno trovato sicurezza in Siria e soprattutto a Damasco. L’arcivescovo maronita di Damasco, l’ha definita “una sindrome irachena”. Questa incertezza del futuro è talmente forte che non si sa cosa aspettarsi. L’arcivescovo ci ha poi detto: “alla fine di ogni Messa i fedeli si dicono addio”, proprio perché non sanno se si potranno nuovamente incontrare.

D. - Una situazione molto difficile anche dal punto di vista sociale e soprattutto economico. Il vostro Paese sta attraversando un momento davvero difficile…

R. - Il Paese attraversa un momento difficile. La lira siriana ha ridotto di oltre il sessanta percento il potere di acquisto dei cittadini, poi c’è l’embargo economico… Quindi la Chiesa si trova a rispondere alle necessità dei cittadini, e il confessionale diviene un po’ il luogo del sostegno psicologico, oltre che del servizio pastorale. Le difficoltà economiche hanno colpito soprattutto la gente comune; c’è un forte aumento della disoccupazione, in più ci troviamo di fronte ad una grande penuria di gas, mancano l’elettricità, il carburante… E il tutto è reso molto più complicato dalla rigidità dell’inverno.

D. - In linea generale, possiamo dire che si sta lentamente scivolando verso una guerra civile, con la comunità internazionale che però continua ad essere divisa sulla crisi siriana..

R. – Come sappiamo, la comunità internazionale è divisa perché la Russia ha dei legami con il regime di Assad, sia di carattere commerciale - sappiamo di un commercio di armi -, sia perché il Porto di Tartus è uno degli sbocchi della Russia, e questa vuole continuare ad utilizzarlo.

D. - La Siria è un Paese diviso, diviso internamente. La Chiesa aveva un ruolo di mediazione tra le due fazioni islamiche, quella sciita e quella sunnita. Potrà nel futuro, secondo Lei, continuare a ricoprire questo ruolo?

R. - La Chiesa continua, nonostante le difficoltà, ad invitare al dialogo, a cercare di mediare. Però il problema della Chiesa ora è l’importanza della sua presenza. La Chiesa si chiede se ci potrà ancora essere un futuro, e su questo ancora non ci possiamo esprimere. Ovviamente, come è giusto che sia, la Chiesa non si schiera. Quello che spera è che finalmente il Paese possa raggiungere una democratizzazione, e soprattutto, che sia garantita la sicurezza per i cristiani. (bi)







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