Ban Ki-moon: possibili crimini contro l’umanità in Siria. Decine di vittime anche
oggi
In Siria è ancora tensione: almeno 40, oggi, le vittime della repressione, mentre
14 attivisti impegnati nella difesa dei diritti umani sono stati arrestati. Intanto
il Parlamento europeo condanna la decisione di Russia e Cina di bloccare, all’Assemblea
generale dell’ONU, la risoluzione sulla Siria che sarà votata a breve. L’Europarlamento
chiede in particolare alla Russia di fermare i suoi rifornimenti di materiale bellico
alla Siria. Da parte sua, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon denunciando
le violenze perpetrate dal regime ha evocato possibili “crimini contro l’umanità”.
E il futuro è incerto in particolare per i cristiani presenti nel Paese. A lanciare
l’allarme è “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, che nelle dichiarazioni dell’arcivescovo
maronita di Damasco, mons. Samir Nassar, disegna uno scenario a tinte fosche. Salvatore
Sabatino ha intervistato Marta Petrosillo, portavoce della fondazione:
R. - I cristiani
sono molto preoccupati riguardo il loro futuro. Hanno davanti lo spauracchio dei rifugiati
iracheni, che dal 2003 - dall’inizio della guerra -, hanno trovato sicurezza in Siria
e soprattutto a Damasco. L’arcivescovo maronita di Damasco, l’ha definita “una sindrome
irachena”. Questa incertezza del futuro è talmente forte che non si sa cosa aspettarsi.
L’arcivescovo ci ha poi detto: “alla fine di ogni Messa i fedeli si dicono addio”,
proprio perché non sanno se si potranno nuovamente incontrare.
D. - Una situazione
molto difficile anche dal punto di vista sociale e soprattutto economico. Il vostro
Paese sta attraversando un momento davvero difficile…
R. - Il Paese attraversa
un momento difficile. La lira siriana ha ridotto di oltre il sessanta percento il
potere di acquisto dei cittadini, poi c’è l’embargo economico… Quindi la Chiesa si
trova a rispondere alle necessità dei cittadini, e il confessionale diviene un po’
il luogo del sostegno psicologico, oltre che del servizio pastorale. Le difficoltà
economiche hanno colpito soprattutto la gente comune; c’è un forte aumento della disoccupazione,
in più ci troviamo di fronte ad una grande penuria di gas, mancano l’elettricità,
il carburante… E il tutto è reso molto più complicato dalla rigidità dell’inverno.
D.
- In linea generale, possiamo dire che si sta lentamente scivolando verso una guerra
civile, con la comunità internazionale che però continua ad essere divisa sulla crisi
siriana..
R. – Come sappiamo, la comunità internazionale è divisa perché la
Russia ha dei legami con il regime di Assad, sia di carattere commerciale - sappiamo
di un commercio di armi -, sia perché il Porto di Tartus è uno degli sbocchi della
Russia, e questa vuole continuare ad utilizzarlo.
D. - La Siria è un Paese
diviso, diviso internamente. La Chiesa aveva un ruolo di mediazione tra le due fazioni
islamiche, quella sciita e quella sunnita. Potrà nel futuro, secondo Lei, continuare
a ricoprire questo ruolo?
R. - La Chiesa continua, nonostante le difficoltà,
ad invitare al dialogo, a cercare di mediare. Però il problema della Chiesa ora è
l’importanza della sua presenza. La Chiesa si chiede se ci potrà ancora essere un
futuro, e su questo ancora non ci possiamo esprimere. Ovviamente, come è giusto che
sia, la Chiesa non si schiera. Quello che spera è che finalmente il Paese possa raggiungere
una democratizzazione, e soprattutto, che sia garantita la sicurezza per i cristiani.
(bi)