Myanmar: il governo avvia un piano di riconciliazione con le minoranze etniche
Il governo del Myanmar ha ufficialmente espresso l’intento di avviare una piena riconciliazione
con le minoranze etniche, ma la neonata “Commissione Nazionale sui Diritti Umani”
(Nhrc) non indagherà, per ora, sulle violazioni dei diritti umani nei conflitti, passo
ritenuto “prematuro”. Fonti dell'agenzia Fides in Birmania notano che “il processo
di riconciliazione sarà lungo e difficile, ma la volontà espressa dal governo lascia
ben sperare”. Il presidente del Myanmar, Thein Sein, un ex generale che ha preso il
potere l'anno scorso, si è pubblicamente impegnato a cercare una “pace duratura” con
i ribelli armati e ha lanciato un appello per la fine delle ostilità con gli eserciti
dei gruppi etnici minoritari. Il Presidente ha promesso di attuare sforzi concreti
per porre fine a decenni di conflitti, come parte del programma di riforme che il
governo ha promosso negli ultimi mesi. Il governo del Myanmar ha raggiunto accordi
di pace provvisori con i gruppi ribelli nella parte orientale del Paese, dove ci sono
le popolazioni di etnia Shan e Karen, ma nel Nord prosegue il conflitto con i gruppi
Kachin. Come riferito in una nota inviata a Fides, la Ong “Christian Solidarity Worldwide”,
che ha visitato di recente la zona di conflitto, ha constatato “torture e altri abusi”
sulle minoranze, nonché “la questione degli oltre 50mila sfollati interni, che richiede
una risposta urgente della comunità internazionale”. D’altro canto Win Mra, che presiede
la della Commissione per i Diritti umani del Myanmar, ha rimarcato che “il processo
di riconciliazione nazionale è una questione politica”, e che “indagare nelle aree
di conflitto non è opportuno in questo momento”. La Nhrc ha visitato di recente il
teatro di guerra nello Stato Kachin e ha esortato il governo e l'Organizzazione per
l’Indipendenza Kachin (KIO) a “impegnarsi in un processo di dialogo”. (R.P.)