Dal Papa la delegazione del governo britannico: S. Sede e Londra concordi sullo stop
delle violenze in Siria
Un’ampia convergenza e un impegno alla collaborazione sui punti più attuali dell’agenda
internazionale, dalla crisi in Siria, alla lotta alla miseria, al disarmo alla tutela
dell'ambiente. È questo l’esito dei colloqui che, tra ieri e oggi, hanno impegnato
in Vaticano il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il segretario per
i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti, con una delegazione ministeriale
del governo britannico, guidata dalla deputata Baronessa Warsi. La visita – che ha
avuto come cornice celebrativa il ricordo dei 30 anni dallo stabilimento delle piene
relazioni diplomatiche tra il Regno Unito e la Santa Sede – ha permesso alle due compagini
di confrontarsi su alcune tematiche a partire dalla “necessità urgente”, come si legge
nel comunicato congiunto, di “un'azione volta a rafforzare l'impegno universale in
favore della libertà religiosa, quale diritto umano fondamentale, e alla sua applicazione
pratica, al fine di promuovere il rispetto per tutte le religioni in tutti i Paesi”.
La Santa Sede e il governo britannico, si afferma, “desiderano lavorare insieme per
combattere l'intolleranza e la discriminazione fondata sulla religione, ovunque essa
si manifesti. Al punto successivo, si concorda sulla promozione di “uno sviluppo globale
integrale e sostenibile, basato sulla centralità della persona umana”, e dunque sulla
lotta alla fame e alla povertà e in favore dell’istruzione e del lavoro. “Alla luce
di queste sfide – si legge nel comunicato – riconosciamo un obbligo condiviso di realizzare
un equo contesto internazionale, finanziario e commerciale. E ci impegneremo per un
futuro migliore per tutta l'umanità, tenendo conto in particolare la cura per le persone
più povere del mondo”.
Gli altri temi del comune impegno tra Santa Sede e governo
britannico riguardano i cambiamenti climatici, la prevenzione dei conflitti e il disarmo,
in questo caso accompagnata dagli auspici di “risultati positivi” circa i negoziati
finali del prossimo luglio riguardanti il Trattato sul Commercio delle armi. La nota
congiunta parla anche dei cambiamenti in Nord Africa e Medio Oriente, per i quali
si sottolinea l'importanza “di intraprendere vere riforme negli ambiti politico, economico
e sociale, per meglio garantire l'unità e lo sviluppo di ogni nazione”, ai quali i
cristiani possono contribuire anche tramite il dialogo interreligioso. Sui negoziati
israelo-palestinesi la speranza è che si possa conseguire una “pace duratura”, mentre
per la crisi siriana si invoca la “fine immediata della violenza”. Altri cenni si
concentrano sulla prossima Conferenza di Londra sulla Somalia – per la quale Santa
Sede e governo britannico chiedono “una strategia coerente” – e sul processo di riconciliazione
in corso nell'Irlanda del Nord. “L'uso della violenza per fini politici – si legge
in proposito nel comunicato – è deplorevole, e deve essere messo da parte in favore
di un dialogo costruttivo per il benessere di tutta la comunità”. Gli ultimi punti
concernono i Giochi olimpici e paraolimpici di Londra e il Giubileo di Diamante di
Sua Maestà la Regina, la promozione della collaborazione del Regno Unito con i Musei
Vaticani. In chiusura, si riconosce “l'importante contributo che la Chiesa cattolica,
e i cristiani in generale, hanno fornito e continuano a fornire per il bene della
società britannica”. In particolare, la Santa Sede ha messo in risalto la “necessità
di garantire che le istituzioni legate alla Chiesa cattolica possano agire in conformità
con i propri principi e convinzioni”. (A cura di Alessandro De Carolis)
Alcuni
di questi temi erano già stati espressi ieri pomeriggio dalla capo delegazione britannica,
la baronessa Sayeeda Hussain Warsi, in un discorso tenuto presso la Pontificia Accademia
Ecclesiastica. Il servizio di Benedetta Capelli:
Un lungo e appassionato
discorso intrecciato di aneddoti personali, ma anche di importanti considerazioni
E’ quello che ieri ha fatto la baronessa Warsi che, parlando delle relazioni diplomatiche
tra la Santa Sede e il Regno Unito, ha espresso l’auspicio di un ulteriore rafforzamento
di questo legame:
“Because our relationship enables us to act together…"
“Le nostre relazioni ci permettono di agire insieme in nome del bene comune
per promuovere la democrazia, per combattere in favore dei diritti umani, per incoraggiare
relazioni corrette e responsabili, per affrontare i cambiamenti climatici e favorire
la costruzione di nazioni stabili”. Parlando della visita “storica e indimenticabile”
di Benedetto XVI in Gran Bretagna nel settembre del 2010, la baronessa ha detto:
“It
was a milestone in our relationship, a milestone..."
“E’ stata una pietra
miliare delle nostre relazioni, una pietra miliare nella storia della Gran Bretagna,
dove il cuore ha veramente parlato al cuore”. Centrale nell’intervento della Warsi
l’importanza della fede nella sfera pubblica e soprattutto l’invito alle persone a
sentirsi più forti nella propria identità religiosa; invito esteso anche al Vecchio
Continente:
"Europe needs to become more confident in its Christianity..."
L’Europa
ha bisogno di essere più fiduciosa, più ferma nella sua cristianità. Partendo infatti
dalla certezza della propria identità – ha sottolineato la baronessa – è molto più
facile dialogare. “C'è un equivoco di base – ha aggiunto – per creare eguaglianza
e per fare spazio alle minoranze religiose e culturali si rischia di cancellare la
maggior parte della nostra eredità religiosa”. Immancabili i riferimenti alla sua
storia personale. Warsi è figlia di immigrati pakistani, musulmana, ma ha scelto
di far frequentare a sua figlia una scuola anglicana. Un modo per farle conoscere
la storia e la cultura del Paese nel quale vive e il patrimonio di valori religiosi
ne hanno segnato il percorso.
Proprio sul dialogo interreligioso, la baronessa
ha invitato a creare un nuovo linguaggio:
"Just as the European language
of Esperanto..."
“Così come l’esperanto ha cercato invano di creare una
nuova lingua che neutralizzasse le varie componenti linguistiche europee, il tentativo
di appiattire le differenze tra le fedi rischia di annacquare le diversità e l’intensità
delle nostre rispettive religioni. Invece, il dialogo interreligioso funziona quando
discutiamo delle nostre differenze, quando ci rimbocchiamo le maniche”.
Richiamando
Benedetto XVI e il suo discorso a Westminster, la baronessa Warsi ha evidenziato la
''marginalizzazione'' della fede e della religione. "Lo vedo nel Regno Unito, lo vedo
in Europa'', ha detto. "Sono infatti numerosi i tentativi di allontanare la fede dalla
sfera pubblica mentre sarebbe utile che i leader religiosi fossero convocati dagli
stessi politici quando si parla di principi morali". Infine, la baronessa ha fatto
accenno all’attualità parlando della "primavera araba" come di un momento in cui i
Paesi coinvolti stanno ridefinendo la loro identità. Si tratta di un’occasione, ha
osservato...
"...to show that their countries are a home for all people..."
"Per
mostrare che i loro Paesi sono una casa per tutte le persone; per dimostrare che la
difesa del tuo prossimo, qualunque sia la sua fede, è un obbligo; per dimostrare al
mondo il vero spirito pacifico della religione".
Nel suo indirizzo di saluto,
il presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, mons. Beniamino Stella, aveva
sottolineato: "Non siamo esenti da difficoltà e da paure, dovute, ad esempio, al proliferare
della violenza, a una crisi economica che affonda le sue radici in quell'annebbiamento
della coscienza che impedisce all'uomo di preferire l'essere al fare, il condividere
all'approfittare, l'importante all'urgente". "Ci angustia – ha aggiunto – l'imperativo
di dover parlare, con profonda convinzione del cuore, un linguaggio etico che la società
di oggi, permeata dal relativismo morale, fatica ad accettare ed ancor più a vivere.
Cerchiamo, dunque, di prepararci spiritualmente e professionalmente ad uno stile di
vita di cui non ignoriamo la delicatezza, la complessità e le sfide. Lavoriamo per
questo con tenacia, confidando nella grazia del Signore".
Sulla visita in Vaticano
della delegazione britannica, Philippa Hitchen ha sentito il commento d mons.
Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale
di Inghilterra e Galles:
R. – It’s very significant ... E’ davvero una visita
molto significativa, una visita storica. Non penso ci sia stata mai una visita alla
Santa Sede di sei ministri del governo britannico. L’occasione è il 30.mo anniversario
delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Regno Unito. La storia diplomatica tra
il nostro Paese e la Santa Sede risale al 1470, ma penso che questo evento sia un
segnale dell’importante e crescente rapporto tra il governo britannico e la Santa
Sede e quindi un riconoscimento del ruolo che la Chiesa cattolica gioca nel mondo
nelle questioni cruciali di oggi.
D. – La delegazione è guidata da un ministro
musulmano. L’abbiamo sentita parlare del bisogno del Regno Unito e dell’Europa di
essere più fiduciose nella loro cristianità. Questo è un messaggio che è molto caro
a Papa Benedetto XVI e alla Chiesa in Gran Bretagna oggi…
R. – That’s true.
She is in a unique... E’ vero. Lei è in una posizione unica, provenendo da una
famiglia di origine pakistana, essendo una musulmana e una donna. Quanto ha detto
è un tema costante dei suoi discorsi. Ha fatto appelli simili ai vescovi anglicani,
poi a un pubblico ebraico e musulmano e ora cattolico. Quindi, è molto attenta al
ruolo che la fede svolge per il bene comune. Ed è allo stesso modo critica verso coloro
che sono rigidi, dogmatici e che vogliono emarginare e privatizzare la fede. E’ spesso
quel tipo di intolleranza che ostacola i contributi migliori che possono essere dati
al bene comune.
D. – Questa visita in Vaticano è un’indicazione reale di uno
sforzo più determinato, da parte del governo britannico, di ascoltare più da vicino
quelle voci della comunità di fede, in particolare della Chiesa cattolica?
R.
– The focus here is obviously... L’accento qui è ovviamente sulla Chiesa cattolica.
Una delle caratteristiche di questa visita è che le discussioni spaziano su molti
temi. Alcuni degli argomenti che abbiamo affrontato per esempio riguardano il lavoro
internazionale per il disarmo, il disarmo nucleare e la proliferazione delle armi
e il lavoro nell’ambito dell’educazione sulle questioni riguardanti i cambiamenti
climatici nel mondo. Queste sono grandi questioni globali, di cui il governo britannico
si occupa, con il riconoscimento dell’importante ruolo della Santa Sede.Quindi,
c’è una prospettiva globale ma c’è anche una prospettiva britannica, perché in un
tempo di recessione, in tempo di difficoltà economica, come società dobbiamo tirare
fuori la nostra buona volontà e il bisogno di essere attenti agli altri, il bisogno
di supportarci l’uno con l’altro. E in tantissime circostanze è proprio la gente semplice
che è generosa e che, spesso ispirata dalla sua fede, promuove un’azione del genere.(ap)