Radio Don Boskò: in Madagscar da 20 anni per la promozione del Paese
Si è celebrata ieri la prima Giornata mondiale della radio. Oltre a quelle già presentate,
parliamo di un’altra emittente di frontiera: Radio Don Boskò, che trasmette da Antanarivo,
in Madagascar, sette giorni su sette, 24 ore su 24. Una radio libera, educativa, di
ispirazione cattolica. Massimo Pittarello ha chiesto al fondatore, don Mimmo
Alvati, docente di Comunicazione sociale all’Università Pontificia Salesiana,
quale sia il ruolo dell’emittente nel Paese:
R. – La radio
per il Madagascar, ma non solo per il Madagascar, svolge un ruolo fondamentale fra
tutti i mezzi di comunicazione di massa proprio perché è il mezzo maggiormente diffuso,
quello che entra nelle case, quello che è anche maggiormente disponibile a livello
“economico”. Ha una forte incidenza nella vita delle persone e un tasso di ascolto
molto elevato. Noi abbiamo un obiettivo fondamentalmente educativo, di promozione
delle persone attraverso la radio: per questo abbiamo una grande responsabilità nei
confronti della gente che ci ascolta.
D. – Siete un punto di riferimento per
i cattolici del Madagascar?
R. - Questo senz’altro. E possiamo dire non solo
per i cattolici: non vorrei esagerare, ma lo share elevato, confermato anche
dagli ultimi rilevamenti che registra Radio Don Bosco, ci permette di dire che non
è soltanto il pubblico cattolico che ci ascolta. Per cui, come radio di ispirazione
cristiana, abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei fedeli che ci ascoltano,
ma posso anche dire, che fin dall’inizio, il nostro obiettivo è stato quello di fare
una radio malgascia per il Madagascar, per la gente, per tutti quanti, al di là di
quelle che possono essere le differenze religiose. Perché il nostro è un progetto
comunicativo, educativo, che vuole arrivare a un obiettivo: contribuire al processo
di sviluppo, di promozione della persona, in questo caso del Madagascar, della popolazione
malgascia. Il pubblico, poi, ha riconosciuto questo sforzo e ci ascolta. Per cui,
servire il Madagascar attraverso la radio, è a questo punto un doppio dovere.
D.
– Come organizzate il palinsesto, la forza lavoro della radio nel suo insieme?
R.
– Per quanto riguarda il palinsesto, la radio è organizzata per fasce orarie. A seconda
di quello che può essere il pubblico che ascolta la radio in quelle fasce, viene fatta
una programmazione specifica. Essendo una radio generalista, ci rivolgiamo un po’
a tutti per cui è necessaria questa frammentazione della programmazione per fasce
orarie, proprio per raggiungere il pubblico che ci ascolta in quel determinato momento
della giornata. La programmazione varia dall’intrattenimento, alla musica, ai programmi
di educazione, di approfondimento, giornalistici... Abbiamo una testata giornalistica
formata da una decina di giornalisti che seguono a tempo pieno, non solo le edizioni
del gr, ma tutte le trasmissioni di formazione. Ad esempio, il radiodramma, che è
quasi scomparso in Italia e nel mondo occidentale, è un appuntamento fisso, ed è la
trasmissione più ascoltata. Poi c’è l’organigramma di circa una quarantina di persone,
e anche di più compresi i collaboratori, che lavorano, che girano, che prestano soprattutto
il loro servizio a questo progetto comunicativo-educativo di evangelizzazione e promozione
attraverso la radio.
D. – Se dovesse fare un paragone con le trasmissioni
radio e con le emittenti radiofoniche in Italia, cosa si sentirebbe di dire?
R.
– L’impostazione che è stata fatta della radio fin dall’inizio è quella di una qualità
professionale elevata agli standard europei. C’è stato un grande investimento anche
a livello di risorse tecniche, per cui la radio, da un punto di vista tecnico, non
ha nulla da invidiare alle radio private del mondo occidentale. Questo investimento
è stato poi premiato dall’ascolto, dai frutti che vengono dal nostro lavoro, dal nostro
servizio attraverso la radio. Per quanto riguarda la programmazione, noi non siamo
una radio di preghiera, quindi trattiamo vari temi dove la dimensione dell’educazione
e dell’evangelizzazione è trasversale a tutti i programmi. Quindi un doppio sforzo
– direi – per cercare di rendere interessante la programmazione, andare incontro alle
attese del pubblico, ai gusti, ma nello stesso tempo fare una forte proposta educativa.
(bi)