2012-02-14 16:32:14

La Fiom proclama lo sciopero. Sulla riforma del mercato del lavoro l'opinione di Confartigianato


La Fiom-Cgil continua ad essere contraria alla riforma del mercato del lavoro e per questo proclama uno sciopero generale per il 9 marzo. Intanto la Commissione Ue mette in guardia: il sistema in Italia provoca troppe disuguaglianze. Alessandro Guarasci: RealAudioMP3

Revisione dell’articolo 18, riforma del mercato del lavoro, accordo sulla Fiat. Sono i tre punti su cui si concentra l’azione della Fiom. Il comitato centrale ha proclamato uno sciopero di otto ore per il 9 marzo. Per il segretario del sindacato dei metalmeccanici, l'articolo 18 non puo' essere oggetto ne' di trattativa ne' di negoziato. Il lavoro è al centro anche dell’azione della Commissione Ue che oggi ha presentato l'azione del team anti-disoccupazione in partenza per l'Italia. Per Bruxelles ''la disoccupazione giovanile in Italia e' causata da molti fattori tra cui la segmentazione del mercato del lavoro e un sistema squilibrato di sostegno alla disoccupazione che ha creato diseguaglianze tra le generazioni''. Il governo però assicura che soldi per gli ammortizzatori sociali non ce ne sono. Nel pomeriggio incontro per una piattaforma comune tra sindacati e aziende. Come la pensano le piccole imprese? Giorgio Guerrini, presidente dei Confartigianato

R. – L’economia, non solo dell’Italia ma di tutto il mondo, richiede molta più flessibilità. Il che significa, per il mondo che rappresento – e quindi quello dell’artigianato, dei servizi e della piccola impresa -, maggiori assunzioni di responsabilità e, attraverso strumenti che abbiamo già costruito con i sindacati – che si chiamano enti bilaterali - di trasferire un pezzo di welfare che lo Stato non è in grado di gestire e che non ha le risorse per poterlo fare, in maniera sussidiaria. Quindi, un pezzo di sanità e di previdenza integrativa, ma questo non si fa assolutamente aumentando il costo del lavoro a carico delle imprese.

D. – Secondo lei bisogna intervenire anche sul meccanismo della cassa integrazione?

R. – Noi abbiamo uno strumento che ha dimostrato, in questi anni di crisi, di funzionare: la cassa integrazione in deroga. Le imprese artigiane l’hanno utilizzata in maniera intelligente e flessibile, non abusandone, con costi molto limitati e con periodo altrettanto limitati. Pensare quindi un welfare che vada bene alle grandi imprese e che vada bene anche al 99 per cento dell’impresa italiana che è sotto i 20 dipendenti è una follia. Dobbiamo trovare strumenti diversi, perché ogni settore ha necessità diverse. Pensare di fare un abito a taglia unica, che va bene per tutti, credo sia fuori dalla storia.

D. – Lei ritiene che si debba percorrere la strada dei contratti aziendali?

R. – Credo che si debba percorrere la strada dei contratti aziendali per chi ha aziende di grandi dimensioni, e mi sembra che questo sia già avvenuto. Per la stragrande maggioranza delle imprese italiane, però, esiste già uno strumento molto efficace: il contratto territoriale. Abbiamo quindi un secondo livello territoriale, anche per determinare il reddito, che diventa sempre più importante e decisivo. (vv)








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