"Famiglia e parrocchia, lì è nata la mia vocazione": un commento al Messaggio di Benedetto
XVI
"Le vocazioni dono della Carità di Dio" è il tema della XLIX Giornata mondiale di
preghiera per le vocazioni, che sarà celebrata il prossimo 29 aprile. Nel suo Messaggio,
Benedetto XVI ha esortato a “riannunciare, specialmente alle nuove generazioni, la
bellezza invitante” dell’amore divino. Il Papa ha tra l’altro sottolineato il ruolo
ricoperto dalle Chiese locali e dalle famiglie, che possono aiutare “a scoprire la
bellezza e l’importanza del sacerdozio e della vita consacrata”. Giada Aquilino
ha raccolto la testimonianza del camerunense, padreEmile Martin Dibongue,
sacerdote dal 2005, vicerettore del Pontificio Collegio Urbano di Propaganda Fide:
R. – Quella
bellezza l’ho incontrata prima di tutto nella mia famiglia, che mi ha insegnato il
rapporto con Cristo, la bellezza di essere con Cristo. La mia famiglia mi ha portato
a ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, soprattutto l’Eucaristia. E’ lì
che ho fatto per la prima volta questa bellissima esperienza dell’incontro con Cristo.
In seguito, quest’incontro si è rinnovato all’interno dei movimenti giovanili della
parrocchia dove sono cresciuto, quelli della "Jeunesse étudiante chrétienne".
D.
– Qual è stata la sua esperienza in famiglia ed in parrocchia?
R. – Mi ricordo
che una volta ero nel mio villaggio a Badjob, in campagna, con mia mamma e il prete
era venuto per la Messa domenicale. Lui arrivò il venerdì e facemmo la preparazione
con le confessioni. La Domenica, però, non feci la Comunione. Mia madre mi chiese
perché non avevo ricevuto questo Sacramento e il giorno seguente mi rimandò in parrocchia
per partecipare alla Messa e fare la Comunione. Questo avvenimento mi fece capire
l’importanza dell’incontro con Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia. In parrocchia,
poi, ricordo di aver fatto il chierichetto e, durante le celebrazioni della Messa,
il prete ci ricordava sempre che specialmente l’Eucaristia è un Sacramento fondamentale,
perché riassume tutta la vita di Dio e tutto il suo amore verso gli uomini.
D.
– Il Papa ha ricordato che nell’apertura all’amore di Dio e come frutto di questo
amore “nascono e crescono tutte le vocazioni”. Quando ha sentito nascere questa vocazione,
come l’ha sentita crescere? Cosa l’ha spinta a diventare sacerdote?
R. – Attraverso
quest’aspetto fondamentale dell’amore. Mi ripetevo e mi dicevo: “Cristo mi ha amato,
ha dato tutto per me ed anch’io devo fare la stessa cosa, devo rispondere a quest’amore
che mi è stato manifestato sulla Croce, offrendomi e dedicandomi agli altri”.
D.
– L’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo sono due "pilastri" della vocazione…
R.
– Prima di tutto, ho cercato di essere un modello all’interno dell’ambiente in cui
vivevo: in famiglia, nella parrocchia e poi a scuola, nella città di Eseka.
D.
– Benedetto XVI ha sollecitato tutti coloro che sono impegnati nel campo dell’educazione
delle nuove generazioni a porsi “in attento ascolto di quanti avvertono il manifestarsi”
di una chiamata al sacerdozio o ad una speciale consacrazione. Lei è un formatore:
come riesce a cogliere questi segnali?
R. - Qui al Collegio Urbano, chi arriva
ha già alle spalle un certo cammino di discernimento. E’ vero che quel cammino non
si conclude mai: il criterio fondamentale, quello più importante, è proprio la risposta
all’amore di Dio. Noi osserviamo come i seminaristi si relazionano, come mettono in
pratica e come rispondono alle annotazioni che facciamo: se colgono, insomma, nella
nostra presenza, un aiuto per scoprire l’esperienza cristiana dell’amore di Dio che
si dona.
D. – In una società secolarizzata come quella contemporanea, in cui
spesso si parla di un calo di vocazioni, qual è il suo auspicio per le vocazioni future?
R.
– Il mio augurio è dare noi per primi – in quanto operatori pastorali, sacerdoti,
formatori, religiosi e religiose – una testimonianza che aiuti i giovani a capire
la bellezza di quello che abbiamo scelto. Se l’esperienza del nostro incontro con
Cristo è veramente autentica, allora coinvolgerà certamente i giovani e li aiuterà
a capire che è davvero molto bello dedicare la propria vita a Cristo. Se una persona,
con la propria vita, riesce a dimostrare di aver seguito la strada migliore, di conseguenza
può convincere gli altri a seguire quella stessa strada. (vv)