2012-02-14 19:10:09

Delegazione dei ministri del Regno Unito in Vaticano. La baronessa Warsi: l'Europa sia ferma nel cristianesimo


Rafforzare la cooperazione tra Gran Bretagna e Santa Sede sul dialogo interreligioso, sulla promozione della democrazia e dei diritti umani. E’ l’auspicio della baronessa Sayeeda Hussain Warsi, tra i membri della delegazione in Vaticano di ministri del governo del Regno Unito, che oggi ha tenuto un discorso presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica. Benedetta Capelli: RealAudioMP3

Un lungo e appassionato discorso intrecciato di aneddoti personali ma anche di importanti considerazioni E’ quello che ieri ha fatto la baronessa Warsi che, parlando delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Regno Unito, ha espresso l’auspicio di un ulteriore rafforzamento di questo legame:

“Because our relationship enables us to act together in the name of the common good…

“Le nostre relazioni ci permettono di agire insieme in nome del bene comune per promuovere la democrazia, per combattere in favore dei diritti umani, per incoraggiare relazioni corrette e responsabili, per affrontare i cambiamenti climatici e favorire la costruzione di nazioni stabili”. Parlando della visita “storica e indimenticabile” di Benedetto XVI in Gran Bretagna nel settembre del 2010, la baronessa ha detto:

“It was a milestone in our relationship, a milestone in UK history – where heart truly spoke unto heart.

“E’ stata una pietra miliare delle nostre relazioni, una pietra miliare nella storia della Gran Bretagna – dove il cuore ha veramente parlato al cuore”. Centrale nell’intervento della Warsi l’importanza della fede nella sfera pubblica e soprattutto l’invito alle persone a sentirsi più forti nella propria identità religiosa; invito esteso anche al Vecchio Continente:

Europe needs to become more confident in its Christianity.

L’Europa ha bisogno di essere più fiduciosa, più ferma nella sua cristianità. Partendo infatti dalla certezza della propria identità – ha sottolineato la baronessa – è molto più facile dialogare. “C'è un equivoco di base - ha aggiunto – sper creare eguaglianza e per fare spazio alle minoranze religiose e culturali si rischia di cancellare la maggior parte della nostra eredità religiosa”. Immancabili i riferimenti alla sua storia personale. Warsi è figlia di immigrati pachistani, musulmana, ma ha scelto di far frequentare a sua figlia una scuola anglicana. un modo per farle conoscere la storia e la cultura del Paese nel quale vive e il patrimonio di valori religiosi ne hanno segnato il percorso.

Proprio sul dialogo interreligioso, la baronessa ha invitato a creare un nuovo linguaggio:

Just as the European language of Esperanto, which attempted to build a new tongue, neautralises our component languages...

“Così come l’esperanto ha cercato invano di creare una nuova lingua che neutralizzasse le varie componenti linguistiche europee, il tentativo di appiattire le differenze tra le fedi rischia di annacquare le diversità e l’intensità delle nostre rispettive religioni. Invece il dialogo interreligioso funziona quando discutiamo delle nostre differenze, quando ci rimbocchiamo le maniche”.

Richiamando Benedetto XVI e il suo discorso a Westminster, la baronessa Warsi ha evidenziato la ''marginalizzazione'' della fede e della religione. "Lo vedo nel Regno Unito, lo vedo in Europa'', ha detto, sono infatti numerosi i tentativi di allontanare la fede dalla sfera pubblica mentre sarebbe utile che i leader religiosi fossero convocati dagli stessi politici quando si parla di principi morali". Infine la baronessa ha fatto accenno all’attualità parlando della primavera araba come di un momento in cui i Paesi coinvolti stanno ridefinendo la loro identità. SI tratta di un’occasione:

...to show that their countries are a home for all people...

Per mostrare che i loro Paesi sono una casa per tutte le persone; per dimostrare che la difesa del tuo prossimo, qualunque sia la sua fede, è un obbligo; per dimostrare al mondo il vero spirito pacifico della religione.

Nel suo indirizzo di saluto il presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, mons. Beniamino Stella, ha sottolineato: "non siamo esenti da difficoltà e da paure, dovute, ad esempio, al proliferare della violenza, ad una crisi economica che affonda le sue radici in quell'annebbiamento della coscienza che impedisce all'uomo di preferire l'essere al fare, il condividere all'approfittare, l'importante all'urgente". "Ci angustia - ha aggiunto - l'imperativo di dover parlare, con profonda convinzione del cuore, un linguaggio etico che la società di oggi, permeata dal relativismo morale, fatica ad accettare ed ancor più a vivere. Cerchiamo, dunque, di prepararci spiritualmente e professionalmente ad uno stile di vita di cui non ignoriamo la delicatezza, la complessità e le sfide. Lavoriamo per questo con tenacia, confidando nella grazia del Signore".







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