Pubblicato il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
Testo integrale
E’ stato pubblicato il Messaggio del Papa per la 49.ma Giornata mondiale di preghiera
per le vocazioni che sarà celebrata il 29 aprile sul tema “Le vocazioni dono della
Carità di Dio”. “Nell’apertura all’amore di Dio e come frutto di questo amore – scrive
Benedetto XVI - nascono e crescono tutte le vocazioni”. “Noi siamo amati da Dio –
si legge nel Messaggio - ‘prima’ ancora di venire all’esistenza! Mosso esclusivamente
dal suo amore incondizionato, Egli ci ha ‘creati dal nulla’ (cfr 2Mac 7,28) per condurci
alla piena comunione con Sé … La verità profonda della nostra esistenza è, dunque,
racchiusa in questo sorprendente mistero: ogni creatura, in particolare ogni persona
umana, è frutto di un pensiero e di un atto di amore di Dio, amore immenso, fedele,
eterno (cfr Ger 31,3). La scoperta di questa realtà è ciò che cambia veramente la
nostra vita nel profondo”. Quindi il Papa precisa: “Ogni specifica vocazione nasce,
infatti, dall’iniziativa di Dio, è dono della Carità di Dio! È Lui a compiere il ‘primo
passo’ e non a motivo di una particolare bontà riscontrata in noi, bensì in virtù
della presenza del suo stesso amore «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito
Santo» (Rm 5,5)”. Di seguito il testo integrale del Messaggio:
Cari fratelli
e sorelle!
la XLIX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che sarà
celebrata il 29 aprile 2012, quarta domenica di Pasqua, ci invita a riflettere sul
tema: Le vocazioni dono della Carità di Dio. La fonte di ogni dono perfetto è Dio
Amore - Deus caritas est -: «chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui»
(1 Gv 4,16). La Sacra Scrittura narra la storia di questo legame originario tra Dio
e l’umanità, che precede la stessa creazione. San Paolo, scrivendo ai cristiani della
città di Efeso, eleva un inno di gratitudine e lode al Padre, il quale con infinita
benevolenza dispone lungo i secoli l’attuarsi del suo universale disegno di salvezza,
che è disegno d’amore. Nel Figlio Gesù - afferma l’Apostolo - Egli «ci ha scelti prima
della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità»
(Ef 1,4). Noi siamo amati da Dio “prima” ancora di venire all’esistenza! Mosso esclusivamente
dal suo amore incondizionato, Egli ci ha “creati dal nulla” (cfr 2Mac 7,28) per condurci
alla piena comunione con Sé.
Preso da grande stupore davanti all’opera della
provvidenza di Dio, il Salmista esclama: “Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue
dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui
ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?” (Sal 8,4-5). La verità profonda
della nostra esistenza è, dunque, racchiusa in questo sorprendente mistero: ogni creatura,
in particolare ogni persona umana, è frutto di un pensiero e di un atto di amore di
Dio, amore immenso, fedele, eterno (cfr Ger 31,3). La scoperta di questa realtà è
ciò che cambia veramente la nostra vita nel profondo. In una celebre pagina delle
Confessioni, sant’Agostino esprime con grande intensità la sua scoperta di Dio somma
bellezza e sommo amore, un Dio che gli era stato sempre vicino, ma al quale finalmente
apriva la mente e il cuore per essere trasformato: “Tardi ti amai, bellezza così antica
e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo.
Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con
te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te.
Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore
dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te,
gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace” (X, 27.38).
Con queste immagini, il Santo di Ippona cerca di descrivere il mistero ineffabile
dell’incontro con Dio, con il Suo amore che trasforma tutta l’esistenza.
Si
tratta di un amore senza riserve che ci precede, ci sostiene e ci chiama lungo il
cammino della vita e ha la sua radice nell’assoluta gratuità di Dio. Riferendosi in
particolare al ministero sacerdotale, il mio predecessore, il Beato Giovanni Paolo
II, affermava che «ogni gesto ministeriale, mentre conduce ad amare e a servire la
Chiesa, spinge a maturare sempre più nell’amore e nel servizio a Gesù Cristo Capo,
Pastore e Sposo della Chiesa, un amore che si configura sempre come risposta a quello
preveniente, libero e gratuito di Dio in Cristo» (Esort. ap. Pastores dabo vobis,
25). Ogni specifica vocazione nasce, infatti, dall’iniziativa di Dio, è dono della
Carità di Dio! È Lui a compiere il “primo passo” e non a motivo di una particolare
bontà riscontrata in noi, bensì in virtù della presenza del suo stesso amore «riversato
nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5).
In ogni tempo, alla
sorgente della chiamata divina c’è l’iniziativa dell’amore infinito di Dio, che si
manifesta pienamente in Gesù Cristo. Come ho scritto nella mia prima Enciclica Deus
caritas est, «di fatto esiste una molteplice visibilità di Dio. Nella storia d’amore
che la Bibbia ci racconta, Egli ci viene incontro, cerca di conquistarci - fino all’Ultima
Cena, fino al Cuore trafitto sulla croce, fino alle apparizioni del Risorto e alle
grandi opere mediante le quali Egli, attraverso l’azione degli Apostoli, ha guidato
il cammino della Chiesa nascente. Anche nella successiva storia della Chiesa il Signore
non è rimasto assente: sempre di nuovo ci viene incontro - attraverso uomini nei quali
Egli traspare; attraverso la sua Parola, nei Sacramenti, specialmente nell’Eucaristia»
(n. 17).
L’amore di Dio rimane per sempre, è fedele a se stesso, alla «parola
data per mille generazioni» (Sal 105,8). Occorre, pertanto, riannunciare, specialmente
alle nuove generazioni, la bellezza invitante di questo amore divino, che precede
e accompagna: esso è la molla segreta, è la motivazione che non viene meno, anche
nelle circostanze più difficili.
Cari fratelli e sorelle, è a questo amore
che dobbiamo aprire la nostra vita, ed è alla perfezione dell’amore del Padre (cfr
Mt 5,48) che ci chiama Gesù Cristo ogni giorno! La misura alta della vita cristiana
consiste infatti nell’amare “come” Dio; si tratta di un amore che si manifesta nel
dono totale di sé fedele e fecondo. Alla priora del monastero di Segovia, in pena
per la drammatica situazione di sospensione in cui egli si trovava in quegli anni,
San Giovanni della Croce risponde invitandola ad agire secondo Dio: «Non pensi ad
altro se non che tutto è disposto da Dio; e dove non c’è amore, metta amore e raccoglierà
amore» (Epistolario, 26).
Su questo terreno oblativo, nell’apertura all’amore
di Dio e come frutto di questo amore, nascono e crescono tutte le vocazioni. Ed è
attingendo a questa sorgente nella preghiera, con l’assidua frequentazione della Parola
e dei Sacramenti, in particolar modo dell’Eucaristia, che è possibile vivere l’amore
verso il prossimo nel quale si impara a scorgere il volto di Cristo Signore (cfr Mt
25,31-46). Per esprimere il legame inscindibile che intercorre tra questi “due amori”
– l’amore verso Dio e quello verso il prossimo - scaturiti dalla medesima sorgente
divina e ad essa orientati, il Papa San Gregorio Magno usa l’esempio della pianticella:
«Nel terreno del nostro cuore [Dio] ha piantato prima la radice dell’amore verso di
Lui e poi si è sviluppato, come chioma, l’amore fraterno» (Moralium Libri, sive expositio
in Librum B. Job, Lib. VII, cap. 24, 28; PL 75, 780D).
Queste due espressioni
dell’unico amore divino, devono essere vissute con particolare intensità e purezza
di cuore da coloro che hanno deciso di intraprendere un cammino di discernimento vocazionale
verso il ministero sacerdotale e la vita consacrata; ne costituiscono l’elemento qualificante.
Infatti, l’amore per Dio, di cui i presbiteri e i religiosi diventano immagini visibili
- seppure sempre imperfette - è la motivazione della risposta alla chiamata di speciale
consacrazione al Signore attraverso l’Ordinazione presbiterale o la professione dei
consigli evangelici. Il vigore della risposta di san Pietro al divino Maestro: «Tu
lo sai che ti voglio bene» (Gv 21,15), è il segreto di una esistenza donata e vissuta
in pienezza, e per questo ricolma di profonda gioia.
L’altra espressione concreta
dell’amore, quello verso il prossimo, soprattutto verso i più bisognosi e sofferenti,
è la spinta decisiva che fa del sacerdote e della persona consacrata un suscitatore
di comunione tra la gente e un seminatore di speranza. Il rapporto dei consacrati,
specialmente del sacerdote, con la comunità cristiana è vitale e diventa anche parte
fondamentale del loro orizzonte affettivo. Al riguardo, il Santo Curato d’Ars amava
ripetere: «Il prete non è prete per sé; lo è per voi» (Le curé d’Ars. Sa pensée –
Son cœur, Foi Vivante, 1966, p. 100).
Cari Fratelli nell’episcopato, cari
presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate, catechisti, operatori pastorali e voi
tutti impegnati nel campo dell’educazione delle nuove generazioni, vi esorto con viva
sollecitudine a porvi in attento ascolto di quanti all’interno delle comunità parrocchiali,
delle associazioni e dei movimenti avvertono il manifestarsi dei segni di una chiamata
al sacerdozio o ad una speciale consacrazione. È importante che nella Chiesa si creino
le condizioni favorevoli affinché possano sbocciare tanti “sì”, quali generose risposte
alla chiamata di amore di Dio.
Sarà compito della pastorale vocazionale offrire
i punti di orientamento per un fruttuoso percorso. Elemento centrale sarà l’amore
alla Parola di Dio, coltivando una familiarità crescente con la Sacra Scrittura e
una preghiera personale e comunitaria attenta e costante, per essere capaci di sentire
la chiamata divina in mezzo a tante voci che riempiono la vita quotidiana. Ma soprattutto
l’Eucaristia sia il “centro vitale” di ogni cammino vocazionale: è qui che l’amore
di Dio ci tocca nel sacrificio di Cristo, espressione perfetta di amore, ed è qui
che impariamo sempre di nuovo a vivere la “misura alta” dell’amore di Dio. Parola,
preghiera ed Eucaristia sono il tesoro prezioso per comprendere la bellezza di una
vita totalmente spesa per il Regno.
Auspico che le Chiese locali, nelle loro
varie componenti, si facciano “luogo” di attento discernimento e di profonda verifica
vocazionale, offrendo ai giovani e alle giovani un saggio e vigoroso accompagnamento
spirituale. In questo modo la comunità cristiana diventa essa stessa manifestazione
della Carità di Dio che custodisce in sé ogni chiamata. Tale dinamica, che risponde
alle istanze del comandamento nuovo di Gesù, può trovare eloquente e singolare attuazione
nelle famiglie cristiane, il cui amore è espressione dell’amore di Cristo che ha dato
se stesso per la sua Chiesa (cfr Ef 5,32). Nelle famiglie, «comunità di vita e di
amore» (Gaudium et spes, 48), le nuove generazioni possono fare mirabile esperienza
di questo amore oblativo. Esse, infatti, non solo sono il luogo privilegiato della
formazione umana e cristiana, ma possono rappresentare «il primo e il miglior seminario
della vocazione alla vita di consacrazione al Regno di Dio» (GIOVANNI PAOLO II, Esort.
ap. Familiaris consortio, 53), facendo riscoprire, proprio all’interno della famiglia,
la bellezza e l’importanza del sacerdozio e della vita consacrata. I Pastori e tutti
i fedeli laici sappiano sempre collaborare affinché nella Chiesa si moltiplichino
queste «case e scuole di comunione» sul modello della Santa Famiglia di Nazareth,
riflesso armonico sulla terra della vita della Santissima Trinità.
Con questi
auspici, imparto di cuore la Benedizione Apostolica a voi, Venerati Fratelli nell’episcopato,
ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli laici, in
particolare ai giovani e alle giovani che con cuore docile si pongono in ascolto della
voce di Dio, pronti ad accoglierla con adesione generosa e fedele.