Incontro dei Comboniani d'Europa: portiamo valori in un continente dal cuore "freddo"
“Definire le linee comuni per il progetto missionario e la presenza dei Comboniani
in Europa”: questo il titolo dell’incontro a Pesaro dei religiosi Comboniani di tutte
le province europee. Le parole emerse in questi giorni sono animazione, evangelizzazione,
giustizia, pace. Fausta Speranza ha intervistato padre Giuseppe Cavallini:
R. – Siamo alla
ricerca, anche noi, di una strada che ci porti ad agire all’interno dell’Europa, mettendo
assieme le risorse di personale e di mezzi che abbiamo – e che come ben sappiamo vanno
riducendosi – in modo da avere una maggiore spinta. Cerchiamo di avere una più forte
capacità di proposta anche a livello di Europa, contesto in cui vediamo di dover far
presente la nostra dimensione, e anche un po’ di profezia, in un modo da costruire
il continente, che così com'è per molti versi non ci va giù: e questo perché ci sembra
sia fondato su elementi economici, su interessi privati, di difesa del proprio piccolo
nido… Vogliamo lanciare anche delle sfide come Istituto: quella di oggi un’Europa
che si va costruendo non sulla base dei popoli che la compongono, delle esigenze delle
persone e dei bisogni veri delle popolazioni, ma degli interessi economici da difendere.
Una fortezza invece che una comunità.
D. – Dunque, padre Cavallini, quale
crisi vedete voi? Perché di quella economico-monetaria se ne parla già tanto…
R.
– Infatti. Noi siamo tutti convinti qui che la crisi fondamentale sia proprio di natura
antropologica, oggi più che mai nel nostro continente. Si vede un bisogno di ricerca
di punti di riferimento enorme, soprattutto guardando i giovani con tutti i disagi
che vivono: rischiano anche loro di essere edotti alla visione mercantilistica di
quello che è il vivere insieme. Non si va alla ricerca delle radici profonde, che
creano questo disagio che diventa sempre più generalizzato. Non si cerca di dare delle
risposte che vadano a livello profondo dell’umanità, della ricerca di realizzazione
e della possibilità di riscoperta di valori. Ci pare che il discorso dei valori sia
quello che viene trattato di meno quando guardiamo alle istituzioni. Vogliamo contribuire
in questo, anche inserendoci di più nelle comunità locali cristiane, proponendo anche
questi valori che vanno al di là degli interessi materiali. (mg)
Se si parla
dell’impegno dei Padri comboniani in Europa, non si può non ricordare il bagaglio
particolarissimo di esperienza che i missionari Comboniani portano dalla lunga e diffusa
presenza in altri continenti, in particolare nella dimenticata Africa. Fausta Speranza
ne ha parlato con padre Alex Zanotelli, tra i partecipanti al convegno di Pesaro:
R. - Torniamo
da un’esperienza in Africa, in America Latina, in Asia che è molto ricca e che vorremmo
potesse entrare nel cuore dell’Europa. Troviamo questa Europa fredda, non solo per
il gelo e la neve che ci circondano, ma fredda nel cuore. Vediamo un’Europa che si
sta richiudendo su se stessa, che diventa sempre più fortezza e incapace invece di
aprire il cuore alle dimensioni del mondo, in particolare verso l’Africa. Io vengo
da un’esperienza di Korogocho, dove la Messa per noi, l’Eucarestia domenicale durava
tre ore, fatta di danze, di festa, di condivisione, di gioia di vivere. Ed è quello
che sta mancando a questa Europa, ed è quello che vorremo un po’ portare. Ecco perché
siamo qui, per chiederci: “Come essere missionari?” La missione oggi è globale in
un'Europa che invece si chiude su se stessa.
D. - L’Europa che si chiude su
se stessa è anche un’Europa che vive la globalizzazione in modo sbagliato: è così?
R.
- Esattamente. È quello che vorremmo venisse percepito e non è facile per noi far
passare questo messaggio. Due esempi: negli anni Novanta, abbiamo continuato a dire
che chiudendo le nostre ditte in Italia e andando a far lavorare la gente altrove,
in Africa, in Asia, avremmo avuto certamente manodopera a basso costo e così abbiamo
prodotto un sacco di prodotti fuori dall’Europa. Adesso le stesse ditte tornano al
nostro Paese dicendo: “Ma cosa pretendete? Se gli altri lavorano per molto meno di
noi, sopravvivono con 10-15 euro al giorno, voi cosa volete?” L’egoismo umano è quel
peccato che produce morte. E la morte la vediamo intorno a noi adesso. La missione
ha proprio questo scopo: far aprire gli occhi alla gente e capire che l’egoismo di
oggi lo pagheremo domani. Quello che noi stiamo chiedendo a questa Europa, è di aprire
davvero il cuore alla dimensione del mondo. Viviamo in un unico mondo. Tra l’altro,
dobbiamo reinventare l’economia. Non è sufficiente dirlo, ma bisogna farlo. Noi siamo
appassionati del Dio della vita - appassionati di vita perché vogliamo che tutti i
popoli vivano - e appassionati davvero di questo pianeta, che rischia di non sopportare
più l’homo sapiens. Non ce la fa più. Ecco perché noi vogliamo portare la missione
nel cuore dell’Europa. Oggi la missione è globale o non è missione. (bi)