Eternit. 16 anni agli ex manager. Soddisfazione dai familiari delle vittime
Grande soddisfazione ma anche tanta commozione per la sentenza di primo grado emessa
ieri dal tribunale di Torino sul processo Eternit, il più importante tra quelli riguardanti
l’uso dell’amianto. Condannati a 16 anni di carcere ciascuno il magnate svizzero Stephan
Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier, i due ultimi proprietari dell’azienda,
accusati di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche.
Servizio di Giampiero Guadagni:
Grande
soddisfazione dall’Associazione Familiari delle Vittime dell’Amianto. “In questo momento
di difficoltà finanziarie – spiega il presidente Bruno Pesce- questa sentenza ci dice
che il dato economico è importante, ma che la vita umana lo è di più”. Al microfono
di Paolo OndarzaGiuliana Busto, tra i soci fondatori dell’Associazione:
R. – E’
un grande sospiro di sollievo, che arriva dopo questa sentenza, che li ha giudicati
colpevoli, colpevoli, colpevoli. E’ una grande cosa. Mio fratello, che aveva 33 anni,
non aveva mai lavorato in questa fabbrica. Era uno sportivo, e quindi era la persona
più sana che si poteva conoscere. Purtroppo ha respirato questa fibra che, nel giro
di sei mesi, lo ha ucciso.
D. – Il commento del vostro presidente è
stato: “La vita vale più del dato economico”. Ricordiamo il costo, in termini di vite?
R.
– Le vittime totali sono state 1.800. Teniamo conto che a Casale Monferrato siamo
passati da 50 vittime all’anno a 52-54, e purtroppo il numero è destinato ad aumentare.
Dagli studi effettuati, il picco si avrà intorno al 2020.
D. – E adesso
l’auspicio è che questa importante sentenza faccia il giro del mondo…
R.
– Certo. Abbiamo visto delle riprese fatte in Brasile ed in India. Queste lastre di
amianto vengono maneggiate per fare delle tettorie, e vengono maneggiate anche dai
bambini stessi. Loro usano questo materiale proprio come veniva usato da noi 50 anni
fa, senza sapere minimamente il pericolo che corrono. (vv)