Esce venerdì "War Horse" di Spielberg. Un ragazzo e un cavallo, l'amicizia che batte
la guerra
“Un film raccontato con sincerità e adatto a tutta la famiglia, in cui il messaggio
d’amore potrà essere apprezzato in tutti i Paesi del mondo”. Con queste parole il
regista americano, Steven Spielberg, ha presentato il suo ultimo film “War Horse”,
in uscita sugli schermi italiani: storia dell’amicizia tra un ragazzo e un cavallo
costretti a separarsi a causa della guerra e testimoni dei suoi orrori. Il servizio
di Luca Pellegrini:
“Tuo padre
sbaglia e beve per dimenticare gli errori commessi, ma lui non si è arreso mai e oggi
tu hai dimostrato a tutti che ne è valsa la pena. Continua ad avere cura di Joey e
lui avrà sempre cura di te”.
Albert e Joey. Un’amicizia che supera i confini
creati da una guerra spaventosa e dalla crudeltà degli uomini. Un ragazzo del Devon
il primo, uno splendido purosangue l’altro. Attraverso gli occhi di quest’ultimo scopriamo
le follie degli uomini, viviamo i tempi oscuri e terribili della Prima Guerra mondiale.
L'amicizia tra il coraggioso animale e il giovane inglese si staglia all'orizzonte
della catastrofe umana della Grande Guerra: è lo sguardo classico di Steven Spielberg,
che attraverso l'innocenza di giovani e di animali getta un'impietosa e giusta accusa
alle nefandezze degli adulti. "War Horse" è un grandioso affresco nel quale la tragedia
delle trincee è evocata con realismo, dove il sentimento dell'amicizia è tratteggiato
con toni poetici, dove la luce, come in tutti i film del regista americano, fa capolino
alla fine. Così ancora una volta, Spielberg ritorna ai grandi temi che hanno animato
molte delle sue opere, quelli della brutalità, dell'innocenza perduta, della speranza
racchiusa nei cuori innocenti, quelli dei piccoli, degli indifesi. Questa volta raccontati
seguendo un grande protagonista, molto eloquente, più degli uomini, un cavallo meraviglioso
che dai campi della pace del Devon precipita in quelli spaventosi della Francia in
cui la carneficina trova il suo apice. Ricordando che in questa inutile strage non
furono soltanto i milioni di soldati mandati al macello, ma i milioni di cavalli trasformati,
loro malgrado, in macchine da guerra. Anche per i cavalli, in fondo, la pietà cedette
il posto all'odio. E Spielberg di tutto questo se ne fa narratore ineguagliabile.