2012-02-12 10:06:50

Siria. La città di Zabadani si arrende alle truppe di Assad. Prosegue l'attacco ad Homs


In Siria prosegue l’attacco delle truppe di Damasco contro le opposizioni: ieri, il bilancio delle vittime della repressione è salito ad almeno 67 morti, di cui 20 ad Homs. Le forze fedeli al presidente siriano Assad sono entrate intanto nella martoriata città di Zabadani vicino al confine con il Libano dopo che è stato raggiunto un accordo su un cessate il fuoco con i ribelli. L'intesa prevede che i ribelli consegnino le armi e che i lealisti non li arrestino. Zabadani è stata teatro negli ultimi giorni di intensi bombardamenti con cento morti. C’è poi da segnalare il messaggio del capo di al-Qaida, Ayman al-Zawahiri, che ha manifestato il suo sostegno alla contestazione in Siria, in un video messo online su forum jihadisti. Ma qual è la realtà dell’opposizione siriana che a diversi osservatori appare molto frastagliata? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vicedirettore di "Famiglia Cristiana":RealAudioMP3

R. - E’ stata la repressione violenta del regime a rimescolare le carte. Un anno fa, quando tutto è cominciato, le richieste partivano soprattutto dalla maggioranza sunnita della popolazione e da quanti dediti al commercio e alle attività produttive della Siria che soffrivano di una crisi economica ormai evidente e anche di una condizione di sudditanza nei confronti della minoranza alawita che - Assad in testa - governa il Paese. Ma erano richieste piuttosto modeste: un po’ più di democrazia, elezioni per il parlamento reali e non finte, la fine dei processi militari a carico dei civili. Poi la repressione violenta di Assad ha fatto saltare in aria questo quadro relativamente composto. Ora sul campo abbiamo interlocutori anche difficili da identificare perché il cosiddetto esercito di liberazione, formato da militari disertori e dissidenti ha contorni piuttosto ancora oscuri. Il fronte di liberazione nazionale è in realtà abbastanza separato da quello che succede sulle strade e anche lui ha contorni difficili da individuare.

D. – Proprio per questo, parte della comunità internazionale ha difficoltà nel portare avanti un aiuto concreto all’opposizione nei confronti di Assad?

R. - Questo sì, ma anche la comunità internazionale continua ad evitare, perché ci sono confronti contrapposti, lo abbiamo visto nei giorni scorsi: Cina e Russia da un lato, Stati Uniti e altri Paesi dall’altro. E’ chiaro che in questo momento il vantaggio politico sta dalla parte degli Stati Uniti e dell’Occidente, in generale, e che Russia e Cina vedono estinguersi un regime quello di Assad appoggiato per anni.

D. – Da mesi si continua a morire ogni giorno in Siria. Come sta vivendo la gente in particolare la minoranza cristiana?

R. – C’è sicuramente una percentuale di cristiani nelle strade e siccome i cristiani in Siria sono circa il 10 per cento della popolazione. Dobbiamo ragionevolmente pensare che il 10 per cento delle vittime che ogni giorno cadono per mano dell’esercito di Assad siano cristiani. Molto spesso le manifestazioni popolari vengono condotte all’insegna dell’unità tra le differenti fedi, però il rischio di una frammentazione è forte, proprio a causa della politica violenta di Assad perché se la questione si trasforma e non si tratta più del popolo della Siria contro il regime ma dei sunniti, che sono la maggioranza, contro gli alawiti, che sono un ramo degli sciiti e sono minoranza ma hanno il potere, questa che è già una guerra civile può diventare una guerra settaria ed è ancora peggio. (bf)







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