Sempre più critica la situazione in Siria: la giornata di ieri è stata contraddistinta
da un duplice attentato ad Aleppo, la seconda città del Paese, dove sono morte 28
persone e ne sono state ferite 235. Colpite la sede dei servizi segreti militari e
una caserma delle forze di sicurezza. Marina Calculli:
Sull’aggravarsi
della crisi in Siria, Sergio Centofanti ha raggiunto telefonicamente a Damasco il
nunzio apostolico in Siria, l’arcivescovo Mario Zenari: R. – C’è una spirale
di violenza, una violenza che aumenta di giorno in giorno e la povera gente ne fa
le spese, a cominciare da tutte queste vittime innocenti: l’Unicef parla di oltre
400 bambini morti dall’inizio del conflitto. E’ una cosa incredibile, una cosa impressionante:
i bambini sono presi di mira per esempio ad Homs, dove si spara su qualunque cosa
si muova. Allora si spara addosso anche a qualche bambino che magari in mano ha soltanto
la spesa, il pane o del cibo che era andato a comprare per la famiglia… Qui cominciano
a scarseggiare i viveri, scarseggiano le medicine; è difficile curare i feriti ed
è addirittura rischioso soccorrerli. Questa mattina un padre mi diceva che una signora
greco-ortodossa era andata da lui a supplicarlo: “Mi aiuti a seppellire quattro famigliari,
tra cui mio padre, morti in casa da quattro giorni…”. Non si riesce neanche a seppellire
i morti!. E con grande rischio hanno seppellito questi morti, scavalcando il muro
del cimitero…
D. – Ci sono stati attacchi contro sedi militari ad Aleppo: chi
c’è dietro questi attacchi?
R. – Non si sa chi stia dietro a questi attentati,
a queste esplosioni. E’ una situazione molto complicata: bisogna andare a decifrare
tutta questa spirale di violenza.
D. – Come vede la possibilità di una ripresa
del dialogo?
R. – E’ molto, molto difficile. Purtroppo credo che la possibilità
del dialogo si complichi ogni giorno di più, via via che cresce questa spirale di
violenza. Comunque bisogna sempre sperare!
D. – Cosa può fare la comunità internazionale?
R.
– Sembra che qualcosa si stia muovendo, ma siamo in vista di una emergenza umanitaria
e bisogna quindi impegnarsi di più. Bisogna fare in fretta e non aspettare troppo
a mettere in atto almeno le soluzioni possibili.
D. – Qual è la situazione
della minoranza cristiana?
R. – Devo dire che finora la comunità cristiana
è rispettata: finora non sono stati presi di mira i cristiani in quanto cristiani.
Fino a questo momento non è stata graffiata neanche una chiesa… Questa situazione,
se si fa il paragone con altri Paesi dell’area, dove hanno cominciato a bruciare chiese,
dà un po’ di speranza. Ecco, un aspetto positivo è che i cristiani sono rispettati
e quindi potrebbero e possono giocare un ruolo importante, possono fare un po’ da
ponte in questo clima di odio che c’è tra gli uni e gli altri. I cristiani sono al
servizio della Siria, e offrono il loro spirito di dialogo, di riconciliazione e di
perdono. (mg)