2012-02-10 14:39:55

Seminario Ucid. Il cardinale Turkson: le imprese migliorino la vita della gente. Passera: no alla crescita "drogata"


“Strategia d’impresa per il Bene Comune”: è il seminario promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e dall’Ucid, l'Unione cristiana imprenditori e dirigenti, in corso a Roma. Al centro dei lavori, le buone pratiche basate sulla gratuità e sulla responsabilità. Il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3

L’idea forte è di annullare gli indicatori matematici e trovarne altri qualitativi perché anche il bene comune ha bisogno di misure. Una sfida al centro di questo seminario dove gli imprenditori, accanto ad esperti della finanza e docenti, hanno proposto un modello nel quale tradurre in pratica le buone intenzioni. Coniugare prima di tutto l’imprenditorialità e il bene comune rendendo l’azienda competitiva e non opportunista, responsabile e non cinica, generosa e non avara. Manlio d'Agostino, vicepresidente nazionale dell'UCID:

“Non abbiamo la ricetta né la bacchetta magica, ma abbiamo un modo per sostenere, anche psicologicamente, per prendere per il braccio e dire ‘facciamo la strada tutti insieme’. La cosa bella è che ci sono tante aziende, tanti imprenditori, che stanno riscoprendo questi nuovi valori. Cominciano a capire, a riscoprire che esiste una grande differenza tra lo strumento e il fine. Pensare di fare impresa, pensando che sia tutto un processo, che sia tutta una regola e una sequenza di azioni da svolgere, significa annullare il significato stesso di impresa. Lo stesso economista austriaco Schumpeter parlava di ‘imprenditore, impresa e innovazione’, quindi dava un ruolo sociale all’imprenditore, l’impresa era vista come strumento e l’innovazione come modello per restare sul mercato e per continuare ad evolversi, pensando sempre che esiste un contesto dove vivere”.

Faro delle nuove pratiche è l’Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI e soprattutto la Dottrina Sociale della Chiesa: “entrambe – ha detto il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace – rivolgono un messaggio pressante all’uomo spingendolo ad andare oltre”:

“Le imprese, come gli imprenditori, sono dotate di idee per trasformare le cose basilari, soprattutto le materie prime in nuove cose che possono favorire, migliorare la vita delle persone. Quindi, noi vogliamo incoraggiare la gente a fare questo”.

In mattinata è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che ha parlato della necessità di uno sviluppo sostenibile e di nuove opportunità di lavoro:

“Bene comune oggi è innanzitutto creare lavoro, attraverso crescita sostenibile, cioè crescita vera, non drogata come negli anni passati, che abbiamo visto in varie parti del mondo. Crescita sostenibile vuol dire crescita sostenibile finanziariamente, non basata sul debito privato pubblico eccessivo, vuol dire crescita sostenibile dal punto di vista sociale, con creazione di posti di lavoro, vuol dire crescita sostenibile dal punto di vista ambientale. L’indicatore principale deve essere quello della creazione dei posti di lavoro. Di solito si guarda solo alla disoccupazione, quella statisticamente censita come disoccupazione: gli ex occupati che cercano posti di lavoro. Se uno aggiunge coloro che non hanno lavoro, ma che nemmeno lo cercano, i cosiddetti inoccupati, cioè coloro che sono formalmente occupati ma sospesi dall’occupazione, per esempio i cassintegrati, ma soprattutto se aggiungiamo i sottoccupati, i precari estremi, cioè quelli che hanno un lavoro non sufficiente a garantire un livello di vita o la possibilità di pensare al futuro, allora arriviamo a dei numeri molto più ampi di quelli che di solito sentiamo. L’Europa ha 25 milioni di disoccupati, ma probabilmente se aggiungiamo le altre categorie raddoppiamo questo numero. Quindi, si tratta di cifre molto importanti, che devono essere la spinta maggiore della politica ad impegnarsi sul fronte di tutti i meccanismi che possono creare crescita sostenibile”.

E sono tante le storie degli imprenditori che stanno tenendo duro di fronte alla crisi, che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali ma che soprattutto - istaurando una relazione diretta con i propri operai - hanno creato comunità. E’ il caso ad esempio di Francesco Merloni, presidente di Ariston Thermo, azienda delle Marche che ha 7mila dipendenti. “La responsabilità sociale per il bene comune – ha detto nel suo intervento - si riflette sempre in un vantaggio economico nel medio termine”.







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