Nunzio in Siria: catastrofe umanitaria, rischioso anche seppellire i morti
In Siria i carri armati dell'esercito governativo hanno lanciato l'assalto contro
un quartiere di Homs, la città a nord di Damasco martoriata da giorni di intensi bombardamenti
da parte delle truppe del presidente Assad: almeno 40 finora le vittime. Violenza
anche ad Aleppo, nella parte settentrionale del Paese, dove è salito a 28 morti il
bilancio del duplice attentato che ha colpito due edifici governativi. L’attacco è
stato rivendicato dal Libero esercito siriano e al tempo stesso però attribuito al
governo siriano per distogliere l'attenzione - si afferma - dai bombardamenti contro
Homs.
Secondo la Russia forze del Qatar e della Gran Bretagna starebbero agendo
in territorio siriano. Immediata la smentita di Londra. Intanto l 'Unione Europea
ha raggiunto un accordo di principio per inasprire ulteriormente le sanzioni contro
Damasco. Le misure potrebbero essere ufficializzate dai ministri degli Esteri Ue il
prossimo 27 febbraio. Il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari, parla
di sofferenze enormi e di catastrofe umanitaria. Sergio Centofanti lo ha raggiunto
telefonicamente a Damasco:
R. – C’è
una spirale di violenza, una violenza che aumenta di giorno in giorno e la povera
gente ne fa le spese, a cominciare da tutte queste vittime innocenti: l’Unicef parla
di oltre 400 bambini morti dall’inizio del conflitto. E’ una cosa incredibile, una
cosa impressionante: i bambini sono presi di mira per esempio ad Homs, dove si spara
su qualunque cosa si muova. Allora si spara addosso anche a qualche bambino che magari
in mano ha soltanto la spesa, il pane o del cibo che era andato a comprare per la
famiglia… Qui cominciano a scarseggiare i viveri, scarseggiano le medicine; è difficile
curare i feriti ed è addirittura rischioso soccorrerli. Questa mattina un padre mi
diceva che una signora greco-ortodossa era andata da lui a supplicarlo: “Mi aiuti
a seppellire quattro famigliari, tra cui mio padre, morti in casa da quattro giorni…”.
Non si riesce neanche a seppellire i morti!. E con grande rischio hanno seppellito
questi morti, scavalcando il muro del cimitero…
D. – Ci sono stati attacchi
contro sedi militari ad Aleppo: chi c’è dietro questi attacchi?
R. –
Non si sa chi stia dietro a questi attentati, a queste esplosioni. E’ una situazione
molto complicata: bisogna andare a decifrare tutta questa spirale di violenza.
D.
– Come vede la possibilità di una ripresa del dialogo?
R. – E’ molto,
molto difficile. Purtroppo credo che la possibilità del dialogo si complichi ogni
giorno di più, via via che cresce questa spirale di violenza. Comunque bisogna sempre
sperare!
D. – Cosa può fare la comunità internazionale?
R.
– Sembra che qualcosa si stia muovendo, ma siamo in vista di una emergenza umanitaria
e bisogna quindi impegnarsi di più. Bisogna fare in fretta e non aspettare troppo
a mettere in atto almeno le soluzioni possibili.
D. – Qual è la situazione
della minoranza cristiana?
R. – Devo dire che finora la comunità cristiana
è rispettata: finora non sono stati presi di mira i cristiani in quanto cristiani.
Fino a questo momento non è stata graffiata neanche una chiesa… Questa situazione,
se si fa il paragone con altri Paesi dell’area, dove hanno cominciato a bruciare chiese,
dà un po’ di speranza. Ecco, un aspetto positivo è che i cristiani sono rispettati
e quindi potrebbero e possono giocare un ruolo importante, possono fare un po’ da
ponte in questo clima di odio che c’è tra gli uni e gli altri. I cristiani sono al
servizio della Siria, e offrono il loro spirito di dialogo, di riconciliazione e di
perdono. (mg)