2012-02-10 14:06:07

Africa: l'Onu in prima linea per l’integrazione dei rifugiati angolani, liberiani e rwandesi


Rimpatrio volontario su larga scala - accompagnato da kit di assistenza che aiuteranno i rifugiati di ritorno a reintegrarsi - o uno status giuridico alternativo che consenta loro di continuare a risiedere nei paesi d’asilo. Sono le misure messe in campo dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (Unhcr) mirate a mettere fine a tre annose situazioni dell’Africa: quelle che riguardano i rifugiati angolani, liberiani e ruandesi. L’agenzia dell’Onu spiega in una nota diffusa alla stampa che dopo decenni trascorsi in esilio, molti rifugiati angolani, liberiani e ruandesi hanno stabilito forti legami con le comunità che li hanno accolti, anche attraverso il matrimonio. L’Unhcr auspica quindi che i Paesi d’asilo convertano lo status dei rifugiati in permessi di soggiorno che contemplino in ultima istanza anche la cittadinanza, laddove le legislazioni nazionali lo consentano. In Africa occidentale ad esempio i liberiani possono ottenere permessi di soggiorno e lavoro che permettono loro di restare nel Paese d’asilo in quanto cittadini dell’Ecowas, la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale. Le clausole di cessazione trovano fondamento nella Convenzione sui rifugiati del 1951 e nella Convenzione dell’Organizzazione dell’Unità Africana del 1969. Tali strumenti consentono la cessazione dello status di rifugiato una volta che nel Paese d’origine abbiano avuto luogo cambiamenti fondamentali e duraturi, e che non sussistano più le cause che hanno indotto le persone a fuggire. È questo il caso di tutti e tre i paesi d’origine in questione. L’UNHCR raccomanda che la cessazione si applichi ai rifugiati angolani che sono fuggiti dal proprio Paese in conseguenza dei conflitti tra il 1961 e il 2002; per i rifugiati liberiani fuggiti dalla guerra civile dal 1989 al 2003 e per i rifugiati ruandesi fuggiti tra il 1959 e il 1998. L’applicazione della cessazione da parte degli Stati non implica che tutti i rifugiati angolani, liberiani e ruandesi perdano automaticamente il loro status di rifugiato o che i Paesi d’origine non possano più originare rifugiati. La cessazione non si applicherà ai rifugiati che hanno ancora un fondato timore di persecuzione, né ai rifugiati che hanno convincenti ragioni per non voler tornare a casa a causa di una passata persecuzione. L’Unhcr sta lavorando a stretto contatto con i governi interessati per tutelare il diritto d’asilo in tali casi, anche parallelamente all’implementazione delle strategie. Le clausole di cessazione non si applicherebbero poi ad alcun rifugiato angolano, liberiano e ruandese la cui domanda d’asilo sia ancora in attesa di essere esaminata. Inoltre l’Unhcr rivolge un appello ai governi affinché decidano in maniera appropriata in merito a tutte le nuove domande d’asilo presentate da angolani, liberiani e ruandesi - o a quelle in sospeso - indipendentemente da quando sia stata istruita la pratica. (M.G.)







All the contents on this site are copyrighted ©.