2012-02-09 15:21:29

Simposio sugli abusi del clero. Mons. Pasotto: il fenomeno si riflette anche sui rapporti ecumenici


Si avviano alla conclusione i lavori del Simposio Verso la guarigione e il rinnovamento organizzato dall’Università Gregoriana di Roma. La sessione mattutina è stata conclusa dalla prolusione del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Freising, che ha sottolineato il ruolo di grande responsabilità che spetta alle autorità ecclesiastiche nel trattare i casi di abuso sessuale dei minori verificatisi all’interno della Chiesa. Tra i molti temi proposti dai relatori, anche quello delle difficoltà create dal contesto culturale dei singoli paesi, in particolare in Asia, e quello dei riflessi morali e teologici del flagello degli abusi sui minori. Il servizio di Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

Lo shock dello scandalo della violenza sessuale e le sue ripercussioni sulla vita della Chiesa e sulla leadership che la serve ha avuto una portata mondiale. Il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Freising, ha sottolineato come il fatto di negare spesso la realtà delle cose ai più alti livelli della Chiesa – talvolta con l’intento di proteggere l’istituzione – abbia contribuito ad ampliare la ferita inferta alla Chiesa dai suoi stessi membri. Di qui, ha dichiarato il porporato, la necessità di guardare in faccia la realtà del peccato e di procedere sulla strada del pentimento. L'impegno della Chiesa deve andare in maniera prioritaria, ha spiegato il porporato, alla protezione e al sostegno delle vittime. La perdita di credibilità della Chiesa è avvenuta anche in seguito a questi atteggiamenti omissivi, che hanno pure alimentato attacchi mediatici senza precedenti. Affrontare i media e l’opinione pubblica – ha detto l’arcivescovo di Monaco – è una sfida che soprattutto i vescovi devono riconoscere. Il gioco in difesa, la banalizzazione e la relativizzazione non promuoveranno una nuova credibilità. Non può esservi quindi alternativa all’apertura, alla trasparenza e alla sincerità.

Ricordando il periodo in cui lo scandalo della pedofilia nella Chiesa è deflagrato in Germania, tra il 2001 e il 2010, il cardinale Marx ha illustrato quanto è stato fatto sul fronte della prevenzione ed ha citato la creazione del "Centro per la protezione del bambino", sponsorizzato dall’Università Gregoriana e dall’arcidiocesi di Monaco e Freising, un istituto che dovrà fornire supporto alla formazione dell’intero mondo sacerdotale. Infine, il presule ha spiegato come proprio il trattamento corretto, coerente e coraggioso dei casi di violenza sessuale sui minori possa diventare un’opportunità per la Chiesa e la sua missione di evangelizzazione e nuova evangelizzazione. Una cosa è certa: il lavoro sul dibattito attorno alle violenze e alla crisi è ben lungi dall’essere terminato.

Il Simposio che si conclude oggi alla Gregoriana ha affrontato nella prima mattinata l’analisi del fenomeno degli abusi sessuali da parte di membri della Chiesa in Asia. A parlare è stato l’arcivescovo Luis Chito Tagle, arcivescovo di Manila nella Filippine, che ha sottolineato come il fenomeno asiatico sia particolarmente problematico a causa dello sfaccettato contesto culturale che lo caratterizza. I pochi casi accertati di abusi sui minori nell’ambito dei Paesi asiatici non possono essere considerati completamente rappresentativi per l’assenza di statistiche certe. A rendere particolarmente difficile l’emersione dei casi di abuso è spesso una cultura locale improntata a un forte senso del pudore e della riservatezza. Di frequente, anche nelle Filippine le stesse vittime di abusi da parte del clero, e non soltanto di natura sessuale, chiedono alle autorità ecclesiastiche competenti di non deferire il problema alla giustizia civile, ma di risolverlo al proprio interno. Ciò avviene – ha dichiarato l’arcivescovo – spesso con misure severe nei confronti dei responsabili degli abusi e sempre con la maggiore attenzione possibile verso le vittime e l’ascolto del loro dramma.

Al Simposio ha preso parte anche mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso. Al microfono di Stefano Leszczynski, il presule parla delle impressioni suscitate in lui dall’incontro e delle ricadute che il fenomeno degli abusi del clero spesso comporta nei rapporti con le altre Chiese:RealAudioMP3

R. – Io sono giunto al Simposio senza avere molte attese e mi sono trovato invece proiettato in un tema sul quale io come vescovo mi sentivo impreparato. Mi sembra come un capitolo della mia formazione che mi sia mancato su questi problemi: mi ritrovo ad affrontarlo adesso e ringrazio Dio. E’ una presa di coscienza di un tema. Credo che le situazioni siano diverse nel mondo. Credo che qualcuno sia più esperto, come pure credo che vi siano altre persone come me che sono all'inizio di questo lavoro, di questa attenzione. Io mi ritrovo arricchito e penso che tornando nella mia Chiesa sarò capace di condividere questo problema e questa attenzione con i miei sacerdoti.

D. - La Chiesa cattolica del Caucaso è una Chiesa di minoranza. Nell’ambito di questa comunità, come sono state accolte le notizie devastanti che arrivavano da altri Paesi?

R. - Racconto un’esperienza che abbiamo avuto come Chiesa. Siamo una Chiesa di minoranza all’interno della Chiesa ortodossa, con la quale si cerca di dialogare e di riflettere insieme, anche se è molto difficile nel contesto georgiano. C’è stato un gruppo di integralisti, molto conservatore, che ha voluto farci “guerra” su questo punto e un giorno ha cominciato a distribuire in processione materiale sulla pedofilia della Chiesa cattolica. Questo per me è stato un grande shock. I preti si sono rivolti a me dicendo: cosa facciamo? Io ho scritto al Patriarca una lettera molto forte e molto chiara, nella quale in modo accorato dicevo che era necessario prendere una posizione come Chiese sorelle, che non potevamo arrivare a questo punto. Ho chiesto una sua lettera di risposta pubblica, che però non è arrivata. Allora, ho scritto dopo un mese e mezzo dicendo che consideravo quel silenzio una risposta. Quindi ho pubblicato la mia lettera. Immediatamente è arrivata la risposta nella quale la Chiesa ortodossa si distaccava da quello che era stato detto, sostenendo che non lo accettava. Così ho pubblicato anche questa risposta. Devo dire che questo è servito anche per le relazioni tra le nostre due Chiese, perché ha chiarito alcune cose e ci siamo trovati più liberi nel parlare anche di questi problemi. Poi, nessuno ha più toccato questo aspetto nei nostri confronti.

D. – Questo, quindi, è un altro aspetto di come quanto è avvenuto abbia provocato gravi danni all’interno della Chiesa…

R. - Certamente. C’è un sito di un gruppo estremista che riporta ogni giorno tutte le situazioni di pedofilia esistenti nella Chiesa cattolica... Dove sei in minoranza, si sente la responsabilità della testimonianza della Chiesa e ci si sente coinvolti nelle situazioni della Chiesa mondiale. Questo convegno mi sta aprendo gli occhi della responsabilità più di prima.

D. - Per quanto riguarda il Caucaso, come viene percepito questo particolare tipo di abuso?

R. – Mi sono fatto diverse domande durante questo convegno. La nostra Chiesa può fare un servizio di prevenzione non solo all’interno della Chiesa, ma anche nella società? Forse abbiamo anche la missione di usufruire della ricchezza di una Chiesa universale, di una forza di risposta che la Chiesa stava dando - perché mi sembra che certe decisioni adottate nella nostra Chiesa universale siano forti - ed è importante metterle a servizio anche delle altre realtà. (bf)







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