Maldive nel caos, appello del presidente destituito. La testimonianza di un italiano
A 48 ore dalle dimissioni dell'ormai ex presidente delle Maldive, Mohamed Nasheed,
la situazione sta precipitando. Lo stesso Nasheed è stato fermato e imprigionato,
per poi essere rilasciato verso le 13.30 italiane, appena in tempo per lanciare un
messaggio attraverso una televisione indiana dove chiedeva al mondo di "salvare il
suo Paese". La sua famiglia è scappata in Sri Lanka. I disordini si stanno estendendo
dalla capitale Malè agli altri atolli, con già 200 arrestati fra i manifestanti. La
Farnesina sta monitorando la situazione, anche se sembra che per i turisti non ci
siano problemi. Per capire la situazione Massimo Pittarello ha raggiunto Fabio
Marziali, uno degli italiani che lavorano proprio alle Maldive:
R. - La situazione
nei resort è tranquilla perché qua non succede niente, gli scontri sono confinati
nelle città come Malè e nei villaggi un po’ più grandi negli altri atolli. Per il
resto, qui, chi dello staff maldiviano ha i parenti a Malè è un po’ preoccupato perché
la situazione sembra peggiorare, però ci giungono notizie un po’ incerte. Per i turisti
il disagio è minimo anche perché l’aeroporto funziona bene.
D. – Dalla popolazione
locale, Nasheed, il presidente ora destituito, era visto come una speranza dopo 30
anni di Gayoom. Come viene vissuto questo momento molto delicato?
R. – C’è
stata una spaccatura a metà. Ascoltando anche i ragazzi che sono qui, che lavorano,
alcuni sono per il nuovo presidente e alcuni vogliono che torni il vecchio. Per alcuni
il presidente che è appena uscito ha fatto alcuni errori e viene visto come un problema
e quindi il successore viene visto come una speranza per il futuro, soprattutto per
la situazione lavorativa, perché questi ragazzi nei resort a volte vengono un po’
sottopagati. Questo è un po’ il problema centrale.
D. – Sappiamo che Gayoom
ha governato secondo la stretta osservanza delle regole islamiche. Ritiene che per
gli abitanti delle Maldive ci sia libertà religiosa?
R. - Questa è una domanda
difficile perché parlano poco di questo, si aprono poco con noi ragazzi occidentali.
Alcuni vivono la religione più profondamente, altri sono disposti a rompere delle
regole… Dipende da persona a persona. Il quadro generale è difficile da comprendere.
E’ sicuramente una situazione che crea tensione, soprattutto nei giovani, perché vedono
noi ragazzi occidentali comportarci in un certo modo e cercano un’apertura per quanto
riguarda alcuni comportamenti e alcune leggi che ci sono.
D. – La tensione
è alta, 200 manifestanti sono stati arrestati dall’esercito: è un vero e proprio colpo
di Stato?
R. – Giungono notizie un po’ incerte. E’ difficile dare un giudizio.
I ragazzi sono sempre attaccati alla televisione e cercano di capire quello che sta
succedendo. In città ci sono stati scontri, anche in altre isole dove ci sono villaggi
più grandi, persone hanno attaccato i centri di polizia… Quindi ci sono problemi.
(bf)