L’Europa avvolta dal gelo: a rischio gli approvvigionamenti di gas ed elettricità.
La solidarietà del Papa alle vittime
Non c’è tregua nell’ondata di freddo che ha investito l’Europa: centinaia i morti
e gravissimi i disagi alle popolazioni. Un invito alla solidarietà con le vittime
è giunto dal Papa all’udienza generale. Il servizio di Roberta Gisotti.
Circa
500 i morti in 12 giorni per il gelo e la neve. Tra i Paesi più colpiti, almeno 131
le vittime, l’Ucraina, che pure sta assicurando forniture supplementari di gas all’Europa,
attingendo dalle sue riserve, a causa del ridotto afflusso dalla Russia. In grave
sofferenza anche la Bulgaria, la Romania, la Serbia dove sono ghiacciati i fiumi Danubio,
Sava e Tisa. Record storico di consumi elettrici in Francia, mentre Italia si prevede
per oggi un nuovo calo delle temperature e neve in molte regioni del centro nord e
a seguito delle polemiche per la gestione dell’emergenza - specie a Roma, dove la
Procura ha aperto un’inchiesta - il premier Monti ha firmato un decreto che assegna
al capo della protezione civile Gabrielli il coordinamento degli interventi. Vicinanza
a tutte le popolazioni colpite dal maltempo ha espresso Benedetto XVI.
“Desidero
manifestare la mia vicinanza alle popolazioni colpite da così intenso maltempo, mentre
invito alla preghiera per le vittime e i loro familiari. Al tempo stesso incoraggio
alla solidarietà affinché siano soccorse con generosità le persone provate da tali
tragici eventi”.
In Italia e anche in altri Paesi europei ci si chiede,
intanto, in che modo la Protezione civile possa essere riformata per gestire questo
tipo di emergenze legate al maltempo. Al microfono di Luca Collodi il vicedirettore
di Caritas italiana, Francesco Marsico:
R. – Bisogna riflettere
sui principi che dovrebbero animare comunque gli interventi istituzionali in qualsiasi
ambito e quindi rispolverare il principio di sussidiarietà. Come si accorgono i volontari
della Caritas e non solo, il problema non è soltanto quello di un volontariato efficace,
ma di una collettiva responsabilità sociale che leghi insieme istituzioni, persone
e corpi intermedi.
D. – Quindi, una Protezione Civile che guardi di più al
territorio e coinvolga le autorità locali, il mondo del volontariato, le realtà che
vivono in quel territorio colpito da un evento naturale...
R. – Non c’è dubbio,
anche perché quando si vede una difficoltà – ad esempio nell'interpretare in maniera
uniforme un allerta meteo o quali tipi di interventi un Comune piuttosto che l’altro
debba attuare in situazioni di questo tipo – si capisce che in questi anni non c’è
stata una crescita comune in termini culturali e operativi. La grande parola è “sussidiarietà”,
quindi responsabilità, che fa crescere ogni persona, non soltanto gli enti istituzionali.
D.
– La Protezione Civile è solo una questione di soldi, cioè più soldi e più efficienza,
secondo voi della Caritas?
R. – Assolutamente no. E’ chiaro che l’assenza di
risorse rende impossibile molte cose. Il problema, però, non è mai avere tante risorse
o tanto personale, ma un’idea di intervento a sostegno di una comunità colpita. Un’idea
vuol dire, appunto, farsi carico dei bisogni delle persone innanzitutto, e, partendo
da questo, capire quali sono le risposte territoriali in grado di mobilitarsi. Questo,
però, non si fa in emergenza, si fa prima. (ap)
Il rilancio della Protezione
civile riguarda non solo l’Italia, ma l’Europa intera. E’ quanto sottolinea Paolo
Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana:
R. –
C’è in atto una riflessione profonda sul ruolo della Protezione civile a livello europeo,
che è stata sollecitata e spinta anche fortemente dal nostro stesso governo, dai nostri
stessi responsabili della Protezione civile, attuali e precedenti. Quindi, direi che
la questione si pone davvero a livello europeo e a livello internazionale, perché
poi l’eventuale nascita di una Protezione civile europea, coordinata certamente, si
porrebbe come soggetto forte di intervento anche nei disastri in tutto il mondo. Un
embrione di questo è stato già visto in alcune circostanze, come per esempio a seguito
dello tsunami asiatico, quando la Protezione civile italiana è diventata uno dei soggetti
più attivi per esempio in Sri Lanka.
D. – C’è spazio per una Protezione civile
sussidiaria, che tenga conto, anche in sede internazionale, dell’apporto delle popolazioni
locali, delle strutture che sono già presenti nelle aree di intervento?
R.
– Una sorta di popolazione civile internazionale – che quindi immagino legata all’Onu
o a qualche agenzia dell’Onu – è un ulteriore capitolo di ragionamento in corso da
anni, rispetto al quale ancora non si è arrivati ad una conclusione. Una sorta di
Protezione civile non più europea o non solo europea certamente darebbe più garanzie
di imparzialità. Bisognerebbe predisporre in tempi di pace, prima dei disastri, dei
piani di intervento su scala nazionale e internazionale, che valorizzino tutte le
competenze, i ruoli diversi, e non monopolizzino le cose. Il monopolio è sempre dannoso.
(ap)
Non solo l’Europa, anche il Nord Africa è colpito dall’emergenza maltempo:
in Algeria, in particolare, sono almeno 80 le persone morte, nella maggioranza dei
casi, in seguito a incidenti stradali e a fughe di monossido di carbonio, provocate
da impianti di riscaldamento difettosi.