Galles: documento ecumenico sul "consenso presunto" nei trapianti
Il consenso informato è condizione previa di libertà, perché il trapianto abbia la
caratteristica di un dono e non sia interpretato come un atto coercitivo o di sfruttamento.
Un articolo dell’Osservatore Romano ricorda quanto sottolineano, in un documento congiunto,
dai leader della Chiesa in Galles: l’arcivescovo cattolico di Cardiff George Stack,
l’arcivescovo anglicano di Galles Barry Morgan e l’archimandrita della missione ortodossa
orientale del Galles, Deiniol — che esprimono profonde perplessità sulla proposta
del Governo di introdurre, nella normativa sulla donazione dei tessuti e degli organi,
la regola del «consenso presunto». Il Governo ha, infatti, pubblicato a novembre un
«libro bianco» sulle proposte legislative sulla donazione di tessuti e di organi e
una consultazione pubblica è continuata fino alla fine di gennaio. I presuli sollecitano
quindi il Governo a riesaminare la proposta e chiedono un organismo indipendente per
condurre una consultazione aperta. Deve valere sempre come criterio primario — ricordano
i presuli del Galles — il rispetto per la vita del donatore e dunque che il prelievo
di organi sia consentito solo in condizioni di morte accertata con criteri rigorosi.
Nel documento congiunto viene anche sottolineato che l’atto d’amore espresso con il
dono dei propri organi vitali permane come «una genuina testimonianza di carità».
I presuli – spiega sempre l’Osservatore Romano - evidenziano che «la legge ha bisogno
di affermare, senza ambiguità, se i parenti saranno in grado di negare l’autorizzazione
per l’espianto di organi». Questo è un aspetto centrale della normativa che va chiarito
in quanto, mentre l’alto tasso di donazioni volontarie parla di una diffusa «cultura
di generosità», un sistema di «presunto consenso» sarebbe trasformare la donazione
in un’azione predeterminata attraverso automatismi legislativi. «Il modo più efficace
— affermano ancora i presuli — per aumentare il tasso di donazione di organi e di
accordo alla donazione dopo la morte da parte dei familiari è quello di incoraggiare
le persone a firmare il cosiddetto “Registro di donazione organi””. Occorre però anche
porre la questione all’attenzione dei parenti e delle persone più vicine. I firmatari
del documento congiunto fanno quindi riferimento alla scienza che, in questi anni,
ha compiuto ulteriori progressi nell’accertare la morte del paziente. I risultati
raggiunti è importante che ricevano il consenso dall’intera comunità scientifica.
In un ambito così complesso come quello delle donazioni di tessuti e di organi, non
può esserci, infatti, il minimo sospetto di arbitrio: deve sempre «prevalere il principio
di precauzione» dove la certezza ancora non fosse raggiunta. (D.D.)