2012-02-09 15:26:21

Agenda digitale: parte l'iniziativa del governo


Il ‘Progetto strategico Agenda digitale italiana’ è una delle principali novità del decreto ‘Semplifica Italia’, iniziativa strategica del Governo per l’informatizzazione della Penisola. Oggi la prima riunione, con il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Francesco Profumo, e Paolo Peluffo, sottosegretario per la Comunicazione e l’Editoria. Massimo Pittarello ha chiesto a Peter Kruger, esperto in materia di digitalizzazione ed ex consulente del ministro per le Telecomunicazioni quale è l’importanza di tale iniziativa. RealAudioMP3

R. – E’ un primo passo molto importante. Importante anche solo dal punto di vista simbolico perché, finalmente, il termine “agenda digitale” entra nell’azione di governo. Questo l’avevamo già capito durante il discorso di insediamento del presidente Monti, al Senato. Bisogna andare un po’ oltre quello che è stato il modo di intendere il digitale fino ad oggi da parte della politica e, in particolare, da parte dei governi. Il government e le infrastrutture sono sicuramente importanti, però l’agenda digitale è qualcosa di un po’ più ampio ed ambizioso e, per certi versi, anche più semplice di una politica che si articola in iniziative sul government piuttosto che sul finanziamento delle infrastrutture della banda larga e così via. L’agenda digitale è, in primo luogo, uno statement sugli obiettivi che si dà un Paese, sui temi del digitale, partendo dalla consapevolezza che il digitale – in particolare l’economia e la cultura digitale – è un qualcosa che l’intero Paese è chiamato ad affrontare, non soltanto il governo o gli operatori di telecomunicazioni, ma tutti, dai cittadini alle imprese. E’ un’impresa che chiama tutto il Paese alla mobilitazione. Questo avviene, soprattutto, per un Paese come l’Italia, che da questo punto di vista è in forte ritardo. La prima cosa, quindi, è che ci facciamo un’agenda digitale, che stabilisca degli obiettivi validi per tutto il Paese e sui quali il Paese si possa mobilitare. Sono obiettivi che non riguardano solo il government o le infrastrutture della banda larga, ma anche le piccole imprese, i servizi che possono utilizzare, le medie imprese ed i servizi che possono utilizzare le grandi imprese ed i miglioramenti che possono apportare alla produzione piuttosto che all’erogazione dei servizi da una vera e propria adozione delle tecnologie digitali. Riguardano i cittadini, i consumatori, gli studenti, i giovani lavoratori. La seconda cosa di cui abbiamo disperatamente bisogno sono gli strumenti di valutazione più che le ricette specifiche. Una volta che vengono definiti gli obiettivi, dobbiamo avere anche degli strumenti che ci consentano di misurare effettivamente cosa sta accadendo, quanto ci stiamo avvicinando al raggiungimento degli obiettivi stessi. Abbiamo diffuso una quantità impressionante di lavagne elettroniche, nelle scuole, e questo viene utilizzato da molti come indicatore di grande penetrazione dell’alfabetizzazione digitale nelle scuole. Peccato, però, che se andiamo a vedere i tassi di utilizzo di queste lavagne, essi risultano essere molto bassi e quindi, evidentemente, quello non era un indicatore che aiutava molto. Abbiamo bisogno di strumenti che ci consentano di misurare il raggiungimento degli obiettivi e bisogna che questi strumenti siano messi in mano a soggetti che siano un po’ indipendenti. La terza cosa, che secondo me è davvero molto importante, è ascoltare le voci dei soggetti che sono realmente coinvolti nei processi di innovazione, di coloro che realmente fanno innovazione. Se rimettiamo la discussione nelle mani dei soliti professionisti dell’innovazione – che sono molti - rischiamo di avere un contributo non che non sia importante, ma comunque molto parziale.

D. – Tra gli effetti immediati, si potrà avere uno snellimento della burocrazia italiana?

R. – Sì, si potrà avere uno snellimento drammatico della burocrazia italiana. In questi giorni si parla molto di emergenza e di gestione dell’emergenza, ma molti problemi derivanti dall’emergenza-neve, si sarebbero potuti risolvere non con politiche dell’emergenza, ma con politiche banali di gestione ordinaria. Faccio un esempio: se oggi una persona, non in una giornata di emergenza ma in una qualsiasi normale giornata, va a fare la prenotazione per un viaggio in treno e ad acquistarne il biglietto, il sistema non fornisce nessun dato su quello che è lo stato dei treni. Cioè: posso comprare tranquillamente un biglietto di un treno, che però Trenitalia già sa essere in ritardo di 50 minuti o sa che magari è stato soppresso. Pensi questo che cosa implica dal punto di vista della gestione di una situazione di emergenza. Nel 2012 questa è una cosa inconcepibile, ed è peraltro una cosa semplicissima. C’è un altro ambito di semplificazione enorme, ed è dato dall’open government. Il fatto, cioè, che i cittadini possano accedere ai dati sull’attività della pubblica amministrazione è una vera e propria rivoluzione, perché permette veramente, ai cittadini, non solo di verificare ma anche di fornire feedback. Una cosa del genere, che riguarda tutte le informazioni inerenti la gestione della cosa pubblica, può essere un meccanismo di trasformazione potentissimo nella società in cui viviamo. (vv)








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