Siria: oltre 60 morti ad Homs. Fra le vittime anche 18 neonati
Non si ferma la violenza in Siria. Sale a oltre 60 il bilancio dei morti ad Homs,
roccaforte della resistenza siriana al regime di Bashar al Assad, colpita nella notte
da violenti bombardamenti. Fra le vittime anche 18 neonati tenuti nelle incubatrici
di un ospedale. Intanto sempre ad Homs, l’agenzia ufficiale Sana parla di una serie
di “attacchi terroristici”. Il servizio di Debora Donnini:
Homs,
roccaforte della ribellione, continua ad essere teatro di violenze. Solo la scorsa
notte, per i bombardamenti del regime, si contano oltre 60 morti; fra loro 18 neonati
tenuti nelle incubatrici che hanno perso la vita quando le bombe hanno provocato un
black-out nell’ospedale di al Walid: piccole vittime di una violenza che ha già tolto
la vita a 400 bambini, secondo l’Unicef. Ma l’agenzia ufficiale Sana parla anche di
diversi attentati messi in atto in città da terroristi, fra i quali l'esplosione di
un’autobomba con vittime fra civili e forze di sicurezza. Sul fronte diplomatico l’Unione
europea sta valutando un inasprimento delle sanzioni e ha anche inviato un team di
esperti a Beirut ed Amman per far fronte alla possibile evacuazione dei cittadini
europei. Questa la situazione dopo il veto posto, sabato scorso, da Russia e Cina
alla risoluzione Onu, che avrebbe imposto ad Assad di lasciare il potere. Oggi il
presidente russo Medvedev ha comunque detto che bisogna continuare a cercare soluzioni
condivise all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, rende noto il
Cremlino in un comunicato che da' conto di una conversazione telefonica tra lo stesso
Medvedev e il premier turco Erdogan. La Turchia intanto lancia l’idea di una conferenza
internazionale sulla Siria e la crisi siriana sarà anche al centro dei colloqui fra
il premier italiano Monti e il presidente Usa Obama domani alla Casa bianca.
L’Unicef,
dunque, lancia l’allarme sulla condizione dei bambini: massacrati, violentati o vittime
delle violenze senza fine che ormai da mesi colpiscono il Paese. Chiesto, inoltre,
l’intervento della comunità internazionale prima che sia troppo tardi. Federico
Piana ha raccolto l’appello di Paola Bianchi, presidente di Unicef-Italia:
R. – E’ stato
definito “il massacro degli Innocenti”, e questo non è assolutamente accettabile.
Bambini al di sotto dei 14 anni uccisi – ne abbiamo contati all’incirca 400 – e altrettanti
detenuti arbitrariamente.
D. – Per quale motivo c'è questa violenza inaudita
contro i bambini? Che cosa hanno fatto di male questi innocenti?
R. – C’è un
coinvolgimento dei bambini anche da parte delle truppe ribelli, che tende ad esporli,
metterli in prima fila. I bambini vengono arrestati anche insieme alle famiglie, insieme
ai genitori, torturati, massacrati, sottoposti ad abusi sessuali.
D. – Cosa
si può fare come comunità internazionale?
R. – La comunità internazionale deve
ovviamente compattarsi intorno all’allarme lanciato dall’Unicef e auspicare, fare
in modo che attraverso la denuncia urlata possa compattarsi una forza che in qualche
maniera porti ad una soluzione della situazione.
D. – Come si fa se però anche
le ambasciate sono state chiuse?
R. – E’ vero: molti Paesi europei hanno chiuso
le ambasciate, però è vero anche che l’Unione Europea ha ritenuto di mantenere i propri
avamposti in Siria proprio perché ritiene indispensabile che qualcuno rimanga sul
campo, quantomeno per registrare, per portare una testimonianza.
D. – Si può
sperare in un miglioramento di questa tragica situazione? R. – Faremo tutto quanto
è nelle nostre possibilità. E’ evidente, però, che bisogna essere realisti: da qui
a breve ho serio timore che non si potranno che contare ulteriori feriti e morti.
Speriamo che non riguardino i bambini, che sono assolutamente non responsabili di
alcuna azione. Speriamo che il tempo che intercorre da qui al termine delle violenze
sia il più breve possibile. (gf)