2012-02-08 15:34:05

Mons. Scicluna al Simposio sugli abusi sui minori: chi non denuncia un crimine è nemico della Chiesa


Proseguono presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma i lavori del Simposio “Verso la guarigione e il rinnovamento”, al quale partecipano i delegati di 110 Conferenze episcopali e di oltre 30 Istituti religiosi. Per padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, dalla riflessione di questi giorni sta emergendo con chiarezza la volontà della Chiesa di dotarsi dei mezzi per proteggere i bambini e costruire un ambiente sicuro per loro, divenendo d’esempio per l’intera società. A concludere la giornata di ieri, è stata la Veglia penitenziale nella Chiesa di Sant’Ignazio con la richiesta di perdono alle vittime degli abusi e a Dio. Il servizio dell'inviato al Simposio, Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

Ad aprire i lavori della giornata odierna del Simposio, dedicato agli abusi sessuali su minori compiuti da esponenti del clero, è stato il promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Charles Scicluna, con un intervento sul tema della ricerca della verità nei casi di abuso sessuale da un punto di vista degli obblighi morali e legali. “Chi inganna, chi non denuncia – ha dichiarato mons. Scicluna in conferenza stampa – è nemico della giustizia e quindi della Chiesa". Il promotore di giustizia ha ribadito inoltre il dovere della Chiesa di “ascoltare il dolore delle vittime, assisterle, trattarle con dignità” e ha aggiunto che “si nota una riduzione del numero dei nuovi casi e si assiste a un andamento in discesa” di questi crimini. “Il problema e la grande preoccupazione – ha rivelato – è per l'Europa”, dove sono emersi o stanno emergendo tanti casi. La Chiesa ha dunque l’obbligo di prendersi cura delle vittime di abusi e di aiutarle nel loro percorso di guarigione, ma soprattutto ha l’obbligo di denunciare tali crimini alle autorità civili del Paese in cui essi avvengono. Le indicazioni del dicastero pontificio ai vescovi in tal senso appaiono molto esplicite, in particolare quando si afferma che la cooperazione con gli organismi inquirenti deve essere piena e immediata.

Diverso sarà il discorso invece per quanto riguarda il meccanismo sanzionatorio interno alla Chiesa, vincolato a norme di Diritto canonico peraltro già esistenti. E’ il caso ad esempio delle eventuali sanzioni nei confronti di quei vescovi che dovessero rendersi responsabili di atteggiamenti omissivi o non dovessero dare corso alle direttive della Congregazione. Sarebbe in ogni caso – ha sottolineato mons. Scicluna – un atteggiamento intollerabile nell’ambito della Chiesa. Molte le reazioni della stampa internazionale alla Veglia penitenziale svoltasi ieri sera nella Chiesa di Sant’Ignazio a Roma. Non si è trattato, come molti dicono, di un semplice mea culpa della Chiesa – ha sostenuto mons. Scicluna – che è invece andata molto oltre, prevedendo misure di prevenzione e cura delle vittime. E proprio a mons. Charles Scicluna abbiamo chiesto se la formulazione delle linee guida per le Conferenze episcopali comporterà delle modifiche anche del Diritto canonico:

R. - Io direi di no, perché l’Ordinamento giuridico della Chiesa è già stato aggiornato con il Motu Proprio “Sacramentorum Sanctitatis Tutela”. Le linee-guida riguardano una risposta che va al di là dell’Ordinamento giuridico, perché si tratta prima di tutto di applicare l’Ordinamento giuridico che già esiste, di usarlo per la risposta giuridica che bisogna dare al triste fenomeno degli abusi sessuali, ma va oltre, perché parla di formazione delle comunità, di formazione dei futuri sacerdoti ma anche di un approccio “proattivo” alla prevenzione di questi crimini. Per cui, l’Ordinamento giuridico è una parte della risposta, ma non esaurisce la risposta della Chiesa. E’ questa un po’ anche l’idea fondamentale della Lettera circolare.

D. – E quando si spiega ai vescovi che devono fare riferimento agli Ordinamenti degli Stati in cui si trovano per la denuncia, la gestione “pratica” del crimine di cui sono venuti a conoscenza, si mette in secondo piano il meccanismo sanzionatorio della Chiesa?

R. – Prima di tutto, bisogna riferire allo Stato, se c’è l’obbligo di riferire allo Stato. Il riferire allo Stato non toglie mai l’obbligo interno alla Chiesa di gestire il caso, di dare una risposta propria al caso. Per cui, se c’è l'obbligo di riferire bisogna seguire la legge. Dove non ci fosse il riferimento obbligatorio allo Stato, bisogna comunque dare il necessario aiuto alla vittima che volesse farlo e bisogna evitare qualsiasi comportamento dissuasivo dall’esercizio legittimo dei diritti della vittima. (gf)







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