Medio Oriente: mons. Twal favorevole all'accordo Fatah-Hamas
Il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, ha commentato in modo positivo
la notizia di un accordo raggiunto lunedì scorso a Doha fra il movimento Hamas e il
movimento Fatah per affidare al presidente Abu Mazen la guida di un governo di unione
palestinese. “Vogliamo la pace con e fra tutti”, ha dichiarato all'agenzia AsiaNews
il capo della Chiesa latina; fra palestinesi e fra i palestinesi e Israele. La “dichiarazione
di Doha” è avvenuta nel quadro delle riunioni fra Abu Mazen, presidente dell’Autorità
palestinese e capo di Fatah, e Hamas Khaled Mechaal, responsabile di Hamas. Fra i
due partiti le relazioni sono tese dal 2007 e dopo l’ascesa al potere di Hamas nella
striscia di Gaza. L’accordo di lunedì scorso viene a rinforzare un “Accordo di riconciliazione”
stipulato nel 2011. Il patriarca di Gerusalemme commenta che “non vede nessun ostacolo
nel fatto che tutti i palestinesi si mettano ad aiutare Abu Mazen per realizzare queste
due iniziative”. Il presidente palestinese è “un uomo moderato, di apertura e cooperazione”.
Grazie all’accordo, Abu Mazen sarà sia presidente che Primo ministro, rimpiazzando
l’economista Salam Fayyad, sostenuto dall’occidente. Il patriarca esprime rincrescimento
per questo cambiamento, guardando al “grande lavoro effettuato con successo da Salam
Fayyad per preparare con discrezione e serietà le infrastrutture di un futuro Stato
palestinese”. L’accordo di Doha è stato criticato dal premier israeliano Benjamin
Netanyahu: “Se Abu Mazen applica ciò che è stato firmato a Doha, sceglie di abbandonare
la via della pace per unirsi ad Hamas”, ha dichiarato. “O è la pace con Hamas, o è
la pace con Israele. Non si possono avere insieme”. “Non è così!”: il patriarca si
stupisce di “questa reazione”, perché “questa riconciliazione risponde alle aspirazioni
dei palestinesi all’unità e bisogna esserne contenti”. Mons. Fouad Twal aggiunge:
“Vogliamo la pace per tutti, una buona intesa con Israele e l’unione fra i fratelli
palestinesi in tutte le loro correnti di pensiero politico. D’altronde, chi non conosce
nella propria famiglia punti di vista diversi o opposti?”. Il patriarca parla di una
“reciprocità anormale” nei due campi, “in cui ci sono quelli che non vogliono riconoscere
lo Stato di Israele come altri non vogliono riconoscere lo Stato di Palestina”. Il
patriarca spera che la riconciliazione “possa contribuire a mantenere i negoziati,
che non sono mai cessati, direttamente o indirettamente. Ne sono prova la liberazione
del soldato Shalit e di più di mille palestinesi. Il dialogo è fatto per persone che
non vanno d’accordo. Non c’è nulla da guadagnare nel volerlo rompere. Bisogna lottare
contro lo spirito di divisione, non è mai il modo migliore di lavorare per disegnare
un cammino di pace”. Mons. Twal chiede di pregare “per una pace giusta e conclusiva
qui in Terrasanta e per i Paesi che la circondano" e afferma che i cambiamenti nel
mondo arabo non devono essere ignorati. Fra tutte, il patriarca afferma che "la crisi
siriana ci preoccupa molto” e che egli comprende la paura dei responsabili religiosi
in Siria, i quali temono di finire come un altro Iraq. (R.P.)