Usa: nuovo intervento dei vescovi contro le norme sanitarie sui farmaci abortivi
Prosegue senza sosta l’impegno dei vescovi cattolici degli Stati Uniti in difesa della
vita e della libertà di coscienza: due valori che appaiono seriamente minacciati dalle
politiche federali legate alla riforma del sistema sanitario che, secondo le intenzioni,
punterebbero ad agevolare l’accesso ai servizi di cura e di prevenzione per le donne,
ma che in realtà per l’episcopato nascondono una maggiore facilità di ricorso alle
pratiche abortive. Due obbiettivi - riporta L'Osservatore Romano - per i quali c’è
ora un nuovo intervento da parte dell’episcopato che, in una nota, ha offerto una
serie di risposte in relazione ad alcune affermazioni sul tema che il Governo ha diffuso
tramite uno spazio di discussione ospitato sul proprio sito internet. Al centro del
dibattito, in particolare, vi sono le nuove direttive emanate dal Department of Health
and Human Services, guidato dal segretario Kathleen Sebelius, che prevedono l’adeguamento
dei piani di assistenza sanitaria coperti dalle assicurazioni private, nell’ambito
dei quali sono previsti l’utilizzo di farmaci abortivi e il ricorso a interventi
di sterilizzazione. Assicurazioni private che tutti i datori di lavoro, incluse anche
le organizzazioni religiose (con poche eccezioni), come ad esempio quelle che amministrano
ospedali o cliniche, dovranno garantire ai propri dipendenti: un punto questo considerato
come fondamentalmente lesivo della libertà di coscienza. Le considerazioni dei vescovi
si appuntano sostanzialmente sulle eccezioni, che i presuli ribadiscono essere eccessivamente
restrittive. Alla generica affermazione del Governo che le comunità religiose saranno
esentate dall’obbligo di fornire tali coperture assicurative, si replica che soltanto
quelle organizzazioni religiose che assumono dipendenti affiliati al proprio credo
o che offrono servizi rivolti principalmente a servire persone affiliate alla propria
religione potranno legittimamente opporsi alle nuove direttive. Non sarà invece consentito
a quelle comunità religiose che, tramite le proprie organizzazioni, offrono un servizio
più ampio, rivolto a tutte le persone indipendentemente dal loro credo religioso di
appartenenza. Si tratta, si sottolinea, «di una vasta gamma di organizzazioni religiose,
come ospedali, istituti di beneficenza, università e scuole che chiaramente non sono
esenti». Per l’episcopato poi non corrisponde a verità il fatto che, secondo quanto
affermano le autorità federali, nessun medico sarà costretto a violare la propria
libertà di coscienza, prescrivendo i farmaci abortivi. In particolare si tratta dell’autorizzazione
contenuta nei piani assicurativi privati, a coprire, sotto la definizione di «servizi
di cura preventivi», la somministrazione di farmaci contraccettivi abortivi. In pratica,
nei piani di assicurazione privata a livello nazionale sarà data la possibilità di
offrire gratuitamente alle donne assistite farmaci come la pillola «Ella» (Ulipristal)
utilizzata come «metodo contraccettivo di emergenza» che può bloccare l’ovulazione,
ma anche agire sull’embrione impedendone l’annidamento nell’utero. I vescovi precisano
infatti — ribadendo ancora una volta quanto già espresso in varie occasioni nel passato
— che la classificazione di questi farmaci «come servizi preventivi» farà comunque
«aumentare la pressione» sui medici e sui farmacisti affinché mettano a disposizione
delle donne tali farmaci, violando così le esistenti norme in vigore che tutelano
la libertà di coscienza. Inoltre, le regole , stabilite dal Department of Health and
Human Services, che entreranno in vigore nel 2013, di fatto cancellano il cosiddetto
«copay», una sorta di ticket, che fino a oggi le donne dovevano pagare per l’acquisto
dei farmaci abortivi. Di conseguenza tutti i prodotti farmaceutici che tutelano il
controllo delle nascite, compresa appunto la controversa «Ella», saranno aggiunti
nella lista dei servizi preventivi caratterizzati dalla gratuità. (L.Z.)