Emergenza maltempo: 360 morti in Europa, mentre neve e gelo non risparmiano il Nord
Africa
Europa ancora nella morsa del gelo: secondo gli ultimi bilanci sono circa 360 i morti
dall’inizio dell’emergenza, soprattutto nell’area balcanica e orientale, mentre il
maltempo si sposta verso ovest. Ma la neve e i disagi non risparmiano neppure il Nord
Africa: in Algeria si contano già 25 morti ed è atteso un peggioramento delle condizioni
meteo. Roberta Barbi:
Migliaia di
chilometri di strade impraticabili, centinaia di villaggi raggiungibili solo in elicottero
e le scorte di cibo e gas per i riscaldamenti che iniziano a scarseggiare. È la fotografia
di un’Europa sempre alle prese con un’eccezionale ondata di maltempo, di freddo e
neve, che ha causato una vera strage di senzatetto, le principali vittime dell’emergenza.
Sono circa 200 i morti tra Ucraina e Polonia, dove non si contano i ricoveri in ospedale,
ma i bilanci, purtroppo, vengono continuamente aggiornati anche nella Repubblica Ceca,
dove oggi si è registrata la temperatura record di -39,4 gradi, in Ungheria, Romania,
Croazia, Montenegro e Macedonia. In Serbia il governo ha proclamato lo stato di emergenza
e si pensa di far saltare gli enormi blocchi di ghiaccio con cariche di esplosivo,
mentre nelle vicina Bosnia-Erzegovina è stato decretato lo stato di calamità naturale.
Situazione difficilissima anche in Bulgaria, dove un brusco innalzamento della temperatura
ha sciolto repentinamente la neve causando il cedimento di una diga nel Sud del Paese,
che ha sommerso di acqua ghiacciata il villaggio di Biser dove sono annegate quattro
persone, mentre altre quattro sono morte mentre tentavano di fuggire in auto. Il maltempo
non risparmia neppure il Maghreb: nelle province settentrionali di Medea e Cabilia,
in Algeria, nevica da giorni e a causa del maltempo eccezionale molte persone sono
morte in incidenti stradali o a causa di intossicazioni da monossido di carbonio esalato
dalle stufe lasciate accese. Drammatica anche la situazione nel campo tunisino di
Choucha, al confine con la Libia, dove i profughi vivono in tenda e dove iniziano
a scarseggiare acqua e cibo.