Cambiare la legge elettorale entro la fine della legislatura: così il Pdl e il Pd
dopo l'incontro di oggi
E’ necessario “cambiare l'attuale sistema elettorale restituendo ai cittadini il diritto
di scegliere i propri rappresentanti". Questo l’accordo raggiunto da Pdl e Pd secondo
una nota diffusa al termine dell'incontro di oggi, alla Camera , sulla riforma della
legge elettorale a cui ha partecipato anche la Lega. Diversa la posizione di quest’ultima:
secondo Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, il Carroccio si è detto contrario
all’introduzione delle preferenze e ritiene sufficiente qualche correzione alla legge
attuale. Ma perché è importante arrivare alle prossime elezioni con una nuova normativa?
Adriana Masotti lo ha chiesto al politologo Alberto Lo Presti, direttore
della Laurea in Scienze politiche e del Buon governo dell’Angelicum di Roma. R. – Da molti
questa legge elettorale è ritenuta una legge sbagliata, iniqua. Abbiamo visto che
cosa ha prodotto, anche un diffuso sentimento di antipolitica. Dunque metterci mano
è davvero importante e per questo molti sono al lavoro. Anche i tanti richiami del
capo dello Stato sottolineano l’urgenza di arrivare a questo risultato.
D.
– Ma che cosa deve garantire una legge elettorale in una democrazia matura, come ci
auguriamo sia quella italiana?
R. – Almeno quattro cose. La prima è la partecipazione:
il cittadino deve sapere che ha fra le mani un momento importante, nel quale può esercitare
la sua sovranità. Il secondo è la stabilità: i rapporti numerici che si devono creare
in Parlamento dopo le elezioni devono essere chiari e in questa chiarezza si deve
poter dire che la legislatura ha una sua stabilità e cioè una solidità nei rapporti
fra le forze che si schiereranno. La terza caratteristica è la governabilità: non
basta, infatti, la stabilità e questo lo abbiamo visto nell’ultimo governo Berlusconi.
Speriamo che la legge elettorale possa dare risposta anche a questo. L’ultimo requisito
che vogliamo chiedere alla legge elettorale è che riesca a stemperare i toni accesi
con cui normalmente le competizioni elettorali si sono manifestate nelle ultime tornate.
D. –Per quanto riguarda il bipolarismo ci sono diverse posizioni: chi lo vuole
preservare a tutti i costi; chi dice che il bipolarismo perfetto non è adatto per
l’Italia…
R. – Su questo bisognerebbe, forse, fare la seguente considerazione:
noi adesso dobbiamo sistemare una legge elettorale - quella attuale - sapendo che
dobbiamo andare al voto, alla prossima tornata, con un meccanismo più felice rispetto
alle aspettative della società civile. Diverso è il caso di sistemare una legge elettorale
progettandola, avendo a mente una forma di governo, se non un progetto sullo Stato
in sé. Mi sembra che questa sia una riforma che chiede più energie, più tempo, che
chiede anche una lungimiranza che in questo momento – mi sembra – la nostra classe
politica non può mettere in campo. Dunque il titolo proprio in ordine al bipolarismo
o al ritorno ad un parlamentarismo come quello della prima Repubblicana, diciamo che
in questo momento mi sembra sospeso dal dibattito pubblico. Adesso c’è veramente da
correggere una legge elettorale che qualcuno ritiene iniqua e che molti ritengono
insufficiente rispetto a quello di cui avremmo bisogno.
D. – Lei pensa che
i partiti riusciranno a lavorare insieme per arrivare ad un buon risultato?
R.
– L’opzione a disposizione del nostro Parlamento, in questo momento, è comunque importante:
arrivare a fare una riforma è una scelta decisiva; non farla è lo stesso molto decisiva,
perché il sentimento diffuso in questo momento è quello per cui la riforma elettorale
è una delle cose che tutti si aspettano possa avvenire. In questo senso se davvero
i veti incrociati o l’incapacità di trovare un accordo su una base minima dovessero
rendere impossibile giungere a una modifica della legge elettorale, io penso che il
discredito sarebbe così conclamato da rendere alle forze politiche, in questo momento,
un risultato negativo e un sentimento davvero ancora più ostile, che certo non aiuterebbe
nessuno e difficilmente potrà trovare qualcuno che potrebbe trarne giovamento. Quindi,
da una parte, noi abbiamo la speranza che si riesca ad arrivare ad un risultato e,
dall’altra, se la società civile riesce a muoversi, se la voce di tanti che premono
per questa soluzione riuscirà a giungere fino alla nostra classe politica, aiuteremo
anche loro a mettersi con maggiore impegno e decisione a trovare la soluzione migliore
per sistemare la cosa.