L’Unione Africana non riesce a eleggere il nuovo presidente
Per la prima volta nella sua storia, l’Unione Africana (Ua) non è riuscita ad eleggere
il suo Presidente. Al 18esimo vertice dei capi di Stato che si è tenuto ad Addis Abeba,
capitale dell'Etiopia e sede dell'organismo, nessuno dei due candidati ha avuto la
maggioranza necessaria per essere eletto alla presidenza. I due sfidanti erano la
ex ministra degli Esteri del Sudafrica, Nkosazana Dlamini-Zuma, e il Presidente uscente
dell'Ua, Jean Ping, gabonese. L’elezione verrà ripetuta al prossimo summit, in programma
in Malawi a giugno. Nel frattempo a guidare l'Unione Africana sarà ancora Ping, cui
è stato prorogata la scadenza del mandato per altri sei mesi. Secondo diversi osservatori,
la mancata elezione del nuovo Presidente dell’Ua riflette la spaccatura tra la parte
francofona del continente (che appoggia Ping) e quella anglofona (che era dietro alla
candidatura di Dlamini-Zuma). Il fallimento dell’elezione dei vertici del più importante
organismo continentale africano riflette le difficoltà che incontrano le diverse elezioni
nei singoli Paesi africani (dal Camerun alla Costa d’Avorio, dalla Guinea alla Repubblica
Democratica del Congo), tra denunce di brogli, frodi e contestazioni varie. Un quadro
non certo esaltante, ma occorre ricordare che fino ai primi anni ’90 l’Africa era
il continente dei Presidenti a vita e dei partiti unici al potere da 30 anni. La democrazia,
pur tra mille difficoltà, continua ad avanzare ma si rende necessario un rafforzamento
di quelle istituzioni della società civile (dai partiti ai sindacati, ai movimenti
per la difesa dei diritti dell’uomo) che sono il tessuto nel quale si iscrive la tela
della democrazia. (R.P.)