Con "La stabilità dell'uomo nel mondo globalizzato" concluse le letture teologiche
in Laterano
Con l’incontro di ieri sera in Laterano si è concluso il ciclo di letture teologiche
dedicato alle grandi omelie pasquali di Benedetto XVI, organizzato dalla pastorale
universitaria della diocesi di Roma. Tema dell’ultimo incontro “la stabilità dell’uomo
nel mondo globalizzato”. Il servizio di Michele Raviart.
La luce, l’acqua,
l’alleluia. I simboli della Notte Santa ci conducono al mistero pasquale, nell’omelia
di Benedetto XVI dell’11 aprile 2009. Il cero pasquale come Luce del mondo, le acque
della morte in cui è sceso il Cristo e la sorgente del battesimo, il canto nuovo della
scoperta della Vita stessa. Immagini che ci avvinano alla comprensione della Risurrezione,
come ci spiega mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione
per la Dottrina della Fede:
“La Risurrezione di Gesù è qualcosa che sfugge
alla nostra immediata comprensione e il modo di avvicinarsi a questa realtà che è
di questo mondo, ma che lo trascende, non può essere semplicemente un ragionamento.
C’è il simbolo, c’è l’immagine, che ci porta più in là di ciò che noi con il semplice
ragionamento possiamo raggiungere. Il Concilio Vaticano II dice una cosa molto bella:
Cristo è l’uomo perfetto. In Cristo noi troviamo la perfezione dell’umanità, troviamo
ciò che noi anche senza sapere desideriamo. E’ il Cristo Risorto che è attualmente
vivente in mezzo a noi, che vive nella Chiesa”.
Riflessioni che non sono
mai confinate all’aspetto teologico, ma che possono guidarci nella complessa società
contemporanea. Il cardinale vicario Agostino Vallini:
“Ogni volta
che il Santo Padre da maestro della fede pronuncia un’omelia, annuncia la Parola,
è una parola viva adeguata all’oggi. In questo senso questa omelia è veramente di
grande attualità e merita di essere ripresa, meditata e attuata nella vita di ognuno
di noi”.
L’omelia, pronunciata in un periodo che era già di crisi economica
e sociale, interroga i fedeli su quali debbano essere i valori attraverso i quali
i cristiani possano risplendere “come astri nel mondo” ed essere sorgente viva invece
di acqua stagnante. Il prof. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat:
“Il
Papa ci ricorda nell’omelia che ogni cristiano dev’essere acqua fresca. In questo
senso credo che sia la società intera a dover pensare in termini nuovi. Come la Caritas
in Veritate e prima la Centesimus Annus ci hanno detto più volte. Un punto chiave
a mio parere è quello di definire nuovi parametri per capire che cosa è il progresso
di una società, che non sia soltanto reddito, benessere materiale, ma che siano altri
elementi che abbiano una prospettiva di equità, di sostenibilità rispetto alle generazioni
future”.
Le parole del Papa indicano perciò la via per un modo migliore
di concepire la realtà. Il prof. Giampiero Milano, preside della facoltà di
Giurisprudenza all’università di Tor Vergata:
“Ci richiama a responsabilità
nella costruzione di una comunità che vive in un mondo pieno di contraddizioni, di
negazioni: da una parte la fede, dall’altra un ateismo che milita privo di valori
e anche grandi religioni che cercano di fornire quel livello etico minimo che serva
veramente a costruire una comunità universale, la globalizzazione, che sia una comunità
positiva, una comunità di scambio di valori e di condivisione”.
L’uomo,
in un mondo globalizzato e in continuo dinamismo, solo con Cristo e la fede può infatti
trovare una stabilità e radicarsi in ciò che è profondo e definitivo.