Usa, identificata proteina responsabile dell'Alzheimer: "Entro tre anni la sperimentazione
umana"
Uno studio dell’Università statunitense di Philadelphia avrebbe individuato la proteina
alla base del processo che provoca l’Alzheimer. Il direttore della ricerca annuncia
che entro tre anni si potrebbe avviare la sperimentazione umana, che se così fosse
darebbe nuove speranze agli ammalati, stimati nel mondo in circa 36 milioni. Il servizio
di Massimo Pittarello:
Uno studio dell’Università
Temple di Philadelphia avrebbe individuato la proteina alla base del processo che
provoca l’Alzheimer. Per questa terribile patologia sono numerose le informazioni
e gli annunci. Allora abbiamo chiesto a Gabriella Salvini Porro, presidente
della Federazione Alzheimer Italia, se l’eccesso di informazioni può essere anche
negativo:
R. - Sì, dal punto di vista familiare è una gran confusione. Bisognerebbe,
quando si parla di questi studi, queste ricerche, puntualizzare che occorrono ancora
anni prima che il farmaco sia pronto.
Al dott. Domenico Praticò, l’italoamericano
che ha guidato il team di ricerca di Philadelphia, e gli abbiamo chiesto se la sua
scoperta sia davvero un passo determinante nella cura dell’Alzheimer:
R. -
La nostra scoperta, di questa proteina, ha già aperto in maniera molto sperimentale
la possibilità di avere dei farmaci. Quindi, se una molecola, una droga, un farmaco
riescono a controllare questa proteina, è naturale che si possa mettere tranquillo
il neurone, riducendogli i livelli delle fibrille intracellulari. Con questa droga
la memoria viene protetta.
D. – Quando pensa di poter avviare la sperimentazione
sull’uomo?
R. – Direi che nell’arco di due, tre anni si possa passare all’uomo.
E’ un approccio che andrebbe ad interferire con una proteina chiave che, finalmente,
abbiamo identificato.
D. – Troppo spesso escono fuori delle notizie sulla possibilità
di trovare nuove cure. Come si distingue quella valida da quella non valida e come
si distingue la sua ricerca?
R. – Non è che abbiamo trovato una cura: noi abbiamo
identificato un meccanismo. Questo meccanismo, probabilmente, potrà darci un approccio
terapeutico diverso, che può diventare cura. Siamo molto cauti, anche se siamo ottimisti.
Per ora, i dati che vengono dagli animali sono veramente entusiasmanti, perché nessuno
aveva capito come funzionava. Molti laboratori stavano dedicandosi a questa stessa
proteina, ma noi siamo stati i primi a riuscire a delineare tutto.
Per avere
una conferma, ci siamo rivolti al Santa Lucia, ospedale di altissimo profilo sotto
il piano della ricerca, e abbiamo chiesto a uno psichiatra, il dott. Gianfranco
Spalletta, se sia praticabile e credibile l’ipotesi di una sperimentazione di
un vaccino contro l’Alzheimer sull’uomo entro due anni:
R. – Penso che sia
credibile. E’ un dato interessante, molto interessante e molto innovativo. Penso che
sia credibile.
D. – E’ stato un passo determinante nella ricerca della cura
per l’Alzheimer?
R. – Non sono sicuro che sia un passo determinante, però lo
potrebbe essere. In quel caso, potremo dare una patente di serietà, sicuramente. (ap)