2012-02-02 13:18:59

Spentasi a 88 anni Wisława Szymborska, celebre poetessa polacca, Nobel per la letteratura nel 1996


Le biografie che la riguardano mettono tutte indistintamente in rilievo un tratto comune alla sua persona e alla sua arte: l’ironia. “La poesia non piace a più di due persone su mille” aveva osservato una volta proprio in uno dei suoi versi. Eppure Wisława Szymborska, premio Nobel per la Letteratura nel 1996, ha fatto della poesia una ragione di una lunga vita, spentasi ieri all’età di 88 anni, nella città da lei più amata e più vissuta, Cracovia. Il Nobel di 25 anni fa svelò al mondo il talento di una compositrice precoce, passata per la guerra, scampata alla deportazione, e poi inizialmente censurata dal regime socialista perché i suoi versi non erano intonati al sentire del potere. Più tardi, quel sentire diverrà materia di riflessione, e in qualche caso un tentativo di apologia, rigettato tuttavia come “peccato di gioventù” a metà del Novecento. Innumerevoli sono gli articoli, le recensioni, i saggi firmati su quotidiani e riviste letterarie dalla Szymborska, che conosce il primo, ampio successo nel 1957 quando pubblica la raccolta intitolata “Appello allo Yeti”. Attorno ai suoi versi si coagula negli anni una schiera di cultori e traduttori di varie nazionalità. A restituire in italiano la metrica e le sonorità dei versi della Szymborska sarà per molti anni Pietro Marchesani, ordinario di Letteratura e cultura polacca alla facoltà di Lingue dell'Università di Genova, scomparso nel novembre del 2011. Ma anche il Nobel Czesław Milosz ha dato un notevole contributo, non il solo, alla conoscenza delle opere della poetessa polacca in lingua inglese. “Per me – aveva osservato una volta la Szymborska – la poesia nasce dal silenzio”. E nel silenzio del sonno si è spento uno degli ingegni poetici del Novecento. Un’epoca della quale la poetessa scrisse un giorno: “Sono, ma non devo esserlo, una figlia del secolo”. (A cura di Alessandro De Carolis)








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