Presentata la mostra "L'universo dentro e fuori di noi" con il contributo della Specola
Vaticana
Immagini spettacolari, strumenti di grande interesse e reperti straordinari, come
minerali lunari e marziani, ma anche le edizioni originali delle opere di Galileo,
Copernico, Newton, con una sezione dedicata al cardinale Pietro Maffi - agli inizi
del ‘900 presidente della Specola Vaticana - e stampe di un libro di astronomia cinese
regalato nel Seicento da un mandarino al padre gesuita Matteo Ricci. E’ la mostra
“Storie dall’altro mondo. L’universo dentro e fuori di noi”, in programma a Pisa la
prossima primavera e presentata oggi in Sala Stampa della Santa Sede da padre José
Gabriel Funes, attuale direttore della Specola Vaticana, Cosimo Bracci Torsi, presidente
della Fondazione Palazzo Blu di Pisa, che ospita l’esposizione, e Antonio Masiero,
vice presidente dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare. Tra le istituzioni promotrici
della mostra, curata da don Alessandro Omizzolo e dal prof. Franco Cervelli, anche
il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa e l’arcidiocesi della città toscana.
Il servizio di Giada Aquilino:
“La storia dell’universo
non si potrebbe raccontare senza le nostre ‘piccole’ storie umane”. Così padre
José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana, ha presentato la mostra
“Storie dall’altro mondo. L’universo dentro e fuori di noi”, in programma a Pisa,
al Palazzo Blu d’arte e cultura dal 10 marzo al primo luglio prossimi. Un incrocio
di “storia cosmica e storia umana”, ha aggiunto padre Funes, di cui Pisa è “luogo
privilegiato”: terra natale di Galileo Galilei e luogo dove il cardinale Pietro Maffi
“svolse il suo ministero pastorale”. Citando le parole di Benedetto XVI agli studenti
inglesi, durante il viaggio del 2010 nel Regno Unito, quando ricordò che ogni materia
studiata “si inserisce in un orizzonte più ampio”, invitando a non ridursi mai “a
un orizzonte ristretto”, l’esposizione punta proprio ad “allargare gli orizzonti delle
giovani generazioni”, ma non solo. Lo ha spiegato lo stesso padre Funes:
“Talvolta
noi viviamo ‘oppressi’ da piccoli e grandi problemi dell’umanità, ma anche nostri,
personali, delle nostre società: la crisi economica, per esempio. Senza distogliere
lo sguardo da quelli che sono i problemi quotidiani, spero che questa mostra ci aiuti
a guardare su, a vedere questo cielo che è sopra di noi e pure dentro di noi, perché
noi siamo parte anche delle stelle”.
Una storia, quella dell’universo,
lunga 14 miliardi di anni, riproposta nella mostra grazie alla collaborazione “fra
scienziati laici e religiosi appartenenti ad istituzioni di altissimo valore scientifico
ma di origine assai diversa”, ha ricordato Cosimo Bracci Torsi, presidente
della Fondazione Palazzo Blu di Pisa:
“Il percorso espositivo - attraverso
immagini spettacolari, strumenti di grande interesse e reperti straordinari, come
i minerali lunari e marziani - condurrà il visitatore in un affascinante viaggio che,
partendo dal sistema solare e dalla nostra natura materiale, arriverà alle stelle
della nostra galassia ed alle altre, fino ai confini spazio-temporali dell’universo
e delle nostre attuali conoscenze”.
Oggi sappiamo di “ignorare il 96% di
ciò che - in termini di materia e energia - costituisce l'universo”: per questo, spiegano
gli organizzatori, prosegue l’esplorazione del “legame che unisce la materia allo
spazio e al tempo”, usufruendo anche dei “moderni acceleratori di particelle”. Ecco
perché il percorso espositivo è un vero e proprio viaggio, come ha precisato Antonio
Masiero, vice presidente dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare:
“E’
un viaggio della conoscenza verso i due estremi dell’universo: l’estremo grande dell’universo
– e quindi l’universo nel suo complesso – e il viaggio nell’estremamente piccolo,
nell’infinitamente piccolo, proprio nel cuore della materia. Quindi, è un viaggio
nello spazio ma anche nel tempo: chi visiterà la mostra avrà modo di partire proprio
dall’inizio del nostro universo, dai primi istanti, per arrivare all’universo attuale
o addirittura per proiettarci sul futuro dello stesso. Non possiamo negare che più
siamo andati avanti in questa conoscenza e più ci siamo resi conto che ci sono degli
interrogativi che si aprono man mano che andiamo avanti. Quindi, anche nella mostra
si vedrà come, in realtà, quello che noi siamo arrivati a conoscere è solo una piccola,
se non piccolissima, parte di ciò che è presente nell’universo, qualcosa come il 5%
dell’energia e materia presente nell’universo”.
Un viaggio reso possibile
pure dalle opere offerte dalla Specola Vaticana, direttamente provenienti dalle collezioni
di Castel Gandolfo, grazie agli studi sulla formazione del sistema solare, sulle stelle
cadenti, sulle galassie vicine. Ne ha parlato padre Funes, rispondendo alle
domande dei giornalisti che chiedevano anche se ci possa essere in futuro un viaggio
su Marte. “Se volete vedere Marte - ha detto - andate a Pisa”:
“Alla mostra
ci sono dei meteoriti e tra questi ci sono alcuni pezzi di grande valore, come una
pietra della Luna e un meteorite che si crede sia arrivato da Marte: potremmo dire
'il tesoro' della Specola Vaticana. Nel 2009, quando il Santo Padre è venuto a inaugurare
la Specola Vaticana ha potuto avere tra le mani questo meteorite che si crede venga
da Marte e che è stato trovato a Nakhla, in Egitto: neanche il Papa lo avrebbe
potuto toccare, ma con un fazzoletto ha potuto tenerlo fra le mani. Potremmo dire
che ha tenuto Marte nelle sue mani. Abbiamo una foto a Castel Gandolfo. Anche L’Osservatore
Romano, il giorno dopo, pubblicò questa foto sulla prima pagina, titolando: ‘Marte
nelle mani del Papa’”. (mg)