L'arcivescovo di New Orleans: Obama non ci può chiedere di violare la nostra coscienza
su abortivi e contraccettivi
La Chiesa degli Stati Uniti è in queste settimane al centro degli incontri con Benedetto
XVI e i dicasteri della Curia Romana, per via dell’alternarsi di gruppi di presuli
in visita ad Limina. Questa mattina, il Papa ha ricevuto in udienza alcuni
vescovi della zona nord-est del Paese, mentre nei giorni scorsi ha fatto visita al
Pontefice, fra gli altri, anche l’arcivescovo di New Orleans, mons. Gregory Aymond.
Tra i temi trattati c’è stato anche quello della recente decisione dell’Amministrazione
Obama di obbligare tutte le strutture ospedaliere americane, comprese quelle cattoliche,
a fornire - a partire dal prossimo anno - contraccettivi e prodotti abortivi nei propri
programmi sanitari. Una scelta nettamente osteggiata dall’episcopato americano, come
lo stesso mons. Aymond racconta al microfono di Christopher Altieri, della
redazione inglese della nostra emittente:
R. – This is
extremely disappointing that the government… Suscita grande contrarietà il fatto
che il governo abbia assunto questa posizione. Come sappiamo tutti, questa decisione
non ha precedenti; è importante, quindi, che noi in quanto popolo di Dio e come leader
religiosi, insieme con la nostra gente, prendiamo una posizione determinata. Dobbiamo
esprimere la nostra contrarietà, e anche il nostro disorientamento, perché noi credevamo
che gli Stati Uniti fossero un Paese fondato sull’autonomia, la giustizia e la libertà:
sembra invece che non sia così…
D. – Concretamente, quali sono le opzioni,
giunti a questo punto?
R. – I always believe that we must go through dialogue,
prayer, discernment… Sono sempre convinto che si debba agire attraverso il dialogo,
la preghiera e il discernimento. Non dobbiamo assumere posizioni estreme né compiere
azioni estreme, in questa fase. Penso quindi al dialogo, alla riconciliazione, al
compromesso… insomma, sono speranzoso. Peraltro, non so se “speranzoso” sia la parola
giusta, perché a tutt’oggi l’Amministrazione non ha manifestato alcuna volontà di
venirci incontro per un qualsiasi negoziato. Credo sia chiaro che noi, come cristiani
e come cattolici, non dovremmo accettare che qualcuno ci imponga di violare la nostra
coscienza: è un fatto tra noi e Dio e noi non possiamo e non dobbiamo fare quel che
crediamo sia sbagliato. Vede, ciò che in tutta questa situazione mi provoca confusione
è che noi non andiamo affermando che tutti negli Stati Uniti devono credere in quello
che crediamo noi, né chiediamo che tutti, negli Stati Uniti, si comportino come noi
ci comportiamo. Noi diciamo semplicemente: crediamo in alcuni determinati valori legati
alla vita, e dunque, in quanto individui, non possiamo violare la nostra coscienza.
E che il governo replichi qualcosa del tipo “la tua religione te la vivi in casa tua,
nella tua chiesa, ma quando esci nel mondo saremo noi ad indicarti come vivere i tuoi
principi”, io credo che questa sia una faccenda molto, molto seria. (gf)