2012-02-01 09:14:43

Usa. L’arcivescovo di San Francisco: dignità e diritti degli immigrati


Il rispetto della dignità delle persone non conosce frontiere, non tiene conto del colore della pelle, non si ferma di fronte all’esistenza o meno di validi documenti di riconoscimento. E, soprattutto, non si sospende all’interno delle carceri. È quanto, in sostanza, ha ribadito l’arcivescovo di San Francisco, George Hugh Niederauer. Il presule è intervenuto sabato scorso, presso la cattedrale di St. Mary, a un incontro interreligioso al quale hanno partecipato centinaia di immigrati, la maggior parte dei quali d’origine ispanica. E ha fermamente contestato il programma federale di contrasto all’immigrazione clandestina. In particolare laddove queste misure — che contemplano l’espulsione dal territorio statunitense — vengono rigidamente applicate all’interno della popolazione carceraria. Provocando sofferenza e divisioni profonde tra le famiglie immigrate presenti in gran numero nel territorio dell’arcidiocesi californiana. «Non possiamo permettere il dolore delle famiglie e che nelle nostre comunità continui la separazione e la paura», ha detto l’arcivescovo, sottolineando anche che «occorre rispettare la dignità di tutti i nostri fratelli e sorelle, privi di documenti o meno». Il programma federale di contrasto all’immigrazione irregolare — la California è lo Stato con il maggior numero di lavoratori immigrati al mondo — prevede anche controlli all’interno delle prigioni. Le impronte digitali dei detenuti vengono confrontate con quelle raccolte negli archivi informatici dall’agenzia Immigration and Customs Enforcement (Ice). E per coloro che risultano essere entrati illegalmente nel Paese scatta l’espulsione. L’applicazione di questo programma, secondo i responsabili dell’Ice, ha finora portato al rimpatrio coatto di ben 110.000 immigrati. Tuttavia, coloro che difendono i diritti degli immigrati sostengono che la normativa viene facilmente applicata anche nei confronti di persone condannate per reati o illeciti di lievissima entità. In molti casi, addirittura, le forze di polizia eseguono fermi tra la popolazione immigrata sulla base di generici sospetti senza che sussistano particolari motivazioni di ordine pubblico. «Questo programma permette che nostri fratelli e sorelle siano inviate a un centro di detenzione anche per una piccola violazione del codice della strada», ha detto, durante l’incontro di sabato, Moises Agudo, dell’arcidiocesi di San Francisco. Il mese scorso 33 presuli cattolici degli Stati Uniti hanno chiesto «una riforma sull’immigrazione giusta, umana ed efficace» assicurando agli immigrati senza documenti che essi «non sono soli o dimenticati». (T.C.)







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