Chiusa la mostra sulle radici cristiane dell'unità d'Italia. Intervista con mons.
Dal Covolo
Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha visitato questa mattina
la mostra libraria dedicata alle Radici Cristiane dell’Italia Unita, allestita alla
Pontificia Università Lateranense. Il capo dello Stato ha affermato che, già prima
del 1861, i cattolici avevano contribuito a consolidare il senso di unità nazionale.
Alla visita erano presenti, tra gli altri, anche il cardinale vicario, Agostino Vallini,
e il rettore della Lateranense, mons. Enrico Dal Covolo. La mostra è stata chiusa
ufficialmente oggi, alla presenza del ministro per i Beni e le attività culturali,
Lorenzo Ornaghi, che ha sottolineato il contributo dei cattolici non solo all’unificazione
nazionale ma anche alla costruzione e al consolidamento dell’Europa. Al microfono
di Davide Maggiore, mons. Enrico Dal Covolo, si è soffermato sulla visita
del capo dello Stato e sul significato della mostra:
R. – Vogliamo
far comprendere che alle radici dell’unità nazionale c’è il contributo decisivo dei
cristiani impegnati nella società. Soprattutto, noi alludiamo in modo particolare
al contributo dei cosiddetti “santi sociali” dell’Ottocento che hanno dato un apporto
decisivo ad una formazione spirituale dell’Italia unita.
D. – Santi sociali
tra i quali c’è San Giovanni Bosco…
R. – Proprio quest’oggi è venuto in visita
da noi, in forma strettamente privata, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Abbiamo ripercorso con lui, visitando la mostra, le varie tappe del messaggio che
il Papa ha indirizzato al presidente Napolitano per la circostanza. In modo particolare,
il presidente si è fermato con molto interesse ad osservare la copia autografa del
primo contratto di apprendistato firmato contemporaneamente dal datore di lavoro,
dall’apprendista e da San Giovanni Bosco come garante. Il presidente mi disse: “Certo,
noi dobbiamo tener presente anche nel momento attuale nel quale ci stiamo occupando
delle leggi sull’apprendistato, questi passi fatti da San Giovanni Bosco”.
D.
– In che modo il riferimento spirituale ai valori cristiani, quindi, può costituire
una guida anche oggi in un momento che certo non è facile per l’Italia?
R.
– Il messaggio cristiano ha qualche cosa di importante da dire in ogni momento. In
modo particolare adesso, di fronte all’emergenza educativa si tratta – attraverso
quella che don Bosco chiamava la ‘pedagogia del cuore’ – di insistere particolarmente
proprio sull’amorevolezza, sulla capacità di fare breccia nel cuore dell’educando
per trasmettere valori.
D. – In questo contesto, che ruolo potrebbero svolgere
le istituzioni educative e universitarie?
R. – Io credo che anzitutto le istituzioni
educative o – come qualcuno dice – le varie “agenzie” educative, dovrebbero fare una
sorta di “patto” educativo: cioè mettersi d’accordo tra loro a seconda del progetto
che si vuole raggiungere. (gf)