2012-02-01 15:25:52

Chiusa la mostra sulle radici cristiane dell'unità d'Italia. Intervista con mons. Dal Covolo


Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha visitato questa mattina la mostra libraria dedicata alle Radici Cristiane dell’Italia Unita, allestita alla Pontificia Università Lateranense. Il capo dello Stato ha affermato che, già prima del 1861, i cattolici avevano contribuito a consolidare il senso di unità nazionale. Alla visita erano presenti, tra gli altri, anche il cardinale vicario, Agostino Vallini, e il rettore della Lateranense, mons. Enrico Dal Covolo. La mostra è stata chiusa ufficialmente oggi, alla presenza del ministro per i Beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, che ha sottolineato il contributo dei cattolici non solo all’unificazione nazionale ma anche alla costruzione e al consolidamento dell’Europa. Al microfono di Davide Maggiore, mons. Enrico Dal Covolo, si è soffermato sulla visita del capo dello Stato e sul significato della mostra:RealAudioMP3

R. – Vogliamo far comprendere che alle radici dell’unità nazionale c’è il contributo decisivo dei cristiani impegnati nella società. Soprattutto, noi alludiamo in modo particolare al contributo dei cosiddetti “santi sociali” dell’Ottocento che hanno dato un apporto decisivo ad una formazione spirituale dell’Italia unita.

D. – Santi sociali tra i quali c’è San Giovanni Bosco…

R. – Proprio quest’oggi è venuto in visita da noi, in forma strettamente privata, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Abbiamo ripercorso con lui, visitando la mostra, le varie tappe del messaggio che il Papa ha indirizzato al presidente Napolitano per la circostanza. In modo particolare, il presidente si è fermato con molto interesse ad osservare la copia autografa del primo contratto di apprendistato firmato contemporaneamente dal datore di lavoro, dall’apprendista e da San Giovanni Bosco come garante. Il presidente mi disse: “Certo, noi dobbiamo tener presente anche nel momento attuale nel quale ci stiamo occupando delle leggi sull’apprendistato, questi passi fatti da San Giovanni Bosco”.

D. – In che modo il riferimento spirituale ai valori cristiani, quindi, può costituire una guida anche oggi in un momento che certo non è facile per l’Italia?

R. – Il messaggio cristiano ha qualche cosa di importante da dire in ogni momento. In modo particolare adesso, di fronte all’emergenza educativa si tratta – attraverso quella che don Bosco chiamava la ‘pedagogia del cuore’ – di insistere particolarmente proprio sull’amorevolezza, sulla capacità di fare breccia nel cuore dell’educando per trasmettere valori.

D. – In questo contesto, che ruolo potrebbero svolgere le istituzioni educative e universitarie?

R. – Io credo che anzitutto le istituzioni educative o – come qualcuno dice – le varie “agenzie” educative, dovrebbero fare una sorta di “patto” educativo: cioè mettersi d’accordo tra loro a seconda del progetto che si vuole raggiungere. (gf)







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