Pubblicato il programma del viaggio del Papa in Messico e Cuba: intervista con l'ambasciatore
messicano presso la Santa Sede
La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato il programma del viaggio apostolico
che il Papa compirà in Messico e a Cuba, dal 23 al 28 marzo prossimo. Si tratta del
23.mo viaggio internazionale di Benedetto XVI che torna in America Latina dopo la
visita in Brasile del 2007. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Sei giorni
ricchi di momenti ecclesiali ed eventi di alto significato sociale. Si presenta così
il viaggio di Benedetto XVI in Messico e Cuba, fra meno di due mesi. Il Papa - informa
la Sala Stampa vaticana - arriverà in Messico il pomeriggio di venerdì 23 marzo, all’aeroporto
di León nello Stato di Guanajuato, dove si svolgerà la cerimonia di benvenuto. Quindi,
sabato 24, dopo la visita di cortesia al presidente, il Papa saluterà e benedirà i
bambini messicani raccolti nella “Plaza de la Paz” della città di Guanajuato. La mattina
dopo, domenica 25 marzo, il Pontefice celebrerà una grande Messa nel Parco Bicentenario
di León. Infine, nel pomeriggio, nella Cattedrale della Madre Santissima della Luce,
celebrerà i Vespri assieme ai vescovi messicani e dell’America Latina.
La
mattina dopo, il Papa si trasferirà a Cuba dove nel primo pomeriggio si terrà la cerimonia
di benvenuto nell’aeroporto internazionale di Santiago de Cuba. Quindi, celebrerà
una Messa nella Piazza “Antonio Maceo”, in occasione del 400.mo anniversario del ritrovamento
della Virgen de la Caridad del Cobre. La mattina del 27 marzo, dopo la visita al Santuario
della Virgen de la Caridad del Cobre, il Papa si trasferirà in aereo all’Avana, dove
nel pomeriggio si recherà al Palazzo della Rivoluzione per la visita di cortesia al
presidente. Il 28 marzo, infine, il Papa presiederà la Messa nella Piazza della Rivoluzione
“José Marti” dell’Avana, quindi nel pomeriggio si trasferirà all’aeroporto dell’Avana
per fare ritorno a Roma. L’arrivo è previsto all’aeroporto di Ciampino intorno alle
ore 10 di giovedì 29 marzo.
Nonostante manchino due mesi all’arrivo di
Benedetto XVI, la comunità ecclesiale del Messico, ma non solo, non nasconde la propria
gioia per il prossimo appuntamento. A farsi interprete di questo crescente entusiasmo
è l’ambasciatore messicano presso la Santa Sede, Héctor Ling Altamirano, intervistato
da Luis Badilla:
R. – La información que tengo hasta este momento
... Per le informazioni che ho ricevuto fino a questo momento posso dire
che l’annuncio ufficiale della visita fatto dal Santo Padre lo scorso 12 dicembre,
dopo le prime indiscrezioni, ha suscitato sentimenti di entusiasmo. Dopo la conferma
del viaggio e del luogo, lo Stato di Guanajuato, questo entusiasmo è cresciuto per
così dire a cerchi concentrici e dunque l’attesa è diventata nazionale e coinvolge
ormai tutto il Paese. Ho notizie di persone e gruppi disposti a viaggiare oltre 2mila
chilometri, da Tijuana o Merida per esempio, per arrivare a vedere e ascoltare il
Papa a Guanajuato. Gli stessi abitanti di Guanajuato sono entusiasti ed euforici.
La gente aspetta di sapere dagli organizzatori del pellegrinaggio come, quando e dove
sarà possibile ascoltare e vedere il Santo Padre.
D. – Come spiega Lei
questo clima di entusiasmo e attesa?
R. – Yo creo que es la verificación
oportuna del tipo de .... A mio avviso è una conferma della natura del cattolicesimo
messicano. Il nostro ovviamente è un cattolicesimo molto latino e fortemente ispanico,
con non pochi elementi tipicamente messicani. Basterebbe ricordare la Madonna di Guadalupe,
le nostre battaglie per la libertà nel nostro Paese – cui hanno partecipato sacerdoti
e uomini di Chiesa -, o per la libertà religiosa. E ancora: penso all’eredità, al
ricordo marcato a fuoco nel cuore dei messicani, lasciato dal Beato Giovanni Paolo
II che visitò il Paese cinque volte dimostrando un grande amore e predilezione per
la nostra Nazione. Ricordo quando davanti a 150mila persone nello Stadio Azteca disse:
“Io sono messicano”. Questo tipo di cristianesimo, fortementemente mariano, e profondamente
rispettoso del Papa, del Successore di Pietro, è una grande forza per il Messico,
che come tante altre nazioni, affronta problemi seri come la crisi economica e la
violenza.
D. – Ecco, fermiamoci un attimo su questo grave problema della
violenza che colpisce regioni importanti del Messico, per capire meglio cosa sta accadendo
e dunque come reagire adeguatamente: a suo giudizio che aiuto potrebbe dare il Papa?
Cosa vi aspettate da Benedetto XVI?
R. – Yo creo que Su Santidad lo
verbaliza en algunos de sus mensajes ... Secondo me che il Santo Padre
traduca o meno in parole questa speranza nei suoi messaggi, quello che conta per noi
è la sua vicinanza spirituale e fisica, la sua indiscussa autorità morale, riconosciuta
da tutti noi, in particolare da 87 milioni di cattolici, l’83% della popolazione secondo
gli ultimi dati disponibili. Il Papa è una speranza, è un “sursum corda”, un’esortazione
ad alzare “in alto i cuori", a non versare più lacrime, ma ad impegnarci piuttosto
insieme per superare le sfide come è già accaduto in altri momenti difficili nella
vita del nostro Paese.
D. – Il Senato messicano sta discutendo la modifica
dell’articolo 24 della Costituzione, (già approvata dalla Camera il 15 dicembre scorso),
sulla libertà religiosa che riguarda specificamente la professione della propria fede
religiosa in pubblico e in privato. Alcuni organi di stampa sostengono che la visita
del Papa potrebbe interferire in questo dibattito. Come stanno veramente le cose a
suo avviso?
R. – Es natural que en algunas personas que tienen come
método ... Mi sembra naturale che alcune persone che sospettano sistematicamente
di tutto vedano seconde intenzioni e nessi di causa-effetto nei dibattiti costituzionali
o nelle elezioni politiche traendone una serie di conclusioni il cui unico fondamento
è, appunto, il sospetto. Se vogliamo però essere veramente oggettivi e onesti, ci
rendiamo conto che nessuno è in grado di fissare l’agenda del Papa per farla coincidere
con altri eventi che nulla hanno a che fare con la sua missione pastorale. Da tempo
in Messico si discutono questioni attinenti alla libertà religiosa e sicuramente sarà
così anche in futuro, perché a mio avviso è giunto forse il momento di approfondire
la materia, vale a dire, tutti gli aspetti che toccano la libertà religiosa e come
essa s’inserisce nella cornice di uno Stato, ufficialmente e autenticamente laico.
D.
– La storia messicana dimostra che il Messico sa affrontare le sfide, i problemi e
cambiamenti. Sarà così anche oggi di fronte alle attuali pressanti questioni?
R.
– Sí, sí ...sí, claro! Es un reto formidable. Y creo yo que ... Sì, certo!
Si tratta di sfide straordinarie. Penso che il Messico, come altre nazioni importanti
dell’America Latina, ha saputo destreggiarsi bene nelle situazioni di crisi anche
se con il sudore e le lacrime del popolo. Il mio Paese, grazie anche allo stimabile
contributo di economisti autorevoli, è riuscito a contenere o limitare i danni di
questa crisi per certi versi devastante. Il Messico, il Cile, e anche diversi altri
Paesi, hanno continuato a crescere nonostante la crisi: quest’anno dovremmo crescere
del 3,5%. E’ un successo. In questo contesto, c’è l’altra sfida prioritaria che è
la lotta contro la disoccupazione che da noi è importante, ma non raggiunge le percentuali
europee. C’è poi un terzo problema: la violenza del crimine organizzato attorno al
quale stiamo discutendo sul modo migliore per ottenere risultati effettivi e duraturi.
L’orizzonte è sempre uno: la legge, la sua applicazione e il suo rispetto.
D.
– A proposito della violenza in Messico, vale la pena ricordare che la sua collocazione
geografica lo ha trasformato in un “corridoio” attraversato da nord a sud da ondate
di violenza...Condivide queste affermazioni?
R. – No tan exactamente,
pero sì sono ingredientes. No es ... Non è esattamente così, anche se questa
è una delle componenti del problema. Non possono esserci rapporti facili con il nord
quando di mezzo c’è un muro di acciaio di 3mila chilometri di lunghezza per impedire
i flussi migratori dal Messico agli Stati Uniti. Da un lato, hanno bisogno della mano
d’opera messicana e, dall’altro, incoraggiano l’immigrazione clandestina. Va aggiunto
che per altro verso questo muro è molto poroso e dunque passano armi per il crimine
organizzato. C’è poi il consumo di droga oltre i nostri confini ....
D.
– Droga che viene in buona parte dal sud del Continente...
R. – Exactamente.
Y esto que le daba a México la ... Proprio così. E il Messico, che era un
Paese di “passaggio” del traffico di droga, deve ora fare i conti con le misure di
controllo adottate dagli Stati Uniti, negli aeroporti, nelle dogane, alle frontiere.
Il narcotraffico dunque trova difficoltà a passare oltre-confine e si ferma nel Paese
con la conseguenza che, purtroppo, in alcune aree importanti del Paese è nato e cresciuto
il consumo di droga. In questo contesto si è inserita presto la microcriminalità per
soddisfare le esigenze di approvvigionamento personale, il reclutamento della manovalanza
per lo spaccio in tutti gli ambiti sociali, non solo povera gente, magari ignorante
, ma anche persone istruite, con alti titoli di studio. Occorre inoltre tenere presente
che oltre al consumo in Messico è cresciuta anche la produzione di droga e questo
aggrava il problema. A volte la disoccupazione facilita l’azione della criminalità
organizzata. Infine, bisogna ricordare la vera e propria ondata migratoria dal Centro-America:
migliaia di honduregni, salvadoregni, ecc. che cercano di raggiungere il confine statunitense
per trovarsi poi di fronte allo stesso problema dei messicani: quello di non poter
varcare la frontiera. Sono tutti elementi complessi e delicati di una situazione non
facile da gestire.
D. – Tornando alla visita del Papa, ci sembra significativo
che il Messico, insieme al Brasile, alla Colombia, a Cuba e agli Stati Uniti, rientri
nell’elenco dei pochi Paesi americani visitati da due Papi diversi ...
R.
– Me parece un dato muy digno de notarse, sobre todo ... Mi sembra un dato
degno di rilievo, soprattutto perché il rapporto formale, ufficiale, tra il Messico
e la Santa Sede è giovane, recente. Le nostre relazioni sono state stabilite 20 anni
fa, nel 1992, e perciò alla fine dell’anno celebremo questa importante ricorrenza.
Abbiamo ricevuto la visita di Giovanni Paolo II ben cinque volte e nelle prime due
tra noi non c’era alcun rapporto diplomatico formale. Si aggiunga la canonizzazione
di Juan Diego e ora la visita di Benedetto XVI. A mio avviso la visita del Santo Padre
può offrire molta materia per una seria e profonda riflessione religiosa, sociologica
e culturale su ciò che rappresenta oggi il cattolicesimo in Messico. Le nostre relazioni
sono state molto buone e ciò si misura con l’intensa collaborazione reciproca sui
temi di interesse bilaterale e internazionale. L’elenco dei campi di collaborazione,
delle convergenze e dei punti di consenso è lungo. Fra ottobre e novembre avremo molte
cose da celebrare.