L'Unicef e le crisi dimenticate: piano per assistere 100 milioni di persone nel mondo
Assistere quasi cento milioni di persone, soprattutto donne e bambini. Strapparli
dalla morsa delle carestie e dei conflitti armati, salvarli dagli orrori degli abusi
sessuali e delle nuove schiavitù. E’ questo l’obiettivo che l’Unicef ha deciso di
raggiungere nel 2012, lavorando su oltre 25 emergenze nel mondo: dalla Somalia alla
Repubblica Democratica del Congo, da Haiti al Ciad. Crisi sulle quali governi e mezzi
di comunicazione hanno da tempo spento i riflettori, ma che occorre al più presto
risolvere, come spiega Paola Bianchi, presidente di Unicef Italia, al microfono
di Federico Piana:
R. – Oggi,
contiamo tantissime emergenze silenziose cosiddette “dimenticate”, che riguardano
25 Stati tra cui anche Haiti, che rientra ormai in queste emergenze di secondo piano,
e che riguardano circa cento milioni di persone. Allora, per affrontare le questioni
rimaste vive dalle emergenze, per il 2012 l’Unicef internazionale, ha lanciato un
appello per un miliardo e 280 milioni di dollari.
D. – Quali sono le
crisi sulle quali state puntando maggiormente la vostra attenzione?
R.
– Intanto, parliamo di Africa: nel Corno d’Africa, dove l’emergenza legata alla carestia
ha mietuto oltre 750 mila vittime, soprattutto bambini, e soprattutto l’area della
Somalia dove esistono anche dei conflitti armati, le cui vittime non sono legate esclusivamente
alla malnutrizione. Per esempio, nella Repubblica Democratica del Congo, dove da tempo
si vive una condizione di conflittualità molto forte, si registra un fenomeno inquietante:
quello dei "bambini di strada". I bambini di strada sono quei bambini che per diverse
ragioni, si separano dalla famiglia, e che quindi si trovano alla mercé di chiunque.
Spesso sono bambini invisibili, cioè, se spariscono se ne fa tratta, non lasciano
traccia, non lo sa nessuno. E questo dà adito al traffico dei bambini, allo sfruttamento
del loro lavoro, all’utilizzo dei loro organi. Insomma, sono questioni veramente raccapriccianti,
ma è quello che accade e che può accadere. Noi dobbiamo prevenire questo rischio.
I bambini di strada sono per esempio una realtà che esiste anche in Bangladesh, dove
sono stata e ho toccato con mano questa esperienza.
D. – Alla base di
tutte queste tragiche realtà c’è la povertà, l’indigenza...
R. – I problemi
sono legati a catena l’uno all’altro. Si parte da una condizione di indigenza, di
povertà, per poi arrivare, a catena, a tutto il resto.
D. - Quali sono
i modi per aiutare l’Unicef ad intervenire su questi fronti?
R. – Il
sito internet dell’Unicef www.unicef.it, attraverso il conto corrente postale 70045000
e poi contattando i nostri punti di incontro che si trovano in tutte le province
d’Italia. (bi)