2012-01-30 13:17:38

La questione siriana approda all'Onu, ma le violenze continuano: decine di vittime


“L'opposizione siriana non collabora con gli osservatori della Lega Araba presenti nel Paese”: ad affermarlo è il capo della missione araba in Siria, il generale sudanese Mustafa al-Dabi. Intanto proseguono le violenze, con scontri e decine di vittime a Daraa, Homs, Hama e nei pressi di Damasco, mentre c’è attesa per la riunione di domani al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Sarà presente pure il segretario generale dell’organismo panarabo, che chiederà ufficialmente l’intervento delle Nazioni Unite. Cosa possiamo attenderci da questo incontro? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Marcella Emiliani, esperta di questioni mediorientali:RealAudioMP3

R. – Si aspetta la reazione soprattutto della Russia, che finora si è opposta a qualsiasi intervento del Consiglio di Sicurezza e delle Nazioni Unite, e l’atteggiamento della Cina, perché fino a questo momento la Cina si è quasi disinteressata all’emergenza della guerra civile siriana. Chiaramente il regime di Bashar al-Assad ha approfittato di questa maretta internazionale per aumentare la sua repressione.

D. – Al Palazzo di Vetro è atteso anche il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che – secondo indiscrezioni – chiederà al Consiglio di sostenere la proposta araba, ovvero che il presidente Bashar al-Assad lasci il potere ad un governo di unità nazionale. Qual è il ruolo che vogliono giocare gli Stati Uniti?

R. – Gli Stati Uniti sono rimasti abbastanza defilati in tutta questa crisi, diciamoci la verità… Non dimentichiamo, però, che la proposta della Lega Araba, quella cioè di una transizione pacifica in Siria, che garantisca una sorta di immunità a Bashar al-Assad, ai suoi parenti e a coloro che sono maggiormente compromessi con il suo regime, viene dall’emiro del Qatar: sappiamo che, oggi come oggi, la base nel Golfo Persico degli Stati Uniti è proprio il Qatar. Quindi non credo che l’emiro Al Thani si sia mosso senza aver prima consultato gli Stati Uniti. Detto in altre parole: gli Stati Uniti non vogliono comparire in prima persona in questa transizione: cosa, questa, che li metterebbe in rotta di collisione con la Russia, li metterebbe a disagio con la Cina; e quindi si nascondono dietro questo, che chiameremo tra virgolette, paravento del Qatar e della Lega Araba.

D. – L’Iran ha chiesto che in Siria si indicano elezioni libere e si apra a un sistema partitico pluralista. Come valutare quest’appello da parte di un Paese che ha non pochi problemi con la Comunità internazionale?

R. – La fonte da cui giunge questo appello non è certamente quella di un regime democratico: veniamo dai plateali brogli delle elezioni del 2009 per il secondo mandato di Ahmadinejad. Però va notata una cosa: fino a questo momento l’Iran aveva sostenuto a spada tratta il regime. Il fatto che faccia una proposta del genere rappresenta comunque un'apertura e rappresenta comunque bene i termini del timore che ha l’Iran e cioè che crolli all’improvviso il regime di Bashar al-Assad, lasciando così Teheran completamente isolata in Medio Oriente.

D. – La Comunità internazionale in questi dieci mesi di violenze è rimasta spaccata sulla Siria e la Cina e la Russia si sono sempre dimostrate contrarie a delle sanzioni; gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo defilato: gli interessi evidentemente sono molto alti…

R. – Gli interessi sono alti, perché la Siria – come sappiamo – ha in mano le chiavi della stabilità del Libano e naturalmente veder dilagare l’instabilità anche in Libano significa rendere critico il confine settentrionale di Israele da una parte e, dall’altra, c’è questa alleanza strategica che dura dal 1979 tra Siria e Iran, per cui toccare la Siria significa, naturalmente, andare a stuzzicare la bellicosità del regime iraniano che – non scordiamoci – soltanto una settimana fa ha fatto le sue brave manovre, con lanci di missili e quant’altro. Siamo veramente sull’orlo di un baratro: questo regime, isolato a livello internazionale, non credo che riesca a sopravvivere più di tanto. Il problema, però, è che nel frattempo questa guerra civile diventa sempre più crudele e il numero dei morti aumenta a dismisura: secondo le Nazioni Unite sono circa 3.500, ma io credo che siano perlomeno tre volte di più… (mg)







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