Myanmar: allarme discriminazione per i bambini di etnia Rohingya
Circa quarantamila bambini in Myanmar hanno un accesso limitato all’alimentazione
e ai servizi sanitari, a causa della loro appartenenza all’etnia Rohingya. Di questa
minoranza - concentrata in una regione isolata al confine con il Bangladesh e di religione
musulmana - fanno parte tre milioni di persone, che non possono essere registrate
all’anagrafe a causa delle politiche discriminatorie del governo, che mettono a rischio
principalmente i minori. Riferisce l’Agenzia Fides che per i responsabili del "Proyecto
Arakam", una ong locale che si occupa della tutela delle minoranze in Myanmar, la
questione è direttamente collegata alle mancate concessioni delle autorizzazioni al
matrimonio e alla “politica dei figli” imposta dal governo birmano. Da una parte,
i bambini non registrati sono una prova dell’esistenza di matrimoni non autorizzati
dallo Stato, “crimine” che può costare fino a 10 anni di carcere. Dall’altra, i terzi
o quarti figli, che eccedono il limite consentito dal governo, non possono essere
registrati e per tutta la vita faranno parte di una "lista nera" che impedisce loro
di trovare un lavoro, studiare o sposarsi. Secondo la legge sulla cittadinanza del
1982, i bambini Rohingya, registrati e no, sono catalogati come "apolidi". La maggior
parte di loro non può frequentare la scuola ed è sfruttata per i lavori forzati, mentre
il tasso di analfabetismo che la colpisce è di circa l’80% (M.R.)