La credibilità dell'informazione al centro del convegno Ucsi a Caserta
“La banalizzazione” da parte dei media “nell'affrontare i problemi, anche i più tragici,
è diseducativa e irrispettosa”. Così il cardinale Bagnasco, presidente della Cei,
in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
Oggi, intanto, a Caserta il Congresso dell’Ucsi, l'Unione Cattolica Stampa Italiana,
sul tema: “La credibilità dell’informazione in Italia: verso un giornalismo di servizio
pubblico”. Ma oggi il bene comune è davvero prioritario per chi opera nei media? Paolo
Ondarza lo ha chiesto ad Andrea Melodia, presidente dell'Ucsi:
R. – La crisi
generale del Paese è anche legata ad un modo di raccontarci che non sempre rispecchia
la verità, che non genera coesione sociale, insomma: che genera più divisione che
unità. Il problema, comunque, si risolve soltanto con un supplemento di responsabilità,
di professionalità e di competenza da parte di tutti.
D. – Viviamo un
momento di crisi anche politica: una politica che negli ultimi anni è stata caratterizzata
da uno scontro violento, amplificato spesso dalla stampa …
R. – Assolutamente
sì. Io credo che la responsabilità principale, da questo punto di vista, forse più
ancora che della stampa venga dalla televisione. La televisione ha aiutato in negativo
la politica a farsi raccontare come spettacolo: non si guarda più alla politica per
le sue capacità di decisioni ma per il modo con cui essa stessa si racconta.
D.
– Illuminante, in proposito, la riflessione di Benedetto XVI per la Giornata delle
comunicazioni sociali: “Occorre ritrovare il tempo del silenzio – ha detto il Papa
– per dare valore alle parole” …
R. – E’ vero. E’ vero che il silenzio
diventa oggi sempre più una necessità interna alla pratica della comunicazione. Silenzio
significa riflessione, comprensione, capacità di discernere. Se non riusciamo a realizzare
questo, comunichiamo veramente male: comunichiamo cose inutili, cose che sono da buttar
via. (gf)