2012-01-28 14:56:39

In Senegal l'opposizione in piazza contro la ricandidatura del presidente Wade


Rischio di forti tensioni in Senegal a circa un mese dalle elezioni presidenziali. Il Consiglio Costituzionale ha dato la sua approvazione alla candidatura per un terzo mandato al capo dello Stato uscente, l’ultraottantenne Abdulaye Wade. Il popolare cantante pop, Youssu N’Dour, parla di colpo di mano e denuncia il blocco della sua candidatura per irregolarità formali. Sono e resto un candidato – ha detto +Youssou N'Dour – aggiungendo che c’è ancora tempo, sia pure in extremis, per l’appello alla decisione del Consiglio, che ha giustificato l’esclusione dalla lista dei candidati in base a presunte irregolarità formali. Quasi 13 mila le firme presentate dall’artista, ma solo 9 mila quelle riconosciute valide, invece delle 10 mila necessarie. Altri 13 i candidati che aspirano alla più alta carica dello Stato in una situazione che potrebbe precipitare da un momento all’altro. Ma come si è giunti a questa crisi in uno dei Paesi più tranquilli dell’Africa? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Stefania Ragusa, giornalista e scrittrice, particolarmente attenta alle vicende senegalesi:RealAudioMP3

R. – In realtà, non è una sorpresa, perché in Senegal da diversi mesi c’è fermento e c’è agitazione proprio intorno alla ricandidatura di Wade. C’è un grande malcontento per come il presidente ha gestito il potere in questi ultimi anni e per le ricadute negative che ci sono state sulla condizione economica della gente. Il Paese, soprattutto in questo momento, è attraversato da una crisi profonda: ci sono pochi soldi e le persone fanno davvero fatica a vivere con quello che si guadagna.

D. – Si parla genericamente di opposizione in piazza, ma, in particolare, chi sta protestando contro la terza ricandidatura di Abdoulaye Wade?

R. – Sì, c’è un movimento, il Movimento 23 giugno, che raccoglie molti giovani e anche molti intellettuali. Si chiama così, perché lo scorso 23 giugno c’è stata una manifestazione pacifica, perfettamente riuscita, in dissenso alla politica di Wade. Si è protestato per chiedere che il presidente venisse destituito o, comunque, che si impegnasse a non ricandidarsi. Da quel giorno poi ci sono state altre dimostrazioni, altri momenti di critica politica molto forti, che però i media occidentali non hanno rilanciato. Si è pensato anche, ad un certo punto, che il Senegal, sotto la spinta dell’opposizione, si potesse inserire nel clima delle primavere arabe. Questo, finora, non è accaduto, ma non è detto che non accada nei prossimi giorni.

D. – Nei giovani c’è stata la forte delusione per l’esclusione dalla corsa alla presidenza di un personaggio così popolare a livello internazionale come Youssou N'Dour...

R. – No, io credo che l’esclusione di Youssou N'Dour colpisca più noi occidentali che non i senegalesi. Anzi in Senegal questa candidatura non è stata vista molto bene. Quello che colpisce è la modalità con cui è avvenuta l’esclusione e soprattutto la preoccupazione per come la Corte Costituzionale sta gestendo questa faccenda così delicata. Ora, quello che appare sicuro è che dietro alla terza candidatura di Wade c’è qualcosa che non funziona, anche a livello legale. Di fronte all’assenza di prospettiva di lavoro, di crescita, di sviluppo, è possibile che ci sia una reazione forte da parte soprattutto dei giovani, che sono le vittime principali del sistema di un Paese che negli ultimi anni, da quando Wade è diventato presidente, davvero non è cresciuto e non ha visto migliorare la propria condizione generale. (ap)







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