Oggi in Italia mobilitazione contro la violenza sulle donne. Conclusa la visita dell'esperto
dell'Onu
Nel 2011 in Italia sono state 127 le donne uccise da fidanzati, mariti, familiari:
una ogni tre giorni. La violenza domestica è in Italia la prima causa di morte per
le donne tra i 16 e i 44 anni. Tra le vittime, c’è anche Stefania Noce, la studentessa
di Lettere uccisa a Catania dall’ex fidanzato il 27 dicembre. In suo ricordo e per
tutte le vittime di questo crimine gli amici e le amiche di Stefania e 'Se Non Ora
Quando', il movimento di donne in cui la giovane era molto attiva, hanno chiamato
stasera alla mobilitazione contro la violenza sulle donne in moltissime città italiane.
E sempre oggi si è conclusa la missione conoscitiva in Italia dell’esperto delle Nazioni
Unite. Servizio di Francesca Sabatinelli
La
violenza sulle donne in Italia resta un problema. Lo denunciano le italiane scese
in piazza oggi in varie città della penisola, lo ha denunciato Rashida Manjoo, avvocato
sudafricano e relatrice speciale Onu per la violenza contro le donne che stamattina,
al termine della sua missione che l’ha condotta in diverse città italiane, ha incontrato
la stampa:
La violenza domestica risulta ancora essere la forma di violenza
più pervasiva che continua a colpire le donne in tutta in Italia. Un dato che si riflette
nel numero crescente delle vittime di femminicidio. Inoltre, gran parte degli atti
di violenza non vengono denunciati, perché avvengono in un contesto ancora caratterizzato
da una società patriarcale, ma anche perché la violenza domestica non sempre viene
percepita come reato. E non solo. Un quadro giuridico frammentario, l’inadeguatezza
delle indagini, delle sanzioni e del risarcimento alle vittime sono fattori che contribuiscono
al muro di silenzio e di invisibilità che circonda questo tema.
La Manjoo
ha parlato anche delle forme di violenza che colpiscono le donne Rom, Sinti e di altre
minoranze. Gruppi che, ha detto, “affrontano forme multiple di violenza e discriminazione
sia nella sfera privata che in quella pubblica”. Grave la situazione nelle carceri,
dove per le donne è evidente la difficoltà di accesso allo studio e al lavoro, dovuta
alla mancanza di risorse, alle politiche discriminatorie da parte del personale delle
strutture carcerarie e alla “disparità di trattamento da parte di alcuni giudici di
sorveglianza nel riesame delle sentenze per la scarcerazione anticipata delle detenute
che soddisfano i requisiti per le misure alternative al carcere”. La relatrice Onu
ha poi elencato i passi avanti fatti dall’Italia nella difesa delle donne: la legge
sullo stalking, i piani d'azione nazionali sulla violenza contro le donne e il Piano
nazionale per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro. Tuttavia, ha tratto
amare conclusioni: "Le sfide sono ancora tante, e tra queste la piena ed effettiva
partecipazione delle donne al lavoro e alla sfera politica". "Il quadro politico e
giuridico frammentario e la limitatezza delle risorse finanziarie per contrastare
la violenza sulle donne, infatti - ha aggiunto - ostacolano un'efficace ottemperanza
dell'Italia ai suoi obblighi internazionali".
L'attuale situazione politica
ed economica dell'Italia non può essere utilizzata come giustificazione per la diminuzione
di attenzione e risorse dedicate alla lotta contro tutte le manifestazioni della violenza
su donne e bambine in questo Paese.
E’ quindi necessario, ha concluso
la Manjoo, che tutte le parti coinvolte si assumano la responsabilità di promuovere
i diritti umani per tutti e far sì che la violenza contro le donne rimanga tra le
priorità dell'agenda nazionale.