2012-01-26 14:23:22

Italia. Senato approva riferimento alle radici giudaico-cristiane in politica europea


Nella mozione di maggioranza sulla politica europea dell’Italia, approvata dal Senato, è stato introdotto un emendamento della Lega Nord che introduce il riferimento alle radici giudaico-cristiane nella premessa del documento, oltre alle comuni radici culturali già indicate nel testo. Hanno votato a favore, oltre al Carroccio, anche Pdl e Terzo Polo. Contrari Pd e IdV. Per un commento Debora Donnini ha intervistato Luca Diotallevi, professore di Sociologia all’Università di Roma Tre:RealAudioMP3

R. – Naturalmente, è un evento di carattere prevalentemente simbolico. Ma è un intervento a correzione del testo di straordinaria importanza, perché precisa e dà conto di una verità storica che, altrimenti, la precedente formulazione avrebbe occultato: le radici dell’esperimento europeo sono giudaico-cristiane.

D. – Secondo lei, è importante sottolineare proprio in questo momento un’identità dell’Europa, facendo riferimento alle radici giudaico-cristiane, perché l’identità non sia solo – per così dire – economica?

R. – Le radici giudaico-cristiane innanzitutto appartengono alla verità della storia. Ricordarle significa costruire un antidoto al tentativo, esercitato dalla politica sotto il nome di Stato, di costituire un’identità e un potere assoluti sulla società europea continentale.

D. – In questo senso, dando la possibilità ai popoli di ritrovare, appunto, un fondamento comune, che non sia solo economico…

R. – Il rischio che noi corriamo non è di un’identità economica, ma di un’identità laicistica fondata sul potere dello Stato. Ecco perché il richiamo delle radici giudaico-cristiane è importante: relativizzando la politica introduce l’unico meccanismo di correzione dello strapotere economico, che è il meccanismo del mercato, come insegna la Centesimus annus. Per questo, nella Caritas in veritate Benedetto XVI dice che la governance deve essere poliarchica e per questo a Westminster ha sottolineato l’importanza della convergenza tra le istituzioni della cultura politica britannica e la Dottrina sociale della Chiesa.

D. – Cosa hanno portato l’ebraismo e il cristianesimo in Europa a livello di diritti?

R. – Come ha ricordato Benedetto XVI a Berlino, le tradizioni ebraico-crsistiane in alleanza con il diritto romano hanno portato il riconoscimento del valore assoluto della persona e la relativizzazione di ogni pretesa da parte dei poteri mondani. In termini più analitici, l’emancipazione di tutte le persone umane e la capacità, aggregandosi, di costruire organizzazioni e istituzioni che concorressero al bene comune non è stato soltanto un principio, ma è stata la grande storia sociale dell’Europa, di cui il cristianesimo è stato senz’altro l’anima principale: quindi ospedali, scuole, emancipazione della donna, sindacati, partiti politici, imprese, università... E proprio l’università è una delle tipiche invenzioni del Medio Evo cristiano.

D. – In parte i diritti dei lavori, un tema molto difficile oggi perché si lega a quello del costo del lavoro…

R. – Come ricordava Benedetto XVI, l’incontro tra la rivelazione cristiana e il diritto romano ha portato a riconoscere ovunque, in qualsiasi condizione – dentro la famiglia, in un posto di lavoro, nell’esercizio delle responsabilità civili – insopprimibili valori della persona umana: dunque, emancipazione della donna e i diritti dei lavoratori sono il prodotto di questo. Naturalmente, oggi il confronto si sposta a livello globale, perché abbiamo a che fare con realtà anche economicamente molto dinamiche – pensiamo alla Cina – che però questi valori non li riconoscono pienamente e quindi noi siamo contemporaneamente impegnati in un confronto economico, in un confronto politico, ma anche in un confronto – diciamo – di visione della persona umana e dei suoi diritti. (mg)







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