Incontro ecumenico in Pakistan: il proselitismo delle sette minaccia l’unità dei cristiani
Alcune Chiese cristiane non ufficiali in Pakistan stanno creando divisioni nella comunità
cristiana locale in un momento in cui è quanto mai necessario essere uniti. È l’allarme
lanciato dai partecipanti a un incontro ecumenico organizzato nei giorni scorsi a
Lahore nell’ambito della Settimana per l’Unità dei cristiani. A presiedere l’evento,
ospitato nella Chiesa di San Giuseppe della città, c’erano l’Ordinario cattolico locale
mons. Sebastian Shah e il vescovo anglicano Mano Rumalshah. Dagli interventi dei relatori
– riferisce l’agenzia Ucan - è emersa la comune preoccupazione delle Chiese protestanti
e cattolica pakistane per il proliferare di gruppi e sedicenti pastori cristiani che
fanno un proselitismo aggressivo in cui ogni mezzo è buono per conquistare nuovi adepti,
soprattutto tra le fasce sociali più povere e meno istruite. Alcuni, infatti, non
esitano a convertire le persone con denaro, terre e persino titoli di studio. Questo
tipo di proselitismo - è stato evidenziato – non solo crea tensioni e divisioni, ma
danneggia l’immagine della comunità cristiana pakistana già vittima di discriminazioni
e persecuzioni. In questo senso si è espresso, tra gli altri, padre James Channan,
coordinatore regionale della “United Chrtistain Initiative”. Di qui la viva esortazione
a mantenere le distanze da questi gruppi. Tra le proposte emerse dall’incontro quella
di costituire un comitato interecclesiale per affrontare insieme questa sfida e difendere
i diritti della comunità cristiana. Il proselitismo e la proliferazione di sette cristiane
è un problema comune a diversi Paesi asiatici e in alcuni casi ha contribuito ad alimentare
le tensioni interreligiose. È il caso, ad esempio, dell’India e dello Sri Lanka, dove
le cosiddette “conversioni forzate” ad opera di alcuni missionari hanno offerto il
pretesto per introdurre leggi anti-conversione. (L.Z.)