Fabrizio Gifuni alla Filarmonica Romana per celebrare la Giornata della Memoria
Il racconto di Fabrizio Gifuni, il canto di Monica Bacelli, il pianoforte di Luisa
Prayer. Tre grandi artisti, insieme, per far vivere una storia che parla di noi. In
occasione della Giornata della memoria, venerdì 27 gennaio, la Filarmonica Romana
presenta in prima esecuzione assoluta, in Sala Casella alle ore 21, lo spettacolo
"Gli indifferenti. Parole e musiche di un Ventennio". Gabriella Ceraso ne ha
parlato con uno degli autori, Fabrizio Gifuni
R.
– L’idea è stata quella di cercare di capire cosa accadesse, in Italia, dal punto
di vista dei nostri intellettuali, dei nostri scrittori ed in particolar modo dei
nostri musicisti, in un periodo di fatale disgregamento delle coscienze, ossia quello
che andava dal 1922 fino al termine della Seconda Guerra Mondiale. Ci siamo serviti
di testi, dichiarazioni, atti parlamentari, diari, articoli di giornali, accompagnando
poi il tutto con un repertorio musicale molto vasto. Alcune volte la musica può essere
un controcanto lieve rispetto alla gravità di quello che accadeva, mentre in alcuni
casi la può portare un contenuto indicativo, e quindi dialogare, con i testi. In altri
casi, ci sono delle associazioni anche fortemente emotive, per tentare di capire,
in occasione della Giornata della Memoria, che valore può avere, per noi, questo ricordo.
D.
– Dal punto di vista culturale ed intellettuale che quadro ne emerge?
R.
– La posizione dominante fu senz’altro una posizione acquiescente, salvo nobili ed
importanti eccezioni. C’è, ad esempio, il famoso episodio dello schiaffo a Toscanini
perché egli si rifiutò di eseguire l’Inno giovinezza. Poi, c’è la condizione devastata
di intellettuali e musicisti ebrei, radiati da qualsiasi incarico. Inoltre, c’era
quella zona d’ombra, dell’indifferenza, in cui molti si rifugiarono. La domanda che
quindi ci facciamo, oggi, è questa: è concesso all’arte un salvacondotto speciale
dell’indifferenza, in nome di un’autonomia dell’arte o dietro all’autonomia dell’arte,
molto spesso, ci si nasconde? (vv)